Dimissioni Tavares, Salvini attacca duramente Stellantis, Giorgia Meloni più diplomatica

Com'era lecito aspettarsi, le dimissioni di Carlos Tavares hanno fatto scalpore, dato che sono arrivate poco più di un anno prima della scadenza del mandato, e una dopo l'altra sono arrivate le reazioni degli addetti ai lavori, ed anche delle istituzioni.

L'ormai ex CEO di Stellantis per molti mesi è stato il principale interlocutore con il governo italiano sulla questione produzione in Italia, e proprio alcuni dei politici al comando hanno esternato le loro considerazioni.

Il primo è stato Matteo Salvini, che in realtà non ha parlato molto di Tavares, ma ha piuttosto puntato il dito contro il vociferato mega compenso di uscita (100 milioni di euro), ed ha sfruttato l'occasione per attaccare duramente Stellantis.

Ha dichiarato il ministro dei Trasporti: "Il problema, più che Tavares e le sue esorbitanti richieste, è la proprietà. E’ una proprietà che di italiano ha ben poco ormai, che ha preso soldi in Italia per decenni per aprire fabbriche all’estero. Bisogna convocare i sindacati. Stellantis è il peggior esempio di come si fa impresa con il denaro pubblico. Il mio pensiero da ministro è vicino agli operai e alle loro famiglie, faremo di tutto per salvaguardarli". Salvini ne ha anche per Elkann: "Elkann avrebbe già dovuto venire in Parlamento e con un assegno non a parole, con un assegno che ricordi quanti miliardi di euro negli anni questa azienda di denaro pubblico ha incassato, ci sono ancora prestiti garantiti dallo Stato per miliardi di euro, a fronte di quali risultati economici, di quali chiusure, di quali licenziamenti e cassa integrazione. Quando c’è qualcosa da guadagnare, Stellantis incassa e scappa, mentre quando c’è qualcosa da chiedere lo chiede ai suoi operai".

Il ministro degli esteri Antonio Tajani sostiene il collega di partito, ed aggiunge anche un richiamo alle questioni europee: "Anche l’Europa dovrà fare la sua parte, bisogna cambiare alcune regole, penso al blocco della produzione di auto non elettriche a partire dal 2035, quindi c’è un percorso da fare".

La premier Giorgia Meloni, che spesso ci ha abituato alla sua proverbiale aggressività, si mostra invece più diplomatica nelle considerazioni: "Ho parlato con Elkann che mi ha comunicato le dimissioni di Tavares. La trattativa con il governo è neutrale, vogliamo fare del nostro meglio per difendere l’occupazione e l’indotto. Abbiamo un altro tavolo convocato a dicembre, speriamo possa essere quello risolutivo".