I Tesla Supercharger ora sono la rete fast pubblica più grande d'Europa. Ecco com'è stato possibile
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 24 Maggio 2022, alle 11:11 nel canale Soluzioni di ricarica
Da rete privata solo per utenti Tesla, a rete pubblica fast numero uno in Europa. Ecco le mosse che hanno portato a questo risultato, che offrirà a Tesla enormi vantaggi futuri
I Tesla Supercharger, le stazioni di colonnine DC proprietarie dell'azienda di Elon Musk, sono da sempre un fiore all'occhiello, nonché uno dei motivi che hanno spinto negli anni tanti potenziali clienti a scegliere proprio Tesla. In un contesto di reti di ricarica ancora acerbe, avere colonnine sicure, funzionanti e numerose ha sempre generato una forte attrazione verso il marchio.
Guardando la questione dal lato opposto, quello di tutti gli altri automobilisti elettrici, la stessa rete Supercharger ha generato anche invidie, critiche e attacchi, proprio per la sua esclusività. Di recente però Tesla ha preso la difficile (ma attesa) decisione di aprire la rete - almeno in parte per ora - anche alle automobili della concorrenza. Una mossa che ha reso immediatamente la rete Supercharger la più grande d'Europa, superando anche la concorrenza sostenuta da diversi brand e da fondi comunitari. Come è stato possibile?
Evoluzione dei Supercharger
Per capire i passaggi che hanno portato a questo risultato, praticamente premendo al volo "un interruttore" bisogna fare due piccoli salti indietro, alla creazione dei primi Supercharger, e al lancio della Tesla Model 3. La rete di ricarica proprietaria è nata poco dopo il lancio dell'ammiraglia originale, la Model S, con una scelta tecnica singolare: utilizzare un connettore con forma simile all'europeo Tipo 2, ma con pin in posizioni diverse. Questo permise, in Europa, di usare lato vettura una sola presa, sia per la ricarica AC che per quella DC, con quest'ultima possibile però solo presso i Supercharger. Per utilizzare, ad esempio, il connettore Chademo, le Model S necessitavano di un adattatore, che sarebbe per altro vietato dalla normativa.
Di fatto quindi i Supercharger avevano una "finta spina Tipo 2", motivo per cui era incompatibile con la ricarica di altri veicoli, nonostante fisicamente potesse entrare nelle prese delle automobili di qualsiasi marchio. E qui entra in gioco il lancio della Model 3, la prima Tesla effettivamente pensata per un lancio globale, e quindi dotata, per l'Europa, della presa Combo CCS, lo standard che nel frattempo si era imposto nel vecchio continente. Questa vettura, come poi anche la Model Y, mantiene l'esperienza user friendly tipica dei Supercharger (nessuna autenticazione, riconoscimento automatico della vettura, fatturazione integrata) ma con la spina standard europea. Per far questo Tesla ha ovviamente dovuto aggiornare i vecchi Supercharger, aggiungendo il nuovo cavo, e creandone di nuovi con solo la spina CCS Combo.
Più colonnine della concorrenza
Questo ha fatto sì che di fatto Tesla si trovasse con una rete compatibile con tutte le auto europee moderne, tanto che per abilitare la ricarica a questi veicoli gli è sufficiente un aggiornamento software da remoto alle singole stazioni Supercharger. È di fatto ciò che ha iniziato a fare con il programma di apertura a tutti i marchi, situazione che si è evoluta rapidamente, dalle poche decine di stazioni iniziali, alle circa 200 attualmente aperte in Olanda, Norvegia, Francia, Austria, Belgio, Spagna, Svezia e Regno Unito. Le più grandi reti ultrafast europee hanno però centinaia di location già operative, come nel caso di Ionity che ne conta 417, supportate per altro da diverse case automobilistiche e da contributi della Comunità Europea. Come ha fatto dunque Tesla a diventare la rete pubblica più grande? Seppur senza aprire tutte le stazioni, Elon Musk e soci possono contare su una media di punti di ricarica per singola stazione nettamente più alta, circa 9 contro le circa 4 della concorrenza. Tesla si trova dunque con 1.800 punti di ricarica aperti a tutti, e che potrebbero aumentare schioccando le dita, contro i 1.738 di Ionity.
Da quando è in corso il progetto pilota di apertura dei Supercharger alle auto di qualsiasi marchio sono tanti i clienti Tesla che si sono lamentati, ed hanno paventato un futuro funesto fatto di code di attesa e vetture parcheggiate male, proprio per la perdita dell'esclusività. Tesla però, dal canto suo, ha da ora l'opportunità di fatturare cifre considerevoli dalle ricariche da altri marchi, che sono proposte anche con abbonamenti, e quindi con incassi ricorrenti. Ma cosa più importante, diventando un CPO pubblico, e non più privato, potrà avere accesso a tutti quei contributi governativi che prima gli erano preclusi, con conseguente vantaggio per tutti. Queste nuove fonti di sostentamento serviranno infatti per creare ancora più stazioni Supercharger, ancora più punti di ricarica, e ancora più incassi da vetture della concorrenza, in un circolo vizioso positivo.
24 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIntanto perchè rischi di trovare occupati stalli che fino al giorno prima erano esclusivi, cosa che ha avuto un peso per chi ha acquistato quest'auto. Ma anche perchè le altre auto hanno porte di ricarica in posizioni diverse, mentre i cavi attaccati alle colonnine Tesla hanno una lunghezza che è stata pensata solo per questo marchio e per la posizione standard in cui hanno collocato i connettori.
Ne segue che spesso le auto di altre marche si sono viste all'estero posizionarsi in modo trasversale per poter ricaricare, occupando così fino a 2 o 3 stalli, specialmente quelle che hanno lo sportellino sulla fiancata, magari tra la portiera e la ruota anteriore.
Scommetto la casa che tra 3-5 anni il pieno di elettricità costerà tanto quanto un pieno di benzina
Purtroppo EnelX costa anche più cara: ho pagato 0.68 per una ricarica 60 kW
Probabile, ma con la differenza che non posso mettermi pozzo e raffineria in giardino, ma posso mettermi i pannelli solari
Ma come? L'energia elettrica non e' "gratis"? Le auto elettriche non sono green? Il litio non e' fabbricato dalle marmotte con fibre vegetali?
Installatevi una pala eolica sul tetto di casa ed enjoy le 14 ore di ricarica...
Installatevi una pala eolica sul tetto di casa ed enjoy le 14 ore di ricarica...
Infatti a casa (dove ricarico il 90% delle volte) grazie ai pannelli solari non pago nulla. Qui si parla dei supercharger
Intanto perchè rischi di trovare occupati stalli che fino al giorno prima erano esclusivi, cosa che ha avuto un peso per chi ha acquistato quest'auto. Ma anche perchè le altre auto hanno porte di ricarica in posizioni diverse, mentre i cavi attaccati alle colonnine Tesla hanno una lunghezza che è stata pensata solo per questo marchio e per la posizione standard in cui hanno collocato i connettori.
Ne segue che spesso le auto di altre marche si sono viste all'estero posizionarsi in modo trasversale per poter ricaricare, occupando così fino a 2 o 3 stalli, specialmente quelle che hanno lo sportellino sulla fiancata, magari tra la portiera e la ruota anteriore.
Quello delle colonnine supercharger può diventare un business che si autoalimenta e Tesla ha già dimostrato di saper crescere in modo esponenziale.
Link ad immagine (click per visualizzarla)
Di certo non uno degli investimenti migliori che abbia fatto con il senno di poi, di certo non tra i peggiori
Per fortuna che i siti di tecnologia sono pieni di "articolisti" che fanno "damage control" aggratis per tutti
Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".