Clima, Bruxelles alza l'asticella: proposta una riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040
di Rosario Grasso pubblicata il 02 Luglio 2025, alle 15:19 nel canale Energie Rinnovabili
La Commissione Europea ha formalizzato la proposta di ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Il piano prevede l'uso mirato di crediti di carbonio internazionali, tecnologie di rimozione della CO₂ e incentivi fiscali per la transizione industriale
59 Commenti
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Bisogna quindi buttare alle ortiche tutti discorsi relativi alla riduzione delle emissioni?
Certamente no, ma vanno razionalizzati con politiche COMPATIBILI con la sostituzione delle filiere industriali.
Il problema non è il cambiamento climatico.
Il problema è la gente che ne fa un emergenza quando non lo è, i cambamenti ci sono sempre stati e basta adeguarsi.
Ma il problema più grande è l'aver dimenticato che viviamo in un modello capitalistico, dove al primo posto così come anche al secondo e pure al terzo ci sono i soldi, non di certo le ideologie climatiche di cui non frega a quasi nessuno un fico secco.
Bitcoin inquina esattamente zero, così come i data center (anzi, al contrario, favorisce il passaggio a rinnovabili rendendolo economicamente sensato senza sussidi).
Concetti come "le emissioni indirette", magari con 3, 4 o 5 salti di causalità, sono idiozie di propaganda per scimmie. Quindi ovviamente tu le hai fatte istantaneamente tue
Gli unici interventi sensati sono sulle tecnologie di produzione (e anche lì molta cautela che il discorso è più complesso, ripropongo -> https://www.amazon.it/Fossil-Future...t/dp/0593420411 ), non sul consumo: sul consumo market decides, e i meccanismi del prezzo e della domanda pongono già tutti i vincoli necessari.
Comunque fortunatamente gli incentivi alla lunga vincono sempre sulle idiozie della politica e non ti resta che il cope harder e i goffi tentativi di propagare disinformazione.
Concetti come "le emissioni indirette", magari con 3, 4 o 5 salti di causalità, sono idiozie di propaganda per scimmie. Quindi ovviamente tu le hai fatte istantaneamente tue
Gli unici interventi sensati sono sulle tecnologie di produzione (e anche lì molta cautela che il discorso è più complesso, ripropongo -> https://www.amazon.it/Fossil-Future...t/dp/0593420411 ), non sul consumo: sul consumo market decides, e i meccanismi del prezzo e della domanda pongono già tutti i vincoli necessari.
Comunque fortunatamente gli incentivi alla lunga vincono sempre sulle idiozie della politica e non ti resta che il cope harder e i goffi tentativi di propagare disinformazione.
I data center e le infrastrutture tecnologiche possono favorire effettivamente la transizione verso fonti rinnovabili, ma non si può ignorare che la quantità di energia richiesta dal mining di Bitcoin è enorme e, in molti casi, ancora largamente basata su fonti non rinnovabili.
Il concetto di emissioni indirette è validato scientificamente rientrando nel framework del Greenhouse Gas Protoco e riconosciute a livello internazionale per la rendicontazione della carbon footprinte non è "un'idiozia di propaganda".
Anche se un data center non brucia direttamente combustibili fossili, l'energia elettrica che consuma può essere prodotta da una centrale a carbone o a gas, e queste emissioni sono una conseguenza diretta e misurabile della sua attività. Ignorare le emissioni indirette equivale a guardare solo il tubo di scarico di un’auto, ignorando tutto il resto del suo ciclo di vita: l’estrazione e la raffinazione del petrolio, la produzione dei componenti, la costruzione del veicolo, e lo smaltimento a fine vita. È una visione miope e parziale dell’impatto ambientale reale che esclude le esternalità negative.
Questo mi porta all'altra questione che sollevi ovvero che "sul consumo market decides" e che i meccanismi di prezzo siano sufficienti a porre i vincoli necessari ignora un concetto fondamentale dell'economia: le esternalità negative. In assenza di interventi, il mercato tenderà a sovra-produrre e sovra-consumare beni che generano esternalità negative, proprio perché i loro prezzi sono artificialmente bassi.
Concetti come "le emissioni indirette", magari con 3, 4 o 5 salti di causalità, sono idiozie di propaganda per scimmie. Quindi ovviamente tu le hai fatte istantaneamente tue
Gli unici interventi sensati sono sulle tecnologie di produzione (e anche lì molta cautela che il discorso è più complesso, ripropongo -> https://www.amazon.it/Fossil-Future...t/dp/0593420411 ), non sul consumo: sul consumo market decides, e i meccanismi del prezzo e della domanda pongono già tutti i vincoli necessari.
Comunque fortunatamente gli incentivi alla lunga vincono sempre sulle idiozie della politica e non ti resta che il cope harder e i goffi tentativi di propagare disinformazione.
Lo 0 è un numero ben preciso, mo piacerebbe sare tutta questa certezza da quali dati arriva .
Anche se un data center non brucia direttamente combustibili fossili, l'energia elettrica che consuma può essere prodotta da una centrale a carbone o a gas, e queste emissioni sono una conseguenza diretta e misurabile della sua attività. Ignorare le emissioni indirette equivale a guardare solo il tubo di scarico di un’auto, ignorando tutto il resto del suo ciclo di vita: l’estrazione e la raffinazione del petrolio, la produzione dei componenti, la costruzione del veicolo, e lo smaltimento a fine vita. È una visione miope e parziale dell’impatto ambientale reale che esclude le esternalità negative.
Questo mi porta all'altra questione che sollevi ovvero che "sul consumo market decides" e che i meccanismi di prezzo siano sufficienti a porre i vincoli necessari ignora un concetto fondamentale dell'economia: le esternalità negative. In assenza di interventi, il mercato tenderà a sovra-produrre e sovra-consumare beni che generano esternalità negative, proprio perché i loro prezzi sono artificialmente bassi.
Le catene di causalità sono arbitrarie: per Bitcoin, ad esempio, si potrebbe sostenere che gli Stati, avendo imposto un sistema monetario rotto (che tra l'altro produce danni di impatto molto superiore al cambiamento climatico) hanno portato alla necessità di inventare ed usare qualcosa come Bitcoin (che, nota due, se sostituisse il sistema fiat farebbe risparmiare energia: il sistema fiat con tutto quello che ci gira attorno consuma ordini di grandezza di più a parità di valore rappresentato -> https://papers.ssrn.com/sol3/papers...act_id=4125499). Quindi se parliamo in termini di emissioni "indirette", quelle attribuite a Bitcoin, a seconda dei punti di vista, potrebbero essere invece attribuite al sistema fiat.
E se c'è arbitrio nella catena causale non è scienza, è politica. O pseudoscienza, ovvero metodo scientifico spalmato sopra per indorare condizionamenti idelogici.
TLDR: idiozia di propaganda, non me ne frega un cazzo del comitato
Il consumo energetico non è un'esternalità negativa, e viene autoregolato dai prezzi (costa: consumi quanto puoi permetterti e con quei soldi non paghi altro, che consumerebbe). Non serve il manganello comunista che ti dica cosa puoi consumare.
(Per la verità nel sistema fiat i segnali dei prezzi sono spesso falsati dalle central banks, ma quello è un altro discorso che vale purtroppo per tutto e ci si convive finché resteremo sotto fiat standard).
Le eventuali esternalità negative le hai nella produzione di energia, quindi al massimo lì intervieni, vietando o limitando le tecnologie più inquinanti (anche lì con cautela, vedi il libro che ho linkato sopra, non le follie green a tappeto che consumano territorio e sono intermittenti e insostenibili senza sussidi).
La produzione di qualcosa di fisico poi può avere esternalità negative (l'estrazione dell'oro, la produzione dell'hw, la stampa delle banconote fiat...), sotto forma di scarti e materiali inquinanti veri, e anche lì si può pensare di intervenire.
Bitcoin ha queste esternalità al limite nella produzione degli asics, ma è poca cosa, anche perché la vita media di queste macchine è molto più lunga di quanto si legge in certi reports pseudoscientifici tipo quelli pluridebunkati di De Vries, a causa del secondary market dell'usato.
Tra l'altro se non lasci che "market decides" hai l'alternativa, ovvero l'allocazione delle risorse pianificata: per via dell'informational gap (il pianificatore non ha "la grana fine" sul campo) e degli incentivi male allineati (non è "roba sua"
Questo produce molto più "inquinamento" e consumo (in questo caso davvero sprecato), oltre che impoverimento generale (inflazione, la cui principale causa a monte è proprio questa cattiva allocazione di risorse) di qualsiasi stortura temporanea possa crearsi in libero mercato (di economia ne so un pochino e ad un livello un po' più profondo degli slogan comunisti medi, grazie).
Sei un po' indottrinato, come purtroppo ancora molti. Ma come dicevo a Gino, fortunatamente gli incentivi alla lunga prevalgono sulle carboisterie varie.
E se c'è arbitrio nella catena causale non è scienza, è politica. O pseudoscienza, ovvero metodo scientifico spalmato sopra per indorare condizionamenti idelogici.
TLDR: idiozia di propaganda, non me ne frega un cazzo del comitato
Nella scienza, le catene causali non sono arbitrarie ma basate su criteri metodologici condivisi: tracciabilità, replicabilità, coerenza empirica.
Nel caso delle emissioni indirette (Scope 2 e 3 del GHG Protocol), l’attribuzione è fatta secondo standard verificabili ad esempio, l’uso dell’energia elettrica da fonti fossili viene attribuito a chi consuma l’elettricità, non solo a chi la produce, perché senza il consumo non ci sarebbe produzione.
Se un'azienda usa energia da carbone, è parte della catena causale. Negare questa relazione perché "non brucia carbone direttamente" è come dire che ordinare su Amazon non causa imballaggi, trasporti, o server farm operative.
Il consumo energetico di per sé non è un’esternalità negativa, ma le sue conseguenze lo sono.
Se brucio carbone per produrre energia e non pago per i danni climatici e sanitari che questo genera (es. PM2.5, CO2, acidificazione degli oceani), sto scaricando un costo su altri: questo è un’esternalità.
Non è ideologia. È teoria economica di base
La tassazione sul carbonio o i sistemi ETS (Emission Trading Scheme) non sono pianificazione sovietica, ma strumenti di mercato per internalizzare esternalità. Milton Friedman stesso accettava la necessità di pricing per correggere esternalità (es. pollution tax).
La produzione di qualcosa di fisico poi può avere esternalità negative (l'estrazione dell'oro, la produzione dell'hw, la stampa delle banconote fiat...), sotto forma di scarti e materiali inquinanti veri, e anche lì si può pensare di intervenire.
Bitcoin ha queste esternalità al limite nella produzione degli asics, ma è poca cosa, anche perché la vita media di queste macchine è molto più lunga di quanto si legge in certi reports pseudoscientifici tipo quelli pluridebunkati di De Vries, a causa del secondary market dell'usato.
Tra l'altro se non lasci che "market decides" hai l'alternativa, ovvero l'allocazione delle risorse pianificata: per via dell'informational gap (il pianificatore non ha "la grana fine" sul campo) e degli incentivi male allineati (non è "roba sua"
Questo produce molto più "inquinamento" e consumo (in questo caso davvero sprecato), oltre che impoverimento generale (inflazione, la cui principale causa a monte è proprio questa cattiva allocazione di risorse) di qualsiasi stortura temporanea possa crearsi in libero mercato (di economia ne so un pochino e ad un livello un po' più profondo degli slogan comunisti medi, grazie).
Dire che le esternalità esistono solo nella produzione è una semplificazione: senza consumo non c'è produzione, quindi anche chi consuma ha parte nella catena causale. E no, correggere esternalità non è pianificazione sovietica: è esattamente ciò che fanno strumenti di mercato come il carbon pricing, usati in economie avanzate e liberali. Il mercato funziona bene solo se i prezzi riflettono tutti i costi, incluse le ricadute ambientali. Negarlo significa ignorare proprio quell’economia che dici di conoscere "a un livello un po' più profondo".
Nessuno sta proponendo pianificazione centralizzata in stile URSS: si parla di usare strumenti di mercato per correggere fallimenti del mercato. Dire che o lasci tutto al 'market decides' o cadi nella pianificazione è un falso dilemma. Carbon pricing, ETS, tasse pigouviane: sono soluzioni liberali, non slogan da "comunisti medi". E quanto all’inflazione, ridurla tutto a inefficienza statale è una semplificazione ideologica: gli squilibri monetari, le crisi dell’offerta e le dinamiche speculative, tutte figlie del mercato, hanno un ruolo non trascurabile.
Sostituire un'ideologia con un'altra non è pensiero critico è semplicemente fare il tifo da un’altra curva.
Se segnalare che i costi ambientali vanno considerati nei prezzi significa essere indottrinati, allora lo sono anche economisti come Pigou, Coase o persino Friedman, tutti economisti non certo sovietici, che le esternalità le riconoscevano eccome.
Gli incentivi prevalgono, sì ma solo se sono ben progettati e i prezzi riflettono i costi reali. Altrimenti non è mercato: è dumping ambientale spacciato per efficienza
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