La Cina fa sul serio sul clima e sfida l'Occidente: in calo le emissioni di CO2
di Manolo De Agostini pubblicata il 20 Maggio 2025, alle 07:13 nel canale Energie Rinnovabili
Per la prima volta, le emissioni di CO2 della Cina sono diminuite nonostante l'aumento della domanda energetica. Secondo diverse analisi, il merito è dello sviluppo delle energie rinnovabili. Restano però fattori di rischio che potrebbero invertire la tendenza.
Le emissioni di CO2 - anidride carbonica - della Cina calano nonostante l'aumento della domanda energetica: è l'inizio di un'inversione duratura? È questa la domanda che sovviene spulciando un'analisi condotta dal Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), pubblicata da Carbon Brief.
Nello studio si segnala un calo dell'1% delle emissioni complessive nell'ultimo anno da parte della Cina, con una contrazione del 1,6% nel primo trimestre del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024.
Secondo il ricercatore Lauri Myllivirta, questo andamento potrebbe rappresentare un punto di svolta, poiché è la prima volta che un calo delle emissioni non è associato a una crisi economica o a una contrazione della produzione industriale. Al contrario, la domanda energetica cinese ha continuato a salire, ma la produzione da fonti rinnovabili - in particolare solare, eolica e nucleare - ha superato la crescita dei consumi, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili.
Secondo i dati della National Energy Administration cinese, nel 2024 la capacità totale di generazione di energia installata in Cina ha raggiunto i 3,35 miliardi di kilowatt, con un aumento del 14,6% su base annua. La capacità di generazione di energia solare della Cina è aumentata del 45,2%, raggiungendo circa 890 milioni di kilowatt, mentre la capacità di generazione di energia eolica è aumentata del 18%, raggiungendo circa 520 milioni di kilowatt.
Le emissioni del solo settore elettrico, secondo Carbon Brief, sono diminuite del 2% da marzo 2024 a marzo 2025. Parallelamente, la struttura economica cinese sta mostrando segnali di transizione: il peso di settori ad alta intensità di carbonio, come quello del cemento e dell'acciaio, è in calo, mentre l'adozione di veicoli elettrici continua a crescere rapidamente.
Questa evoluzione è anche il risultato di ingenti investimenti pubblici: nell'ambito del 14° piano quinquennale, avviato nel 2021, la spesa per infrastrutture legate all'energia pulita ha superato il 10% del PIL cinese, superando persino il comparto immobiliare.
Nonostante i segnali incoraggianti, gli analisti mantengono un atteggiamento prudente. Eventi climatici estremi, come un'estate particolarmente calda o periodi di siccità prolungata, potrebbero aumentare la domanda di elettricità e ridurre l'efficienza dell'idroelettrico, costringendo le centrali a carbone e gas a compensare il deficit. Inoltre, le incertezze geopolitiche, come gli effetti delle tariffe statunitensi, contribuiscono a rendere le previsioni sulle emissioni cinesi meno stabili.
L'attenzione si sposta ora sulle scelte politiche del governo cinese nei prossimi anni. Il 15° piano quinquennale, atteso nel 2026, definirà nuovi obiettivi energetici e ambientali. La traiettoria delle emissioni cinesi nei prossimi dieci anni sarà determinante non solo per il paese, ma per il destino globale della lotta al cambiamento climatico.
Secondo Myllivirta, una conferma strutturale del calo delle emissioni permetterebbe alla Cina di rafforzare il proprio ruolo nelle politiche climatiche internazionali e potrebbe incentivare anche altri paesi ad accelerare la transizione.
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