Monopattini elettrici come biciclette: ecco cosa cambia e come favorirà la micro-mobilità
di Nino Grasso pubblicata il 11 Dicembre 2019, alle 12:41 nel canale Urban MobilityUna mossa estremamente importante per l'evoluzoine (faremmo meglio a dire nascita) del settore della micro-mobilità urbana in Italia. Presto i monopattini potrebbero infatti essere equiparati alle biciclette tradizionali in ambito normativo
51 Commenti
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Non c' è nessuna definizione sul CdS di "strada a scorrimento veloce"
Forse ti confondi con questa :
D - STRADA URBANA DI SCORRIMENTO: strada a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia, ed una eventuale corsia riservata ai mezzi pubblici, banchina pavimentata a destra e marciapiedi, con le eventuali intersezioni a raso semaforizzate; per la sosta sono previste apposite aree o fasce laterali estranee alla carreggiata, entrambe con immissioni ed uscite concentrate.
Volgarmente dette "tangenziali"
Dove ovviamente le bici non possono andare
In Tangenziale a Modena, classificata come strada Extraurbana Principale quindi (tipo B, contraddistinte da segnaletica BLU....), ci sono i limiti a 70.....esattamente come sulle Extraurbane Secondarie dunque (che da codice della strada, cominciano dove ci sono i cartelli di FINE TERRITORIO COMUNE...ergo, nome comune sbarrato.....e sono sempre a segnaletica BLU).
Solo in alcuni tratti sono superiori.....Sassuolo e Bologna per la precisione.
Ma come vedi, il pastrocchio sta per via dell'amministrativo...as usual :
Le strade extraurbane secondarie non seguono una nomenclatura specifica. Infatti possono essere classificate dal punto di vista amministrativo e quindi denominate come strade statali, strade regionali o strade provinciali. Pertanto alcune strade statali, regionali o provinciali possono avere tratti classificati tecnicamente come strade extraurbane principali (strada di tipo B) altri come strade extraurbane secondarie (strada di tipo C) altri ancora come strade urbane (strade di tipo D e E).
E per LOGICA, io vieterei la circolazione non solo alle biciclette...ma anche alle macchine agricole/cingolate e TUTTI i mezzi troppo lenti che causano congestione (previo autorizzazione temporanea).
Questo vorrebbe la LOGICA......se oggi non e' cosi', e' solo colpa dell' "amministrativo".
1. Le norme del presente articolo e dell'art. 176 si applicano ai veicoli ammessi a circolare sulle autostrade, sulle strade extraurbane principali e su altre strade, individuate con decreto del Ministro dei lavori pubblici, su proposta dell'ente proprietario, e da indicare con apposita segnaletica d'inizio e fine.
2. È vietata la circolazione dei seguenti veicoli sulle autostrade e sulle strade di cui al comma 1:
a) velocipedi, ciclomotori, motocicli di cilindrata inferiore a 150 cc se a motore termico e motocarrozzette di cilindrata inferiore a 250 cc se a motore termico;
b) altri motoveicoli di massa a vuoto fino a 400 kg o di massa complessiva fino a 1300 kg;
c) veicoli non muniti di pneumatici;
d) macchine agricole e macchine operatrici;
e) veicoli con carico disordinato e non solidamente assicurato o sporgente oltre i limiti consentiti;
f) veicoli a tenuta non stagna e con carico scoperto, se trasportano materie suscettibili di dispersione;
g) veicoli il cui carico o dimensioni superino i limiti previsti dagli articoli 61 e 62, ad eccezione dei casi previsti dall'art. 10;
h) veicoli le cui condizioni di uso, equipaggiamento e gommatura possono costituire pericolo per la circolazione;
i) veicoli con carico non opportunamente sistemato e fissato.
Come vedi, nelle strade da "limiti 90", non possono circolare neanche le biciclette. Quindi, nemmeno i monopattini.....puoi stare sereno.
La realta' poi....e' ben diversa. Mai visto un trattore in tangenziale? Che magari si porta dietro le balle di fieno a traino? IO SPESSO....eppure, non potrebbero circolare.
Come le biciclette su strade extraurbane....eppure....i gruppi di ciclisti li vedi sempre.....perche' "fanno finta" di confonderle con strade provinciali dove invece possono circolare.
Ma le biciclette possono circolare su strade a scorrimento veloce SOLO SE le suddette strade sono affiancate da piste ciclo-pedonali.....altrimenti alle biciclette sarebbe VIETATO....anche le strade con limiti 70 dunque.
1. se uno vuole attaccarsi a luoghi comuni o a comportamenti scorretti generalizzati, ne trova più di uno per ogni categoria di mezzo di trasporto (nella mia città tutti gli automobilisti sono convinti che le strisce pedonali abbiano una funzione esclusivamente decorativa, i ciclisti sono convinti che il marciapiede sia destinato a loro, i pedoni attraversano quando gli pare senza guardare e camminano sulle ciclabili, i motorini tagliano la strada facendo il pelo ai tuoi parafanghi anteriori e ti sorpasserebbero anche da sotto se potessero, gli autobus procedono a velocità folli di notte - e a volte anche di giorno etc. etc.)
2. è molto raro che una persona appartenga solo ad una delle suddette "categorie"... io ad esempio vado a piedi, in bici e in macchina. Cosa sono, un santo quando vado in macchina e un delinquente assassino quando vado in bici, o viceversa?
Anche la legge più giusta applicata nel modo più equo farà un buco nell'acqua se la maggior parte delle persone ha scarso senso civico, viceversa la peggior legge possibile sarà temperata dal buon senso (che non è la scusa per fare come cavolo ci pare) nel caso contrario.
E' per questo che in Italia cambiano le leggi come si cambiano le mutande, ma non cambia mai niente.
Come hai scritto tu e anche nell'altro commento, il mio esempio era per spiegare che già oggi ci sono categorie che non rispettano il CDS (vuoi per interpretazione errata, ignoranza o semplicemente menefreghismo).
Il problema è che in una strada il soggetto più debole (e da tutelare) non è l'automobilista, ma il ciclista/monopattista (o come diavolo lo chiameranno).
Quindi per la SUA incolumità (e la mia tranquillità preferirei vederlo circolare ovunque, ma in spazi ben delimitati e protetti.
L'idea di essere obbligato ad andare a 20 km/h come estrema ratio per evitare incidenti e feriti/moriti non mi sembra la soluzione ideale a meno di rivedere il concetto del tempo che nella nostra società moderna è la nuova moneta.
1. se uno vuole attaccarsi a luoghi comuni o a comportamenti scorretti generalizzati, ne trova più di uno per ogni categoria di mezzo di trasporto (nella mia città tutti gli automobilisti sono convinti che le strisce pedonali abbiano una funzione esclusivamente decorativa, i ciclisti sono convinti che il marciapiede sia destinato a loro, i pedoni attraversano quando gli pare senza guardare e camminano sulle ciclabili, i motorini tagliano la strada facendo il pelo ai tuoi parafanghi anteriori e ti sorpasserebbero anche da sotto se potessero, gli autobus procedono a velocità folli di notte - e a volte anche di giorno etc. etc.)
2. è molto raro che una persona appartenga solo ad una delle suddette "categorie"... io ad esempio vado a piedi, in bici e in macchina. Cosa sono, un santo quando vado in macchina e un delinquente assassino quando vado in bici, o viceversa?
Vero. Credo che i problemi siano molteplici e tra le varie cose andrebbero anche affrontati a livello sociologico circa lo "stress" sociale a livelli mai visti (esempio: stamane strada in area commerciale, macchine e tir fermi per 100 metri per tipo 3 minuti per un bus di quelli doppi che doveva fare una manovra complessa per entrare in un vicolo, nemmeno passati 15 secondi dall'inizio e gia' cominciavano i clacson, gente che usciva dalle macchine, gente che cercava di passare comunque prima di rassegnarsi) la sola idea della pazienza e "mettersi nei panni altrui" e' evaporata. Se ti fermi come di norma al semaforo giallo quello dietro (non sempre ma capita solo a me spesso?) fa gesti, impreca e chissa cosa ti prega dietro. C'e' una sorta di presunzione di dover essere tutti [U]sempre[/U] nel giusto anche di fronte all' oggettivo e l'idea di chiedere "scusa" anche solo alzando una mano per un errore ad una precedenza o altro sembra ormai un inaccettabile segno di debolezza. Competizione perfino per arrivare primi all'apertura del centro commerciale. Non vorrei generalizzare troppo ma la percezione di questo sembra esserci tutta.
Non è tanto una percezione, ma è sintomatico della realtà in cui viviamo.
Abbiamo tutti fretta perchè il tempo ci manca sempre di più.
Quindi per noi metterci 5 minuti in più per arrivare ad esempio sul posto di lavoro può diventare un problema.
Poi mettici pure che la nostra società ha deciso che dobbiamo comportarci come degli automi, sempre efficientissimi ed iper puntuali (parlo soprattutto del privato dove la competizione è talmente alta che non puoi permetterti neanche un ritardo di qualche minuto).
Abbiamo tutti fretta perchè il tempo ci manca sempre di più.
Quindi per noi metterci 5 minuti in più per arrivare ad esempio sul posto di lavoro può diventare un problema.
Poi mettici pure che la nostra società ha deciso che dobbiamo comportarci come degli automi, sempre efficientissimi ed iper puntuali (parlo soprattutto del privato dove la competizione è talmente alta che non puoi permetterti neanche un ritardo di qualche minuto).
Per quanto assurdo sia anche solo riferito "all'andare al lavoro", fosse solo in quel caso sarebbe persino "comprensibile". Ma la cosa preoccupante e' che succede anche in contesti di tempo libero, ferie, vacanze, ad orari presumibilmente non lavorativi, da persona in eta' di pensione che non hanno certo problemi di tempo. La velocita' di vita forse e' stata imposta, ma una volta che si va veloce, chi apprezza andare piano anche quando potrebbe?
Guarda i veicoli, conosci qualcuno che passerebbe da una media sportiva da 200cv a una utilitaria da 60cv? Conosci qualcuno (parlo di masse ovviamente, non la solita autoproclamatasi mosca bianca) che nel weekend alla domanda "che fai di bello questo weekend?" ti risponde "niente e ne sono contento" o "mi cerco un panchina, mi leggo un libro, cerco il silenzio". Si va in vacanza per essere il piu' occupati possibile per non pensare perche' guai a guardarsi allo specchio. L'importante e' correre che intanto le ginocchia si consumano. E non dico di non vivere purtroppo anche io in questo vortice di "modernità".
Aggiungo: non credo sia da analizzare dividendo il privato dal non-privato come se quest'ultimo invece avesse altri ritmi. Studiando si scopre che ormai l'efficienza e la velocita' vanno ben oltre il singolo settore in cui si lavora e fa parte di ogni ambito della propria vita. Persino il mangiare, senza rendersi conto della salute connessa a queste abitudini, e' (spesso? sempre?) ridotto a tempistiche da ufficio[U] quando si e' a casa.[/U]
Guarda i veicoli, conosci qualcuno che passerebbe da una media sportiva da 200cv a una utilitaria da 60cv? Conosci qualcuno (parlo di masse ovviamente, non la solita autoproclamatasi mosca bianca) che nel weekend alla domanda "che fai di bello questo weekend?" ti risponde "niente e ne sono contento" o "mi cerco un panchina, mi leggo un libro, cerco il silenzio". Si va in vacanza per essere il piu' occupati possibile per non pensare perche' guai a guardarsi allo specchio. L'importante e' correre che intanto le ginocchia si consumano. E non dico di non vivere anche io in questo vortice di triste modernita' inesorabile, ma almeno sentire qualcuno porsi domande e cercare di rallentare almeno la propria velocita' di vita per quanto poco e inutile possibile sarebbe gia' qualcosa.
Si chiama competizione.
Dobbiamo sempre far vedere agli altri che noi facciamo molte più cose in posti fichi e costosi.
Personalmente non me ne frega nulla e mi disinteresso di sentirmi "migliore" degli altri (sarà anche per questo che sono fieramente NO SOCIAL )
Dobbiamo sempre far vedere agli altri che noi facciamo molte più cose in posti fichi e costosi.
Personalmente non me ne frega nulla e mi disinteresso di sentirmi "migliore" degli altri (sarà anche per questo che sono fieramente NO SOCIAL )
E' gia' un risultato in un epoca in cui e' oggettivamente volutamente "difficile" al punto che nelle domande di lavoro o colloqui ti chiedono il tuo/tuoi profili social come si desse gia' per scontato averlo.
Pur non avendo la formazione umanistica necessaria ad aver titolo a fare citazioni, ci sono filosofi del passato che avevano gia' spiegato facilmente questo scenario.
Chi ha vissuto la tecnologia consumer da quando era principalmente agli albori del digitale (fine anni 80) almeno qui da noi e ha potuto vivere e ragionare sull'evoluzione della stessa e sui perche' e per come l'attuale tendenza si sia creata, e' forse piu' facile capire di quanto poco ciascuno abbia bisogno. Sarei curioso di avere una statistica odierna: quanta gente ogni giorno (non) si dimentica il "telefonino" a casa rispetto al totale.
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