Da rifiuto a risorsa, ecco come l'Australia intende recuperare i vecchi pannelli solari
di Giulia Favetti pubblicata il 06 Febbraio 2024, alle 13:22 nel canale Energie RinnovabiliI ricercatori dell’Università del Nuovo Galles del Sud hanno respinto l’ipotesi secondo cui i pannelli solari a fine vita potrebbero creare una 'montagna di rifiuti' in Australia, affermando invece che diverranno preziosi serbatoi di materiale per la produzione futura
Fra pochi anni l'Australia si ritroverà a dover gestire montagne di "rifiuti" , ovvero di pannelli solari arrivati a fine vita; ad oggi, infatti, l'isola vanta oltre 3,3 milioni di case dotate di pannelli solari sul tetto, i più vecchi dei quali stanno ora iniziando a raggiungere l'età della pensione.
Un team di ricercatori dell'Università del Nuovo Galles del Sud (UNSW), a tal proposito, ha affermato che mentre le previsioni più "prudenti" mostrano un volume di rifiuti compreso fra i 2 e ii 3 milioni di tonnellate entro il 2050, molto più verosimilmente la mole di moduli solari da smaltire sarà pari al doppio.
Come sempre quando si parla dello smaltimento di componenti legate alle FER (Fonti di Energia Rinnovabile) non mancano voci allarmate, che spesso dipingono scenari post-apocalittici con cimiteri di pale eoliche, batterie, celle solari.
Nella realtà, come abbiamo visto più volte, sono già attivi centri di riciclaggio e recupero della quasi totalità delle componenti (nel caso delle batterie agli ioni di litio, presenti anche in smartphone e altri apparecchi, si è arrivati al 96%) e molte aziende del settore stanno producendo pale eoliche e pannelli solari riciclabili, partendo da materiali recuperati.
L'Australia intende a sua volta trasformare un problema in una risorsa, gestendo i vecchi pannelli solari al pari di riserve di componenti necessarie (fra cui argento, rame e silicio, vetro e alluminio ad alta purezza) per creare nuovi moduli. A tale proposito, il team della School of Photovoltaics and Renewable Energy Engineering dell'UNSW guidato da Rong Deng, Renate Egan e Verity Tan ha redatto un documento che mette in luce tutto il potenziale (anche economico) dei vecchi moduli.
Lo studio "Solar photovoltaic waste and resource potential projections in Australia, 2022–2050" è stato pubblicato sulla rivista ScienceDirect.
"I pannelli fotovoltaici a fine vita non sono rifiuti, ma bensì preziosi serbatoi di materiale per la produzione di nuovi pannelli", ha affermato Deng "In cinque anni, l'argento e l'alluminio a fine vita provenienti dai pannelli fotovoltaici potrebbero fornire il 30% della futura domanda fotovoltaica, il 50% in 15 anni, arrivando al 100% in 25 anni considerando installazioni previste realistiche. Gestendo bene i cicli di produzione e fine vita, è concretamente possibile arrivare a soddisfare tutte le richieste future riutilizzando e riciclando, facendo a meno dell’estrazione mineraria: una prospettiva davvero stimolante".
Il team ha sottolineato l'importanza di esplorare il potenziale di riutilizzo dei materiali secondari nella produzione di nuovi moduli, perché questa scelta porterà "vantaggi significativi" sulla sicurezza dell'approvvigionamento dei materiali all'interno del settore.
"Comprendere i flussi di rifiuti può aiutare a prevedere la disponibilità di queste risorse riciclate e in che misura possono contribuire alla produzione della domanda cumulativa richiesta", hanno affermato gli accademici.
"Ciò sarà sempre più importante man mano che cresce la domanda di produzione di nuovi moduli, mettendo così sotto pressione le riserve di risorse critiche. Guardando al futuro di 10 anni, poiché la quantità di rifiuti supererà 1 milione di tonnellate, nel 2038 ci sarà ancora un’ampia domanda di circolarità fotovoltaica se installeremo in modo ambizioso o realistico. In particolare, una media di circa il 50% della futura domanda di argento e alluminio fotovoltaico potrebbe essere soddisfatta dal fotovoltaico a fine vita".
Entro il 2045, questo potenziale di approvvigionamento di argento e alluminio inizierà a stabilizzarsi intorno al 100%, consentendo una circolarità completa all'interno del settore fotovoltaico.
"Ciò significa che ci sarà una chiara domanda all'interno del settore fotovoltaico per la fornitura di pannelli a fine vita se i pannelli vengono adeguatamente riciclati", hanno asserito gli autori dello studio, sostenendo che il materiale fotovoltaico a fine vita avrà probabilmente molteplici potenziali mercati, applicazioni e opportunità, tra cui l'industria delle batterie, delle piastrelle di ceramica, dei cosmetici, delle vernici e dell'edilizia.
I ricercatori hanno infine sottolineato l'importanza di pianificare la gestione del fotovoltaico a fine vita a partire da ora, con davanti poco più di 10 anni per prepararsi al 1 milione di tonnellate di rifiuti fotovoltaici.
"Conosciamo i luoghi in cui si verificheranno i primi rifiuti fotovoltaici consentendo la pianificazione della logistica, e sappiamo che questi comprenderanno principalmente tecnologie basate sul silicio, quindi possiamo studiare metodi di riciclaggio adeguati, che tengano presente che la maggior parte dei moduli arriverà da utenti residenziali e piccoli commerciali, consentendo lo sviluppo di politiche adeguate ai consumatori".
29 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoLo bruci, tratti il fumo con l'elettricità e recuperi il 90/95% del petrolio/gas bruciato.
Ma non cielodicono!?!?!?
Leggasi, ad ora non sappiamo cosa fare..Ma ci penseremo..
pensavo fosse un continente...
pensavo fosse un continente...
Effettivamente l'Australia è un'isola.
Il continente è l'Oceania
sono come noi italiani..
pensavo fossero più furbi ma vedo solo parole e nessuno stabilimento attivo al 100% per iniziare gli smaltimenti.. finiranno sottoterra come le pale eoliche in germania ?
sono come noi italiani..
pensavo fossero più furbi ma vedo solo parole e nessuno stabilimento attivo al 100% per iniziare gli smaltimenti.. finiranno sottoterra come le pale eoliche in germania ?
Tutto il mondo è paese, quindi anche in Australia come in altri paesi, vedi la Germania che citi giustamente, il problema c'è adesso ma la soluzione è nel futuro, tradotto non sanno come fare ma intanto ci pensano, ottimo....
Beh mi chiedo anche che devono fare se non pianificare come affrontarlo, visto che deve ancora arrivare sto problema
Anzi, già averci fatto uno studio, quantificato il problema, stimate le quantità e le località di provenienza del materiale da trattare e analizzate le ricadute in termini di possibilità di riciclaggio non è poco.
Alle elementari mi dissero che l'Australia era l'isola più grande al mondo, ma a fare una breve ricerca online pare che ci sia chi vorrebbe "squalificarla" in quanto continente lasciando al primo posto la Groellandia
https://www.geopop.it/qual-e-lisola...-identificarla/
No?
Link ad immagine (click per visualizzarla)
Ma allora a studi siamo più bravi in Europa.. abbiamo studiato tutto.. e fatto niente….
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