Dongfeng pronta a vendere in Italia: ecco il SUV Voyah Courage e la piccola Box
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 17 Settembre 2024, alle 14:48 nel canale Auto ElettricheDopo mesi di voci è arrivata la conferma: Dongfeng è pronta ad arrivare anche nel mercato italiano, con due nuove auto elettriche di segmenti popolari nel nostro Paese
La casa cinese Dongfeng aveva promesso importanti novità in occasione del Salone di Torino, ed in effetti è stata di parola. L'azienda, di proprietà statale, ha partecipato alla kermesse torinese, occasione in cui ha annunciato l'espansione in altri mercati europei, Italia compresa.
Dongfeng ha già iniziato le vendite in Europa, come sempre dai Paesi del nord, ma un po' in sordina e con risultati tutto sommato rivedibili. Secondo i dati di Dataforce, infatti, da gennaio a luglio 2024 avrebbe immatricolato poco più di 600 auto, contando anche il Regno Unito.
Ora è pronta a cambiare passo, seguendo il trend dei molti marchi cinesi che arrivano sul nostro mercato, e lo farà con due modelli particolarmente adatti al Vecchio Continente. Con il marchio Voyah, che usa per i veicoli di più alta gamma, Dongfeng porterà il SUV Courage, che misura 4,72 metri, e si piazza in un segmento molto popolare, dove tra le elettriche domina la Tesla Model Y.
Il design Voyah ha un tocco asiatico, ma le linee sono tutto sommato compatibili anche con i gusti europei. In dote porta un motore da 210 kW di potenza, con batteria da 80 kWh, per un'autonomia fino a 440 km. Tutto questo con architettura a 400 volt, ma pare sia già alla studio una top di gamma a 800 volt, con batteria da 110 kWh e possibilità di percorrere fino a 800 km. Il prezzo sarà ovviamente un punto cruciale, considerando che il modello Tesla parte da poco meno di 43.000 euro.
Per una fascia di prezzo completamente diversa, c'è invece la Dongfeng Box, auto un filo più lunga di 4 metri, che dovrebbe piazzarsi nella fascia al di sotto dei 25.000 euro, per battagliare con le compatte come Renault 5, Citroën ë-C3, la Fiat Grande Panda e la Leapmotor T03, queste ultime tutte vetture di Stellantis. Di recente vi avevamo mostrato qualche dettaglio in più proprio di questo modello.
Anche in questo caso la società dovrà trovare il giusto equilibrio tra prezzo e prestazioni, considerando che la Box ha versioni a 32 o 43 kWh di batteria, ma ha sulla spalle sempre l'ipotetico peso dei dazi. Nel frattempo Dongfeng ha già messo in viaggio tre carichi con un totale di 2.000 Box.
10 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSe è di proprietà statale ( nella pratica lo sono tutte ) non so se si possa parlare ancora di sovvenzioni.
Come se un privato immettesse capitale proprio nelle casse della azienda di sua proprietà.
Sul controllo statale c'è ben poco da obbiettare, gestiscono loro il know how e non corrono il rischio di perderlo o che l'azienda molli il paese e vada a far arricchire altri. Ogni riferimento a Stellantis è casuale.
Come se un privato immettesse capitale proprio nelle casse della azienda di sua proprietà.
Ma non è vero. Non confondiamo eventuali partecipazioni statali con il fatto che un governo controlla in tutto e per tutto un'azienda, come succede in Cina.
Farebbe ridere se non facesse piangere
Riaguardo alle sovvenzioni ti faccio presente che l'Italia sovvenziona l'industria del petrolio con miliardi di euro: https://www.ilfattoquotidiano.it/20...report/7505392/
Riguardo alla "questione morale" in teoria sarei d'accordo con te, ma sono stati gli USA a far entrare, più di 20 anni fa, la Cina nel WTO, e dal quel momento siamo stati invasi dai prodotti cinesi. Inoltre anche se compri un'auto europea non elettrica, tra il 15% e il 30% dei componenti sono cinesi, quindi accanirsi sulle auto elettriche cinesi è ipocrita.
A dire il vero tutte le realtà industriali cinesi di un certo livello, in un modo o nell'altro chi più chi meno, sono a partecipazione statale...
Riguardo alla "questione morale" in teoria sarei d'accordo con te, ma sono stati gli USA a far entrare, più di 20 anni fa, la Cina nel WTO,
Ok, 20 anni fa è stato commesso un errore non è che dobbiamo perseverare per forza si può ammettere
l'errore e cercare di rimediare.
Si ma la lavorazione è fatta per la maggior parte in Europa e non è poco
Vabbé se parliamo di questione morale, l'Italia con le mine antiuomo prodotte dalle sue aziende (che hanno anche benefici statali) e vendute in tutto il mondo, ha sbudellato uomini donne e bambini per anni in svariati conflitti
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