Donald Trump l'ha fatto: gli USA sono fuori dall'Accordo di Parigi sul clima
di Nino Grasso pubblicata il 21 Gennaio 2025, alle 10:51 nel canale Energie RinnovabiliIl neopresidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per ritirare gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sul clima. Una mossa che solleva serie preoccupazioni nell'ambito della lotta al cambiamento climatico globale.
Donald Trump ha firmato diversi ordini esecutivi nel suo primo giorno di presidenza, e fra questi ce n'è uno dedicato agli accordi internazionali sui cambiamenti climatici. Qui si legge che gli Stati Uniti si ritirano dall'Accordo di Parigi, con Trump che di fatto mantiene una delle sue principali promesse elettorali.
La decisione, annunciata durante il suo discorso inaugurale, rappresenta un drastico cambio di rotta nella politica ambientale americana e solleva interrogativi sul ruolo degli Stati Uniti nella lotta globale contro il cambiamento climatico. L'ordine esecutivo, intitolato "Mettere l'America al primo posto negli accordi internazionali sull'ambiente", delinea una serie di azioni immediate volte a disimpegnare gli Stati Uniti dagli obblighi assunti nell'ambito dell'Accordo di Parigi. Trump ha dichiarato che l'accordo è "ingiusto e unilaterale" e che "gli Stati Uniti non saboteranno le proprie industrie mentre la Cina inquina impunemente".
Gli USA sono di nuovo fuori dall'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici
Il ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi avrà senza dubbio ripercussioni sia a livello nazionale che internazionale. Gli Stati Uniti, secondo maggior emettitore di gas serra al mondo dopo la Cina, si uniscono ora a un ristretto gruppo di nazioni che non aderiscono all'accordo, tra cui Iran, Libia e Yemen. L'amministrazione Trump sostiene che questa mossa proteggerà l'economia americana e i posti di lavoro nel settore energetico tradizionale. Tuttavia, molti esperti temono che possa compromettere gli sforzi globali per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, obiettivo chiave dell'Accordo di Parigi.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, aveva già espresso preoccupazione per un possibile ritiro degli Stati Uniti prima delle elezioni, affermando che ciò potrebbe "paralizzare" l'accordo: "È molto importante che gli Stati Uniti rimangano nell'Accordo di Parigi, e più che rimanere nell'Accordo di Parigi, che gli Stati Uniti adottino il tipo di politiche necessarie per rendere realistico l'obiettivo fissato", le sue parole. L'ordine esecutivo di Trump va oltre il semplice ritiro dall'Accordo di Parigi, includendo anche disposizioni per interrompere le vendite di leasing eolici offshore e sospendere il rilascio di approvazioni, permessi e prestiti per progetti eolici onshore e offshore.
Una mossa che riflette l'impegno elettorale di Trump "drill, baby drill", alla ricerca di petrolio e gas, in netto contrasto con le politiche di transizione energetica dell'amministrazione Biden e di diverse altre nazioni democratiche occidentali, fra cui i paesi membri dell'UE. Durante il discorso inaugurale, Trump ha anche dichiarato una "emergenza energetica nazionale", che potrebbe consentirgli di invertire molte delle normative ambientali dell'era Biden e aprire più aree all'esplorazione di petrolio e gas: "L'America sarà di nuovo una nazione manifatturiera, e abbiamo qualcosa che nessun'altra nazione manifatturiera avrà mai, la più grande quantità di petrolio e gas di qualsiasi paese sulla terra, e lo useremo", sono state le parole del nuovo presidente.
Nonostante l'entusiasmo di Trump per i combustibili fossili, è importante notare che - come sottolineato dai dati di OurWorldinData.org - gli Stati Uniti hanno raggiunto nuovi massimi di produzione petrolifera sotto l'amministrazione Biden e attualmente stanno producendo più petrolio di qualsiasi altro paese in qualsiasi altro momento storico. Insomma, c'è davvero la necessità di una politica così aggressiva verso i combustibili fossili? Nel frattempo, negli USA i settori dell'industria e i sostenitori del concetto di "America First" applaudono la mossa, ma sono in molti a esprimere preoccupazione soprattutto dopo che molti leader statali e locali si sono impegnati a sostenere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi in passato.
La decisione di Trump arriva in un momento critico per la lotta al cambiamento climatico, con il 2024 che è stato confermato come l'anno più caldo mai registrato e la temperatura media globale ha superato per la prima volta 1,5°C rispetto al livello preindustriale. Il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente ha affermato che gli attuali impegni di riduzione delle emissioni ci mettono sulla buona strada per un aumento della temperatura di 2,6-3,1°C nel corso di questo secolo, ben al di sopra degli obiettivi dell'Accordo di Parigi. In questo contesto, il ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi potrebbe avere conseguenze di ampia portata, indebolendo di riflesso la cooperazione internazionale e rallentando i progressi svolti fin qui verso gli obiettivi climatici globali.
La mossa di Trump potrebbe, però, anche stimolare una reazione a livello locale e del settore privato. Molti stati, città e aziende americane hanno già dichiarato la loro intenzione di perseguire politiche climatiche ambiziose indipendentemente dalla posizione federale, cosa che potrebbe condurre verso un approccio più decentralizzato e mirato della politica climatica, almeno negli Stati Uniti.
48 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infova bè tanto il prossimo presidente magari firma di nuovo l'accordo
Se vuoi salvare il pianeta non puoi raggiungere questo obiettico distruggendo l'economia e la vita dei suoi abitanti, cosi hai perso in partenza.
Se vuoi salvare il pianeta non puoi raggiungere questo obiettico distruggendo l'economia e la vita dei suoi abitanti, cosi hai perso in partenza.
Finalmente un commento sensato.
Trump vince perché è pragmatico. Con le ideologie non si mangia.
Se vuoi salvare il pianeta non puoi raggiungere questo obiettico distruggendo l'economia e la vita dei suoi abitanti, cosi hai perso in partenza.
E secondo te in questo modo fottendosene bellamente dell'ambiente chi paga? Comunque tutti noi.
La riduzione dell'inquinamento è un effetto dell'innovazione tecnologica, non del dirigismo-luddismo politico. Si produce come conviene, come il mercato sceglie, che da sempre è la strada migliore sia per la prosperità che per la riduzione dell'inquinamento.
firmare ordini esecutivi non mi pare fermarsi ai proclami, ma magari mi sbaglio
Ma la Cina sta facendo anche questo nel frattempo: https://www.renewablematter.eu/emissioni-2024-picco-cina-decarbonizzazione-report-energy-transition-outlook
ben sapendo che il carbone è solo temporaneo. Quali sono invece i piani di Trump? "Drill, baby drill"
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