Oliver Blume, CEO di Volksweagen, contro i dazi alle auto elettriche cinesi
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 07 Ottobre 2024, alle 16:22 nel canale Auto ElettricheIl CEO del Gruppo tedesco si è schierato contro i dazi punitivi che sono appena stati confermati, esattamente come ha fatto la Germania
Pochi giorni fa gli stati membri della UE sono stati chiamati al voto per confermare, o annullare, i dazi provvisori sulle auto elettriche cinesi importate nel nostro continente. Come ormai sappiamo, il voto ha confermato i dazi, non senza generare disappunto in chi fin dal principio si era opposto a questa soluzione.
Come ad esempio il Gruppo Volkswagen, che nel suo CEO Oliver Blume ha trovato uno dei sostenitori del fronte contrario. Anche dopo il voto, Blume ha sottolineato come secondo lui questa strada sia quella sbagliata: "Invece di tariffe punitive, si dovrebbe trattare di un reciproco riconoscimento degli investimenti. Coloro che investono, creano posti di lavoro e collaborano con le aziende locali dovrebbero trarne un vantaggio quando si tratta di tariffe".
In pratica Blume sostiene che le diverse aziende cinesi non andrebbero trattate tutte allo stesso modo, ma si dovrebbe tenere conto, nel momento della decisione dell'entità della "punizione", di quanto la singola azienda abbia investito in Europa e creato occupazione. Una posizione che potrebbe essere condivisibile, ma che secondo alcuni nasconde semplicemente il tentativo di proteggere gli affari (notevoli) che Volkswagen ha in Cina.
La posizione di Blume tuttavia è in linea anche con quella del Paese che è casa di Volkswagen, la Germania, schierata nel fronte contrario ai dazi. Il voto ha portato 10 governi a favore (tra cui anche Italia e Francia), e 5 governi contrari, tra cui appunto la Germania. Addirittura 12 gli astenuti, a sottolineare come la questione non sia proprio vista nello stesso modo nelle diverse parti d'Europa.
3 Commenti
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Ha ragione Zocchi:
Questi ceo sono talmente bugiardi e cialtroni che riescono pure a mettere d'accordo me e Z.
In questi anni VW ha sbagliato tutto ciò che poteva sbagliare qui in Europa ma c'era la rete di sicurezza della Cina, ora non più!!
Parla di trattare diversamente chi investe senza però distinguere su che tipo di investimenti ( cinesi ) sarebbero meritevoli di attenzione.
Un conto è costruire un impianto che si limita al mero assemblaggio di una vettura con componenti importati, altro invece è quando ci si appoggia ad una filiera e ad un indotto locale per tirare fuori lo stesso prodotto.
Caro Blume comincia a cambiare registro qui in Europa rivoltando come un calzino l'azienda e il gruppo che dirigi!
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