L'impianto di segregazione della CO2 più grande del mondo potrà estrarre solo lo 0,0001% del necessario
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 29 Giugno 2022, alle 09:07 nel canale Energie RinnovabiliL'impianto di Climeworks, in costruzione in Islanda, utilizzerà energie rinnovabili, ma il suo impatto rischia di essere quasi nullo rispetto al necessario. I crediti verdi però verranno venduti a peso d'oro
Quando si parla di decarbonizzazione, si intende la volontà di ridurre, se non del tutto azzerare, le emissioni in atmosfera di CO2, o l'equivalente di tali emissioni, derivanti dalle varie attività antropiche. Il traguardo è raggiungibile utilizzando il più possibile fonti di energia rinnovabile, eliminando la combustione dei fossili dall'equazione, ma spesso si sente parlare, come possibile soluzione, della segregazione di CO2.
Un procedimento che le piante svolgono naturalmente, quello di catturare la CO2 dall'aria, ma che può essere riprodotto artificialmente, appunto catturando la CO2, e confinandola dove non possa più ritornare nell'atmosfera. È quello che sta facendo la società svizzera Climeworks, che ha già un piccolo impianto operativo, ma che ora punta a una scala molto più grande, con un nuovo stabilimento in costruzione in Islanda.
Perché nella terra del ghiaccio e del fuoco? Proprio per questa sua particolarità, che permetterà di far funzionare il tutto tramite energia geotermica, e per le condizioni del sottosuolo, parte attiva del processo di segregazione della CO2. L'impianto, chiamato Mammoth, sarà ultimato tra 18/24 mesi.
Tramite una sorta di giganteschi ventilatori di aspirazione, la CO2 verrà catturata e successivamente miscelata all'acqua, creando in pratica qualcosa di simile all'acqua frizzante. A quel punto il liquido viene iniettato in particolari rocce, ricche di basalto, una roccia particolarmente reattiva, che permette la formazione di minerali carbonatici solidi, in un tempo di circa 2 anni, un procedimento piuttosto rapido, geologicamente parlando.
La quantità di CO2 estratta dall'aria resterebbe dunque intrappolata in questi composti, più o meno per sempre, riducendo di conseguenza la quantità di carbonio in atmosfera. Il problema, se così si può dire, è che la capacità di Mammoth, che sarà l'impianto di questo genere più grande al mondo, sarà di 36.000 tonnellate di CO2 segregate all'anno, il che corrisponde a circa lo 0,0001% delle emissioni da attività umane.
Un valore che rischia dunque di essere ininfluente per il riscaldamento globale, a meno che nel mondo non si diffondano circa un milione di impianti simili, e questo solo per arrivare al pareggio. Per ridurre la CO2 presente nell'aria, operazione per tentare di "guarire" il pianeta, servirebbe un numero ancora maggiore di impianti. Nonostante questo impatto limitato sulla situazione ambientale, Climeworks vende i "crediti verdi" generati dalle sue operazioni al prezzo - salato e non frizzante - di 1.000 euro per ogni tonnellata di CO2 segregata, e diverse altre aziende usufruiscono di questo servizio per bilanciare le proprie emissioni a livello amministrativo e non reale.
Questa tecnologia, data per promettente fino a pochi anni fa, rischia dunque di essere l'ennesima scusa per non intraprendere azioni più repentine ed efficaci.
43 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoma quanta co2 può catturare un albero? intendo quella che finisce nel sottosuolo senza essere più rilasciata nell'ambiente.
Mi pare che la cina abbia in opera una riforestazione per bloccare la desertificazione di alcune aree, e anche in africa dovrebbe (sulla carta) esserci un progetto analogo.
Per quanto riguarda il fatto che non é un businness... beh, se questi vendono a 1000 euro crediti verdi corrispondenti ad una tonnellata di co2 catturata, ecco un bel progetto per i paesi africani: piantare milioni di alberi, rilasciando "crediti verdi" a pagamento.
I vantaggi per loro:
-
-decine di migliaia di avrebbero un lavoro
-migliorerebbero il problema della desertificazione
-ci sarebbe un flusso di denaro dall'occidente
-gli alberi avrebbero bisogno di irrigazione, quindi infrastrutture
-potrebbero sfruttare gli alberi per la coltivazione, parchi, etc.
Mi pare che la cina abbia in opera una riforestazione per bloccare la desertificazione di alcune aree, e anche in africa dovrebbe (sulla carta) esserci un progetto analogo.
mi sa che si dovrebbe riforestare tutto il Sahara come minimo per andare a pari...
Contro 245,4 milioni di tonnellate, forse più, sequestrate ogni anno dalle foreste dell'UE.
Quasi 10'000 di questi impianti, e funzionano ad energia solare.
La risposta vi stupirà: 0
Nell arco del suo ciclo di vita gli alberi (e qualsiasi vegetale) tanta ne immagazzina tanta ne rilascia, non sono macchine magiche che catturano CO2. Questo avviene solo in particolari condizioni ossia quando gli alberi non vengono consumati in qualche modo. Centinaia di milioni di anni fa questo è successo perché gli alberi si sono sviluppati prima degli animali e dei batteri capaci di digerire la lignina. Oggi non è più così, quindi una pianta nasce, cattura co2, muore, viene consumata in qualche modo e rilascia co2 o peggio metano. Il bonus co2 intrappolata sotto terra sotto forma di idrocarburi ce lo stiamo giocando male (direi ce lo siamo giocato).
Nell arco del suo ciclo di vita gli alberi (e qualsiasi vegetale) tanta ne immagazzina tanta ne rilascia, non sono macchine magiche che catturano CO2. Questo avviene solo in particolari condizioni ossia quando gli alberi non vengono consumati in qualche modo. Centinaia di milioni di anni fa questo è successo perché gli alberi si sono sviluppati prima degli animali e dei batteri capaci di digerire la lignina. Oggi non è più così, quindi una pianta nasce, cattura co2, muore, viene consumata in qualche modo e rilascia co2 o peggio metano. Il bonus co2 intrappolata sotto terra sotto forma di idrocarburi ce lo stiamo giocando male (direi ce lo siamo giocato).
Vero solo se la legna poi la bruci. Se la usi nei mobili o a scopo edile, il carbonio resta lì. C'è da dire che per poterla usare in questo modo, va preparata una coltura a rotazione (in genere si divide il terreno in 14/20 spicchi, ogni anno se ne abbatte e ripianta uno).
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