Dazi contro le EV cinesi, si va al voto ma c'è uno spiraglio

Il voto per confermare o annullare i dazi europei sulle auto elettriche cinesi di importazione doveva avvenire qualche giorno fa, ma all'ultimo momento la Commissione Europea aveva concesso del tempo in più visti gli accesi negoziati con la controparte.

Nel frattempo non si è però arrivati ad una soluzione in grado di soddisfare sia Europa che Cina, e dunque il prossimo venerdì 4 ottobre il voto ci sarà, e sembra quasi scontato che gli stati membri sosterranno i dazi provvisori, di fatto confermandoli.

Non si tratta però della parola fine sulla questione, in quanto per parola di Martin Lucas, direttore generale della Commissione responsabile della difesa commerciale, scopriamo che la Commissione Europea è disposta a continuare i negoziati, anche quando i dazi saranno già applicati.

Secondo quanto ricostruito, i colloqui sono praticamente su base giornaliera, anche se non sappiamo se gli emissari del governo cinese sono ancora di base a Bruxelles, come una settimana fa.

All'ultimo minuto era spuntata l'ipotesi di un possibile prezzo minimo per le auto cinesi, anche se non era chiaro come il governo cinese intendesse applicare gli importi. La UE però potrebbe essere disposta a analizzare nuovamente la proposta, con maggiori chiarimenti, e magari con l'aggiunta di un tetto limite ai volumi.

Ha detto Lucas: "La conclusione dell’indagine non è necessariamente la fine delle consultazioni con la Cina per trovare una soluzione definitiva. L’indagine ha le sue scadenze legali e non possiamo saltarle, il che significa che misure definitive devono essere messe in atto entro il 31 ottobre. Ma gli impegni sui prezzi o qualsiasi altra soluzione possono ancora essere accettati dopo quella data".

Traspare quindi una volontà di "pace" da entrambe le parti, anche perché, non va dimenticato, l'Europa ha sempre sulla testa la spada di Damocle delle ritorsioni cinesi, che possono abbattersi sia nel settore auto, contro i marchi nostrani che hanno affari in Cina, sia nel settore agro-alimentare, con le esportazioni in Asia che potrebbero essere ostacolate e a loro volta soggette a tariffe aggiuntive.