Enel Green PowerBrenmiller

Un accumulo termico basato sul calore: si tratta del TES di Santa Barbara, ad Arezzo

di pubblicata il , alle 09:11 nel canale Energie Rinnovabili Un accumulo termico basato sul calore: si tratta del TES di Santa Barbara, ad Arezzo

L'italiana Enel e l’israeliana Brenmiller hanno avviato una proficua collaborazione per realizzare un sistema di accumulo, su scala mondiale, in grado di sfruttare rocce frantumate per stoccare energia

 
28 Commenti
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TorettoMilano10 Novembre 2022, 14:29 #11
Originariamente inviato da: Tasslehoff
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Quello che i fanatici dell'una o dell'altra sponda ignorano (non perchè non ci arrivino, ma perchè preferiscono ignorarlo per ragioni ideologiche) è che la soluzione sta nel mezzo, un mix di produzione che garantisca le due esigenze (domestica e industriale); oggi come oggi (e probabilmente per almeno altri 100 anni e più l'unica opzione sostenibile (in termini di costi, risorse ed emissioni di co2) è il mix fissione + rinnovabili.


sul forum le critiche sul nucleare sono principalmente focalizzate sulle tempistiche di costruzione dal decidere dove costruirla a inizio funzionamento. aspettare 20 o più anni, in questo periodo storico, non mi sembra nemmeno a me una soluzione ideale. parlo da profano del settore
Tasslehoff10 Novembre 2022, 15:10 #12
Originariamente inviato da: TorettoMilano
sul forum le critiche sul nucleare sono principalmente focalizzate sulle tempistiche di costruzione dal decidere dove costruirla a inizio funzionamento. aspettare 20 o più anni, in questo periodo storico, non mi sembra nemmeno a me una soluzione ideale. parlo da profano del settore
Hai perfettamente ragione, però la cosa si basa su un presupposto errato, ovvero che ci vogliano 20 o più anni.

In molte parti del mondo (Cina, Russia, Corea) il tempo che intercorre tra l'inizio della costruzione e la prima criticità del reattore è di 5-6 anni, in Giappone sono riusciti a raggiungere lo stesso obiettivo in 4 anni.

Il punto è la volontà politica di farlo, che tra l'altro è anche il fattore decisivo per i costi iniziali del progetto (che infatti sono in gran parte dovuti agli interessi sul prestito, che sono variabili e tanto più alti più è alta l'incertezza sulla fattibilità del progetto, che è legata a fattori politici, non tecnici), ed è lo stesso fattore che viene sempre citato da chi sostiene le rinnovabili "senza se e senza ma" (spesso infischiandosene dei limiti intrinseci di quelle tecnologie).

Tornando alle tempistiche io mi chiedo quali siano le tempistiche che la gente immagina riguardo alle rinnovabili su scala, non dico planetaria o continentale, ma anche solo a un livello tale da garantire il fabbisogno di una sola regione.
E attenzione perchè non basta inondare di pannelli solari le campagne, va considerata l'infrastruttura di accumulo appunto, come se riempire le montagne di bacini artificiali fosse una cosa fattibile dall'oggi al domani.
Siamo sempre allo stesso problema, la gente guarda casa sua e i tempi che ha impiegato il tecnico a installare un pannello, una batteria e un inverter e magicamente pensa che la cosa sia scalabile all'infinito e a livello industriale, non sono la stessa partita, ma nemmeno lo stesso campionato o lo stesso gioco, siamo su galassie separate da milioni di anni luce.
fabius2110 Novembre 2022, 15:27 #13
Originariamente inviato da: Tasslehoff
Hai perfettamente ragione, però la cosa si basa su un presupposto errato, ovvero che ci vogliano 20 o più anni.

In molte parti del mondo (Cina, Russia, Corea) il tempo che intercorre tra l'inizio della costruzione e la prima criticità del reattore è di 5-6 anni, in Giappone sono riusciti a raggiungere lo stesso obiettivo in 4 anni.

Il punto è la volontà politica di farlo, che tra l'altro è anche il fattore decisivo per i costi iniziali del progetto (che infatti sono in gran parte dovuti agli interessi sul prestito, che sono variabili e tanto più alti più è alta l'incertezza sulla fattibilità del progetto, che è legata a fattori politici, non tecnici), ed è lo stesso fattore che viene sempre citato da chi sostiene le rinnovabili "senza se e senza ma" (spesso infischiandosene dei limiti intrinseci di quelle tecnologie).

Tornando alle tempistiche io mi chiedo quali siano le tempistiche che la gente immagina riguardo alle rinnovabili su scala, non dico planetaria o continentale, ma anche solo a un livello tale da garantire il fabbisogno di una sola regione.
E attenzione perchè non basta inondare di pannelli solari le campagne, va considerata l'infrastruttura di accumulo appunto, come se riempire le montagne di bacini artificiali fosse una cosa fattibile dall'oggi al domani.
Siamo sempre allo stesso problema, la gente guarda casa sua e i tempi che ha impiegato il tecnico a installare un pannello, una batteria e un inverter e magicamente pensa che la cosa sia scalabile all'infinito e a livello industriale, non sono la stessa partita, ma nemmeno lo stesso campionato o lo stesso gioco, siamo su galassie separate da milioni di anni luce.


Secondo me pensate con la mente i profitti privati e le perdite a carico di tutti. Mi spiego meglio, i costi di dismissione della centrale chi li dovrebbe mettere? le centrali italiane che stiamo dismettendo ancora oggi sono in lavorazione e da un documentario sono iniziati almeno 30 anni fà.
Mettiamo caso che per iniziare a produrre ogni anno, tu gestore devi versare allo stato dai 50 ai 100 o X milioni per i costi di dismissione, conviene ancora il nucleare?
Per non parlare dei controlli italiani, morandi docet. Lasciamo perdere và, è meglio se non lo trattiamo. Magari negli anni 80 ci si poteva fidare. E' vero che noi siamo top nella progettazione e dei macchinari per poterli costruire, ma le centrali che utilizzano ciò poi sono costruite con la testa di non italiani.
Darkbane10 Novembre 2022, 16:09 #14
Originariamente inviato da: +Benito+
un accumulo termico basato sul calore...incredibile.

Immagina un accumulo termico basato sulla simpatia che rivoluzione sarebbe stata
bonzoxxx10 Novembre 2022, 16:54 #15
Originariamente inviato da: Tasslehoff
Hai perfettamente ragione, però la cosa si basa su un presupposto errato, ovvero che ci vogliano 20 o più anni.

In molte parti del mondo (Cina, Russia, Corea) il tempo che intercorre tra l'inizio della costruzione e la prima criticità del reattore è di 5-6 anni, in Giappone sono riusciti a raggiungere lo stesso obiettivo in 4 anni.


Non è un presupposto errato, è un presupposto REALISTA: siamo in Italia dove le cose si trascinano per anni e anni e ancora anni.
Saturn10 Novembre 2022, 19:27 #16
Sono appena tornato da Arezzo. Fatto il sopralluogo alla struttura.

Potrebbe andar meglio, per ora è troppo rumorosa e instabile.

Mi sono permesso di pubblicare https://www.youtube.com/watch?v=K2O2EFZngMI"]una video-recensione[/URL] in caso si voglia allegare alla notizia !

Buona serata !
frankie10 Novembre 2022, 21:16 #17
My 2c:

Avete presente le stufe in pietra ollare?
Devi scaldarle abbestia per poche ore (un paio mi pare) e poi rilasciano il calore per tutto il giorno.

Ecco questo è il sistema utilizzato come batteria tampone per la centrale termica per produrre elettricità.
zappy10 Novembre 2022, 22:15 #18
Originariamente inviato da: io78bis
Molto probabilmente ci sono sfide tecniche che non conosci o sottovaluti. In tutti i settori servono competenze

certo, anche fare aeroplanini di carta è un'arte e richiede competenze...

Originariamente inviato da: Tasslehoff
Hai perfettamente ragione, però la cosa si basa su un presupposto errato, ovvero che ci vogliano 20 o più anni.

In molte parti del mondo (Cina, Russia, Corea) il tempo che intercorre tra l'inizio della costruzione e la prima criticità del reattore è di 5-6 anni, in Giappone sono riusciti a raggiungere lo stesso obiettivo in 4 anni..

certo, Russia e Giappone sono fulgidi esempi di come si fanno e come si gestiscono centrali nucleari... E non parlo solo di Chernobyl e Fukushima... grande autogol, bravo. Sei geniale.

Magari chiedersi come mai fanno così in fretta...

Originariamente inviato da: fabius21
Secondo me pensate con la mente i profitti privati e le perdite a carico di tutti. Mi spiego meglio, i costi di dismissione della centrale chi li dovrebbe mettere? le centrali italiane che stiamo dismettendo ancora oggi sono in lavorazione e da un documentario sono iniziati almeno 30 anni fà.
Mettiamo caso che per iniziare a produrre ogni anno, tu gestore devi versare allo stato dai 50 ai 100 o X milioni per i costi di dismissione, conviene ancora il nucleare?

Ovviamente i sostenitori del nucleare ti dicono che è tutto stato previsto e vengono messi da parte i soldi.

In realtà è una balla ciclopica, e la dimostrazione è proprio la Francia dove:
1) lo Stato (pantalone) ha comprato EDF (l'enel francese) dai privati, perchè si trova sul groppone una marea di reattori ormai vecchi e prossimi allo smantellamento
2) hanno chiesto finanziamenti europei per gestire i loro impianti nucleari.
3) in precedenza aveva già salvato dal fallimento Areva, società di bandiera che progettava e costruiva centrali nucleari.
La realtà è che i costi di dismissione (e gestione delle scorie) NON sono conteggiati perchè NON sono quantificabili e spesso vengono camuffati sotto forma di spese militari a carico dello Stato (per ovvie ragioni di sicurezza).

Originariamente inviato da: bonzoxxx
Non è un presupposto errato, è un presupposto REALISTA: siamo in Italia dove le cose si trascinano per anni e anni e ancora anni.

Ma guarda che la stessa identica cosa avviene in Francia e in Finlandia... Basta vedere Olkiluoto 3 o Flamanville che pagiacciata che sono. Hanno ritardi di lustri e costi moltiplicati per 5 o 10 volte i preventivi pure loro.

É proprio il settore nucleare che è basato sulla menzogna sistematica riguardo a tutto: dai costi ai tempi, dalla sicurezza alle scorie. Per non parlare delel frottole sulla "autonomia energetica". Balle dalla A alla Z, da sempre. Girano una enormità di soldi, interessi bellico-militari, e controllo geopolitico.
Tasslehoff11 Novembre 2022, 14:20 #19
Originariamente inviato da: fabius21
Secondo me pensate con la mente i profitti privati e le perdite a carico di tutti. Mi spiego meglio, i costi di dismissione della centrale chi li dovrebbe mettere? le centrali italiane che stiamo dismettendo ancora oggi sono in lavorazione e da un documentario sono iniziati almeno 30 anni fà.
Mettiamo caso che per iniziare a produrre ogni anno, tu gestore devi versare allo stato dai 50 ai 100 o X milioni per i costi di dismissione, conviene ancora il nucleare?
Per non parlare dei controlli italiani, morandi docet. Lasciamo perdere và, è meglio se non lo trattiamo. Magari negli anni 80 ci si poteva fidare. E' vero che noi siamo top nella progettazione e dei macchinari per poterli costruire, ma le centrali che utilizzano ciò poi sono costruite con la testa di non italiani.
Giusto per informazione il settore della produzione elettrica mediante fissione è probabilmente il campo industriale con i controlli più severi e meticolosi che esistano sulla terra, controlli fatti da organizzazioni internazionali come l'AIEA, non dalla pizza e fichi srl di proprietà del cugino del gestore della centrale.

Originariamente inviato da: bonzoxxx
Non è un presupposto errato, è un presupposto REALISTA: siamo in Italia dove le cose si trascinano per anni e anni e ancora anni.
Non siamo poi tanto diversi dagli altri paesi, ci piace pensarlo ma la realtà è che se c'è la volontà politica anche le infrastrutture più impegnative si possono realizzare in tempi decenti.
Del resto la ricostruzione del ponte Morandi è li a dimostrarlo.
Tasslehoff11 Novembre 2022, 14:37 #20
Originariamente inviato da: zappy
certo, Russia e Giappone sono fulgidi esempi di come si fanno e come si gestiscono centrali nucleari... E non parlo solo di Chernobyl e Fukushima... grande autogol, bravo. Sei geniale.

Magari chiedersi come mai fanno così in fretta...
Visto che sei bene informato dovresti anche sapere che la Russia è uno dei paesi più avanzati nel campo della ricerca e realizzazione di impianti a fissione, tanto che già da tempo ha realizzato e ha messo in funzione un reattore autofertilizzante, la manna dal cielo per la produzione elettrica a basso impatto ambientale.

Citare i casi di Chernobyl e Fukushima poi non va più di moda, sono vecchie tecniche da "Sole che ride" anni '80 e non funzionano più come spauracchio, visto che ormai qualunque persona dotata di senso critico e volenterosa di informarsi sa che un disastro come quello di Chernobyl non è più possibile, e che a Fukushima non c'è stata nemmeno una vittima a causa delle radiazioni.

Non te la prendere però il resto è un po' un mix dei soliti luoghi comuni propagandistici, come i costi di dismissione (già conteggiati nei costi di produzione dell'energia e inferiori alle rinnovabili) o lo smaltimento delle scorie, un non problema persino con le vecchie tecnologie (come dimostrano tutte le scorie prodotte dagli anni '70 ad oggi da un paese che ha fatto largo uso della fissione come il Canada, scorie che stanno buone buone dentro i loro canister, non si mischiano con l'atmosfera o con le falde, e che tutte insieme possono starci in un capannone 50x50m, tutte), figuriamoci con i reattori autofertilizzanti dove invece sono una risorsa per produrre nuovo carburante.

Cmq non è un problema, l'opinione pubblica si sta gradualmente svegliando e prima o poi anche qui in Italia si dovrà fare qualcosa quando i nodi verranno al pettine e si dovrà interrompere la produzione dal gas.
A quel punto vedremo se fare come la Germania e tornare a produrre dal carbone accatastando i morti come facevamo in passato (poco lontano da me ci sono paesi interi dove non c'è una famiglia che non abbia avuto il suo bel morto di carcinoma polmonare che lavorava alla centrale elettrica di Cassano d'Adda, prima che venisse convertita a gas) oppure darci una mossa e recuperare il tempo perduto.

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