Auto elettrica: senza la transizione all'elettrico l’Italia rischia di perdere metà della produzione
di Rosario Grasso pubblicata il 10 Aprile 2025, alle 12:31 nel canale Auto Elettriche
Uno studio condotto da economisti della Scuola Superiore Sant’Anna e del Centro Ricerche Enrico Fermi, promosso da ECCO e Transport & Environment, lancia l’allarme sul futuro dell’industria automobilistica italiana: senza politiche mirate alla transizione elettrica, il comparto potrebbe perdere fino al 58% del proprio valore produttivo e oltre 90 mila posti di lavoro
Secondo una recente analisi condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dal Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma, su incarico di ECCO e Transport & Environment, senza una strategia industriale chiara e misure di sostegno mirate alla riconversione elettrica, il settore rischia di dimezzare il proprio valore produttivo entro la fine del decennio.
Le stime parlano di una contrazione compresa tra il 56% e il 58% del valore del comparto, che potrebbe scendere fino a 7,49 miliardi di dollari, con impatti diretti anche sulla domanda interna. E questo è solo lo scenario più ottimistico, mentre con il più pessimistico, con un calo di -77,6% rispetto al 2020, il controvalore del mercato produttivo delle auto in Italia scenderebbe ad appena 4,66 miliardi di dollari.
L’analisi distingue, infatti, tra diversi livelli di conseguenze. Nello scenario più contenuto, chiamato “Low Intervention”, ovvero con una maggiore capacità dell’economia di riassorbire i lavoratori in esubero grazie agli aiuti statali, le conseguenze comunque sarebbero pesanti: oltre 66 mila posti persi lungo la filiera – di cui il 37% diretti – e un costo per le finanze pubbliche di circa 510 milioni di dollari destinati alla cassa integrazione.
Il quadro diventa ancora più critico nello scenario “High Intervention”. Qui le perdite occupazionali dirette raggiungono quota 30 mila unità. Sommando i lavoratori impiegati nei settori correlati, si superano le 94 mila unità. In questo contesto, il fabbisogno di cassa integrazione esplode: quasi 2 miliardi di dollari, il doppio dell’intera spesa pubblica destinata nel 2022 al welfare per i disoccupati, non solo nel settore automotive.
La riflessione centrale dello studio ruota attorno a un concetto preciso: il costo dell’inazione. Senza un piano per la transizione elettrica, non solo si perde competitività, ma si acuisce una crisi già in atto da tempo. Andrea Boraschi, direttore di Transport and Environment Italia, sottolinea che i problemi del comparto non nascono con la mobilità elettrica, ma la transizione rappresenta oggi la direzione obbligata per riallinearsi con l’industria globale.
Boraschi evidenzia anche l’importanza di un contesto normativo e fiscale che offra certezze, accompagnato da un sostegno concreto alla produzione delle tecnologie chiave lungo tutta la catena di fornitura. Modelli vincenti non mancano, come dimostrano gli interventi statunitensi in favore dell’industria nazionale.
Fra le proposte operative contenute nel briefing, spiccano misure indirizzate sia alla domanda che all’offerta. Da un lato si suggerisce di accelerare l’elettrificazione delle flotte aziendali e di introdurre meccanismi premiali come l’Ecoscore o forme di social leasing per facilitare l’accesso all’elettrico. Dall’altro si propone un uso mirato della leva fiscale per sostenere la produzione di veicoli e componenti. Lo studio invita a considerare la transizione non solo come una questione ambientale, ma anche come un’opportunità industriale ed economica, da cogliere con strumenti concreti.
63 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoconcetto personalmente espresso da anni, non a caso ho sempre detto le direttive UE per il 2035 erano praticamente obbligate indipendentemente dal discorso ambientale
Serve solo libera scelta senza obblighi e coercizione: il libero scambio su base volontaria.
Fatemi capire, senza incentivi fiscali e leasing sociale nessuno si caga le auto elettriche, pero' sono il futuro "inevitabile"? Ridicolo.
Con Trump negli States e le sue politiche in fatto di ambiente, l'unica industria "globale" a cui riallinearsi e' quella Cinese. O forse per "globale" si intende "globalista"?
Serve molto più tempo ed un passaggio graduale.
Peccato che negli altri commenti, vai avanti di propaganda PRO dittature o potenziali.
Quindi smettila di cagare fuori dal cesso
Diglielo alla Von der Troten e compagni di merende. Stanno creando delle perfette condizioni per l'avanzamento di AfD e soci (secondo un sondaggio Ipsos di ieri, l'AfD ha scavalcato la CDU/CSU, 25%).
Serve solo libera scelta senza obblighi e coercizione: il libero scambio su base volontaria.
Questo può funzionare a livello nazionale o europeo ma non a livello mondiale. La base per cui il libero mercato funzioni è che tutti abbiano le stesse regole, se qualcuno può fare quello che vuole e gli altri no il giochino si rompe.
Più che gridare allo scandalo o al complotto green perchè non riflettete sul perchè le società automotive occidentali piuttosto che investire e programmare bene la transizione all'elettrico hanno preferito lottare fino all'ultimo per non cambiare, la risposta ? perchè ci guadagnano èerchè hanno raddoppiato i prezi delle auto anche delle categorie più economiche o eliminandole come le utilitarie che di fatto non esistono più se non un paio di modelli in croce, fiesta yaris punto c3 micra polo tutte utilitarie che non vedranno eredi se non qualcuno in versione suv(vedi puma e yaris cross ad esempio) rimangono pochi come 208 corsa e ypsilon che però sono sovraprezzate troppo, clio prezzi un poco meno orribili e sandero unica a prezzi umani per la media di oggi se no solo auto cinesi dove pooi in caso di problem i non riesci a trovare ne officine autorizzate ne tantomeno pezzi di ricambio (o non ci sono e arrivano da fuori dopo mesi opure li trovi in italia ma costano un botto)
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