Produrre pompe di calore in Cina costa la metà, ma non grazie a fabbriche e manodopera
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 18 Febbraio 2025, alle 11:32 nel canale Energie Rinnovabili
La Cina si sta imponendo anche nel settore delle pompe di calore, ma il costo nettamente più basso non dipende da fabbriche e manodopera
51 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infopoi sai già che la cina non ha mai fatto una mazza nell'ambito dei motori a scoppio dove avevamo noi la conoscenza. vuoi far tutto elettrico e fra batterie e motori hai aiutato soltanto loro ammazzando le nostre aziende. come sappiamo essere stronzi noi nessun altro
posso ipotizzare le auto phev più vendute al mondo siano già cinesi e come ben sappiamo le phev hanno sia motore elettrico e sia endotermico. possiamo girare la situazione come vogliamo ma in ogni caso stiamo facendo schifo ahinoi, speriamo in una veloce ripresa
piacerebbe anche a me pensare in una "veloce ripresa" ma ci siamo fatti schiacciare.. non abbiamo le risorse per ripartire adesso
Il problema grosso è come essere competitivi e non è qualcosa che puoi fare su produzione che ormai sono uscite e che è impossibile far rientrare perchè non hai la supply chain o economie di scala tali da essere competitive.
Il vero problema in Europa è l'innovazione e l'eccesso normativo a cui si aggiunge in Italia quello delle dimensioni delle imprese che sono troppo piccole per competere a livello globale.
Dbbiamo reinventare la nostra base industriale, invece corriamo dietro sogni verdi che vanno a beneficio di altri.
Per essere competitivi con chi ha prezzi inferiori c'è l'innovazione o lo spostemento verso l'alto gamma o nicchie dove i prezzi non sono così importanti.
Ci vuole il mercato unico per le economie di scala, motivo per cui è nata la UE, e politiche industriali coerenti e costanti nel tempo, ma da sole non bastano. Se però ogni stato tira per se, alla fine gli unici contrubuti su cui in UE sono tutti d'accordo da sempre son quelli all'agricoltura
L'europa, e l'italia ancora di più, è schiacciata tra l'innovazione americana e la concorrenza cinese, infatti da 20 anni il PIL italiano non cresce, ecco il primo risultato al volo :
Pil Italia, da 20 anni la crescita media annua è pari a zero
https://www.ilnordestquotidiano.it/...-e-pari-a-zero/
Link ad immagine (click per visualizzarla)
(ops, non so come ridimensionare l'immmagine)
1. pagano niente l'energia elettrica
2. pagano poco i dipendenti
3. non rispettano le norme antiinquinamento europee
4. hanno le materie prime a prezzi stabiliti dal governo (che ha fatto incetta di materie prime negli anni oltre ad averle nel sottosuolo)
5. ricevono contributi statali per il dumping dei prezzi nei settori di interessee
6. etc etc etc
ce ne sono una marea di motivi per cui non si può fargli la concorrenza.. ANCHE il lato materie prime ovviamente
la dimensione della Cina è un indubbio vantaggio.. più superficie, più materie prima nel sottosuolo ma il fatto che sia stato lo stato a fare incetta di materie prime e comandare i prezzi delle stesse è un vantaggio non da poco..
se vogliamo battere la cina dobbiamo scendere al loro livello sulla qualità della vita in stabilimento
Aggiungiamo:
1) niente sindacati se non quelli governativi (di fatto, niente sindacati)
2) niente o quasi normative per la sicurezza sul lavoro
3) niente normative sullo sfruttamento del suolo
4) di fatto una dittatura più simile ad una dinastia in stile Corea del Nord.
Poi però anno anche un sistema universitario in cui, oltre non a farsi le pippe mentali gender/politiche come i nostri, ognuno può accedere gratuitamente, a patto che abbia risultati ottimi per tutti gli anni di frequenza. Ovvio che questo genera uma forte meritocrazia e sfornano ottimi laureati soprattutto nei settori tecnologici.
Ripeto qui c'è da ripensare completamente la politica industriale dove strumenti come il protezionismo più o meno celato possono essere utilizzate se però c'è un piano di sviluppo verso una direzione, perchè alla fine sono STUMENTI che però hanno senso solo se c'è una idea di futuro.
Mi pare che questo non ci sia non solo in Italia, cosa che non mi sorprende pechè che ormai è in coma almeno dagli anni '90, ma non c'è nemmeno a livello europeo.
Siamo di fronte ad un altro momento epocale come la crisi petrolifera, l'ingresso nell'euro, l'ingresso della Cina nel WTO ma mi sembra che si dormino sonni tranquilli e si prentende di fare tutto come prima.
Ma non è così.
La commissione come minimo doveva virare di 180° rispetto alle politiche green adottate che non hanno economicamente alcun senso.
Guardate che anche per l'Italia sono razzi amari se in Germania sale AFD.
L'EU non è mai stata a rischio frattura come ora.
le più vendute toyota
a meno che non intendi vendute in cina ma loro si comprano la loro quindi conferma quello che ho detto
a meno che non intendi vendute in cina ma loro si comprano la loro quindi conferma quello che ho detto
ho chiesto a copilot e grok chi sia il maggior produttore MONDIALE di phev nel 2024 e mi hanno ambedue risposto BYD (appunto cinese)
chiedigli anche dove vendono e che vendevano anche li i loro motori a benzina merdosi mentre all'estero nulla. quindi mi dai ragione. piantala che è meglio
non vuoi confrontarti ma vuoi avere ragione nonostante la realtà dei fatti dica il contrario e allora posso solo venirti incontro, hai ragione
Il problema grosso è come essere competitivi e non è qualcosa che puoi fare su produzione che ormai sono uscite e che è impossibile far rientrare perchè non hai la supply chain o economie di scala tali da essere competitive.
Il vero problema in Europa è l'innovazione e l'eccesso normativo a cui si aggiunge in Italia quello delle dimensioni delle imprese che sono troppo piccole per competere a livello globale.
Dbbiamo reinventare la nostra base industriale, invece corriamo dietro sogni verdi che vanno a beneficio di altri.
Ma la produzione industriale è in picchiata che poi è quello che conta visto che la bilancia commerciale fotografa solo il rapporto tra il valore delle importazioni e quello delle esportazioni.
In Italia è tenuta sotto controllo anche grazie alla deflazione salariale visto che la produttività cresce pochissimo ma non è una cosa sostenibile.
Che sia in picchiata è un dato evidente, siamo a 730 giorni di calo, manca del tutto una politica in tal senso.
Ma non tutto deve ridursi all'industria, siamo un Paese esportatore in diversi settori, il tutto non deve ridursi alla solita automobile che è in crisi da molti anni e senza una via di sbocco credibile.
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