Chernobyl torna a produrre energia, ma questa volta con il solare
di Alessandro Bordin pubblicata il 22 Gennaio 2018, alle 15:41 nel canale Tecnologia
Le autorità ucraine hanno dato il via ad una riconversione degli spazi ad accesso limitato nell'area di contaminazione di Chernobyl, permettendo l'installazione di un impianto ad energia solare a cui ne seguiranno probabilmente altri. Ecco qualche dettaglio.
Il 26 aprile del 1986 è una data che non verrà certo dimenticata, poiché avvenne il più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare. E quel nome sconosciuto fino ad allora, Chernobyl, è diventato qualcosa che suona come un incubo nell'immaginario collettivo (pur essendo accaduto a Pripjat, 3Km dal disastro, contro i 18Km da Chernobyl). La contaminazione radioattiva è a livelli molto alti e, considerando i valori di dimezzamento radioattivo, è previsto il ritorno all'urbanizzazione in sicurezza non prima di 24000 anni.
Resta il fatto che alcuni provvedimenti, come la creazione di un nuovo sarcofago per coprire il tristemente noto reattore n. 4, abbia portato ad un abbattimento delle radiazioni nelle zone immediatamente limitrofe del 90%, pur rimanendo estremamente contaminato il suolo. Una premessa utile per capire una recente iniziativa del governo ucraino, volta a convertire gli spazi proibiti nella più grande centrale solare al mondo.
Il progetto, nato nel 2016, prevede di fatto di coprire più aree possibili della zona contaminata con pannelli solari, basandosi su alcune considerazioni decisamente convincenti. La prima è quella zona non può essere utilizzata per nulla e non ci sono problemi di concessioni. La seconda, non meno importante, è che esiste già l'infrastruttura per veicolare nel sistema nazionale l'energia prodotta, perché è la stessa che metteva in comunicazione la vecchia centrare atomica con la power grid. Detto in parole semplici: tutti i cavi che portavano l'energia alla rete elettrica ai tempi della centrale atomica verranno riutilizzati, in questo caso veicolando quella generata dai pannelli solari.
Terzo elemento è la tutto sommato semplice posa dei pannelli, per i quali sono stati studiati appositi supporti. Essendo in vigore il divieto assoluto di praticare scavi nel suolo contaminato, sono state realizzate speciali basi in cemento da appoggiare direttamente sul terreno. La creazione del nuovo scarcofago, poi, ha dato di fatto il via libera alla posa, poiché permette agli operai di lavorare in maggiore sicurezza, pur restando limitato il tempo di intervento.
Attualmente è stato posizionata una centrale da 1MW, come riportato da Electrek.co, ma ne seguiranno altre. Si noti anche dalla figura come il nuovo impianto sia praticamente a ridosso della vecchia centrale, poiché risulta più semplice connettersi alla rete distributiva originale.
45 Commenti
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Dovrebbero farlo anche a fukushima, tanto per un bel po' in quella zona c'è tutto lo spazio disponibile.
l'unico problema è che:
[LIST]
[*]nevica
[*]non è il posto più assolato del mondo.
[/LIST]
insomma, tipo il nord italia. non il luogo più climaticamente adatto, ma se del resto non ci si può fare niente altro, tutto sommato può essere una buona soluzione
Vivrebbero di rendita.
vivono di rendita ma col petrolio che costa di meno
Vivrebbero di rendita.
si am il pannello si logora anche prima e, ahimè, la durata produttiva di un panello solare è breve... 5 anni al 100% poi inizia il neppure troppo lento declino. Sbaglio o sono altri 5 anni..? mi pareva di aver sentito 10 anni in tutto.
E' chiaro che in clima più freddo e meno ore di sole sarà più difficile che si rovini anzichè in mezzo al deserto.
IMHO
p.s. e quanto inquina costruirli e smaltirli, per soli 10 anni di utilizzo
un impianto pilota installato a Casaccia dall'enea nell'81 nel 2013 aveva un rendimento residuo del 87%...
il PBT energetico si ha in meno di 2 anni...
E' chiaro che in clima più freddo e meno ore di sole sarà più difficile che si rovini anzichè in mezzo al deserto.
IMHO
p.s. e quanto inquina costruirli e smaltirli, per soli 10 anni di utilizzo
Bisognerebbe chiederlo agli abitanti di Cernobyl, secondo me preferiscono l'inquinamento dei pannelli solari piuttosto che le radiazioni...
Mi piacerebbe sapere quanti di questi hanno avuto il tumore alla tiroide , quanti aborti spontanei, quante malformazioni, quane malattie contratte dall'esposizione continua, quanti danni per l'ingerimento di cibo contaminato...non lo sapremo mai
so solo una cosa, che a quei tempi in Italia non si poteva mangiare l'insalata a foglia larga, molte coltivazioni della pianura furono gettate, e noi siamo a oltre 3.000 km di distanza, figuriamoci attorno alla centrale
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