Emissioni di CO2 e reddito: il 10% più ricco del Pianeta ne è responsabile per il 50%
di Giulia Favetti pubblicata il 27 Febbraio 2023, alle 14:17 nel canale MercatoLa CO2 è la cartina torna-sole delle diseguaglianze sociali in termini di benessere economico: la carbon footprint dei top emitter è mille volte maggiore più rispetto alle persone più povere del Pianeta
Come direbbe Stan Lee, "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" : in questo caso il potere è quello d'acquisto, la ricchezza e il benessere economico, mentre le responsabilità sono quelle legate alle emissioni di CO2, che ciascuno i noi è chiamato a limitare quanto più possibile.
Nel sempre acceso dibattito dell'opinione pubblica fra chi abbia la responsabilità maggiore, in termini di emissioni clima-alteranti, fra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, viene spesso considerato come elemento decisivo la diversa densità demografica.
Se da una parte, viene detto, è vero che lo stile di vita occidentale ha un'impronta carbonica molto profonda, dall'altra i Paesi emergenti sono molto più popolosi: pertanto, le loro emissioni pesano di più nel conteggio globale.
Da lì, la maggiore responsabilità a riguardo.
Tuttavia, l'analisi della IEA (International Energy Agency) "The world’s top 1% of emitters produce over 1000 times more CO2 than the bottom 1%", mostra la questione da un altro punto di vista.
Il report, che ha preso in considerazione i dati di consumi ed emissioni relativi al 2021, non intende tirare una riga netta fra "buoni e cattivi", ma fare chiarezza, tramite un'analisi obbiettiva ed oggettiva, sul peso che le azioni delle persone normali ha, in concreto, sul delicato equilibrio del nostro Pianeta.
Dallo studio emerge come il 10% più ricco - comprendente 782 milioni di persone, quindi non i "super ricchi" che ammontano solo allo 0,6% della popolazione mondiale, circa 46,8 milioni di individui - sia stato responsabile di quasi metà della CO2 complessivamente rilasciata in atmosfera dagli utilizzi energetici, come il riscaldamento della casa e i trasporti, mentre il 10% più povero abbia emesso soltanto lo 0,2%.
In media, sostiene la IEA, ogni persona è responsabile di circa 4,7 tonnellate di CO2 ogni anno su scala globale; la maggior parte dei top emitter (85%) vive in economie avanzate, tra cui Australia, Canada, Unione Europea, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Regno Unito, oltre alla Cina.
Parliamo dell'equivalente di due voli di A/R tra Singapore e New York o di guidare un SUV medio per 18 mesi.
Questi grandi contrasti riflettono grandi differenze di reddito e ricchezza, nonché di stili di vita e modelli di consumo.
Il resto proviene dal Medio Oriente, dalla Russia e dal Sudafrica, mentre il 10% degli emettitori più poveri a livello globale vive nelle economie in via di sviluppo in Africa e Asia, dove consuma quantità relativamente ridotte di beni e servizi e in molti casi non ha accesso ai servizi elettrici e ai combustibili "puliti" per cucinare.
I tre autori dello studio hanno fatto riferimento anche al documento "The Carbon Inequality Era" pubblicato nel 2020 dallo Stockholm Environment Institute, che prese in esame un periodo di 25 anni (dal 1990 al 2015).
Secondo lo studio, lo 0,1% più ricco della popolazione mondiale emette 10 volte più CO2 del 10% più ricco messo insieme, superando le 200 tonnellate di CO2 pro capite/anno.
Inoltre, si spiega, sebbene le disparità dell'impronta delle emissioni tra i Paesi non siano di per sé un argomento nuovo, da alcuni anni i divari nelle emissioni di gas serra all'interno dei paesi e delle regioni hanno iniziato a diventare ancora più significativi.
Negli Stati Uniti, il decimo più ricco emette annualmente oltre 55 tonnellate di CO2 per individuo.
Rispetto ad altre regioni, il trasporto su strada rappresenta una quota particolarmente elevata (~ 25%) dell'impronta di carbonio di queste persone.
Nell'Unione europea, il 10% più benestante emette solamente 24 tonnellate di CO2 pro capite, molto meno rispetto alla controparte statunitense, in parte grazie a reti elettriche a minore intensità di emissioni.
Ma le disuguaglianze interne, quindi fra ceti diversi che vivono nella medesima regione geografica, sono altrettanto ampie, sia negli Stati Uniti che in Europa.
In entrambi i casi, il 10% emette da tre a cinque volte più CO2 dell'individuo medio e circa 16 volte più CO2 del 10% più povero.
Come in un effetto domino, il 10% meno abbiente dei Paesi più ricchi - che abbiamo elencato prima - emette più dell'individuo medio globale.
In Cina, la fascia più ricca è responsabile di quasi 30 tonnellate di CO2 per ogni individuo ogni anno, mentre la controparte indiana emette appena 7 tonnellate di CO2 pro capite.
In sostanza, evidenziano i tre analisti della IEA, se i top emitter globali manterranno gli attuali livelli di emissioni di CO2, entro il 2046 da soli avranno superato il budget di CO2 compatibile con lo scenario Net-zero 2050 (azzeramento delle emissioni nette entro metà secolo).
In altre parole, un'azione sostanziale e rapida da parte dei più ricchi Il 10% è essenziale per decarbonizzare abbastanza velocemente da mantenere in vista un riscaldamento di 1,5°C
Ecco perché è necessario che questa fascia di popolazione adotti azioni profonde e urgenti per ridurre le sue emissioni di gas serra, anche grazie alle maggiori disponibilità finanziarie di cui dispone e che gli consentono di investire nelle nuove ed emergenti tecnologie a basse emissioni.
L'effetto collaterale è l'abbattimento dei costi di tali tecnologie (in questo il Master Plan di Tesla è un esempio lampante) che diventano disponibili anche per le altre fasce della popolazione.
L'analisi della IEA pone al centro dell'attenzione anche l'altra faccia della medaglia, ovvero la povertà energetica.
Secondo i tre co-autori, occorre anche distribuire meglio gli investimenti globali nelle energie pulite, in modo da garantire a tutti un accesso ai servizi energetici basilari, puntando su fonti rinnovabili, misure di efficienza, tecnologie off grid, generazione distribuita.
"La ricchezza, il consumo di energia e il consumo di beni e servizi sono distribuiti in modo disomogeneo nel mondo. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) non fanno eccezione. Le emissioni variano da paese a paese e da generazione a generazione, ma ancora di più a seconda dei gruppi di reddito", hanno detto i tre autori in una nota.
39 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoNon certo per colpa dei singoli, ma di chi trova comodo produrre (e soprattutto estrarre) là.
Non certo per colpa dei singoli, ma di chi trova comodo produrre (e soprattutto estrarre) là.
Non vedo cosa c'entri.
Anzi, il fatto che NONOSTANTE l'uso di impianti/auto/ecc/ obsoleti e super - inquinanti i paesi emergenti inquinino molto meno di quelli ricchi, la dice lunga.
IMHO.
Non certo per colpa dei singoli, ma di chi trova comodo produrre (e soprattutto estrarre) là.
Quando si parla di CO2, in questi casi si intende ovviamente CO2 equivalente, quindi anche i gas refrigeranti (CFC inclusi) sono tenuti in considerazione.
Il buco dell'ozono non c'entra niente col riscaldamento globale.
Il buco dell'ozono non c'entra niente col riscaldamento globale.
NOn ho capito dove avrei detto c'entri col global warming (in realtà c'entra anche lui alterando l'entalpia dell'atmosfera ma non siamo in un corso di fisica tecnica quindi è inutile continuare), ho detto che c'è ANCHE lui.
-> https://www.isac.cnr.it/dinamica/da...modinamica1.pdf
Anzi, il fatto che NONOSTANTE l'uso di impianti/auto/ecc/ obsoleti e super - inquinanti i paesi emergenti inquinino molto meno di quelli ricchi, la dice lunga.
IMHO.
C'entra che gli articoli "accusabili" vengono sempre strumentalizzati politicamente.
"Ecco i soliti marxisti che flagellano il mondo ricco che li ha creati!!1111 NON ASCOLTATELI E' TUTTO FINTO, SCIENZA CORROTTA DALL'IDEOLOGIA"
(è lo stesso discorso che viene fatto sul Climate Change, per questo dico che sarebbe meglio stare attenti ai toni se non volete essere accusati di essere di parte e "tutt'altro che oggettivi" - poi c'è qualcuno che ci aggiunge anche "traditori", giusto perchè dovreste profilare meglio il lettore medio a cui vi rivolgete - non parlo per me dato che mica metto in dubbio la cosa, anzi la reputo così ovvia che trovo stucchevole doverla rimarcare semmai)
Cmq è l'inquinamento PRO CAPITE quello di cui si parla (visto che è rapportato al reddito medio dell' INDIVIDUO), non quello cumulato che è maggiore nei paesi in via di sviluppo.
[I]Se da una parte, viene detto, è vero che lo stile di vita occidentale ha un'impronta carbonica molto profonda, dall'altra [B][U]i Paesi emergenti sono molto più popolosi: pertanto, le loro emissioni pesano di più nel conteggio globale[/U][/B][/I]
Tue parole, visto che l'articolo porta la tua firma.
Aggiungevo che non è un problema di numero di abitanti, ma di impianti indipendenti dalla singola persona.
https://www.lescienze.it/news/2002/...l_ozono-589465/
Usando un modello numerico dell'atmosfera, il gruppo di Shindell ha simulato che cosa accadrà se gli inquinanti serra, il vapore acqueo e gli eccessi di calore dovessero raggiungere l'alta atmosfera per mezzo di processi come la convezione nei grandi temporali tropicali. Il metano è uno dei gas problematici.
Nell'intensa radiazione solare dell'alta atmosfera, il metano può reagire con altri gas per formare vapore acqueo, che poi viene spezzato in altre sostanze chimiche che distruggono l'ozono.
Tenendo conto di questi e altri processi, Shindell ha previsto che nel 2030 la stratosfera avrà recuperato solo circa un quarto del suo ozono.
non si capisce cosa vorresti dire.
che visto che paghi ti senti in diritto di far quel che ti pare?
che visto che paghi ti senti in diritto di far quel che ti pare?
No come sempre si dà la colpa alle "perfide multinazionali" a destra e all' "individuo egoista" a sinistra non capendo che il problema è la mutua interazione fra i 2.
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