Il Medio Oriente sostiene la sua conversione green grazie ai proventi del petrolio

di pubblicata il , alle 13:59 nel canale Energie Rinnovabili Il Medio Oriente sostiene la sua conversione green grazie ai proventi del petrolio

I governi arabi stanno intensificando le loro ambizioni ecologiche in vista del vertice COP27 sul clima, ma è la vendita di petrolio a rendere la conversione possibile

 

Il Medio Oriente sta compiendo passi in avanti nel ridurre la sua carbon print, anche in vista dei due grandi eventi che avranno luogo in Egitto e ad Abu Dhabi, rispettivamente la CO27 prevista a Sharm El-Sheikh con data di inizio il 6 novembre e, l’anno prossimo, la COP28; secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sono tra i 26 paesi che hanno aggiornato i propri obiettivi climatici in linea con le promesse fatte lo scorso anno alla COP26 di Glasgow, nel Regno Unito.

L'Egitto promette di ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra dai settori dell'elettricità, dei trasporti e del petrolio e del gas rispetto al limite auto-imposto in precedenza, ma solo a patto di ricevere sostegno finanziario dalla comunità internazionale. Gli Emirati Arabi Uniti hanno alzato la percentuale di tagli delle emissioni serra, entro il 2030, dal 23,5% al 31%. Con queste premesse, le Nazioni Unite hanno calcolato che l’aumento delle emissioni globali sarà pari al 10,6% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030, rispetto al 13,7% previsto in un'analisi simile stilata lo scorso anno; può sembrare incoraggiante, ma in realtà una tale riduzione è molto lontana dalle misure necessarie per limitare il riscaldamento a 1,5 °C entro la fine del secolo. Sameh Shoukry, ministro degli Affari esteri egiziano e presidente della COP27, ha definito i risultati allarmanti e ha affermato che meritano "una risposta trasformativa alla COP27".

Ciononostante, è sicuramente un segnale positivo, considerando che nei non lontani  anni '90 l'Arabia Saudita bloccò costantemente l'azione sul cambiamento climatico - mentre altre nazioni ricche di petrolio, inclusi gli Stati Uniti, avevano "solo" cercato di rallentarla – sollevando frequentemente dubbi riguardo il riscaldamento globale fino all’ultimo decennio, quando la regione decise di abbracciare le tecnologie rinnovabili e concentrarsi sull'ambiente. Oggi, il Paese medio orientale e altri importanti produttori di petrolio "non stanno combattendo la realtà della scienza", afferma Michael Oppenheimer, geoscienziato e ricercatore di politica climatica all'Università di Princeton, nel New Jersey.

Per gli stati che fanno affidamento sulle entrate petrolifere, questa mossa è anche un modo di diversificare le proprie economie di fronte a un futuro calo della domanda, nonché utilizzare delle energie rinnovabili per provvedere alla crescita della popolazione interna, risparmiando al contempo combustibili fossili per l'esportazione; inoltre, il Medio Oriente sta vivendo sulla propria pelle il cambiamento del clima, con ondate di caldo estreme, e non può certo ignorare la realtà dei fatti.

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Gli Emirati Arabi Uniti hanno istituito, nel 2015, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), che è stata inaugurata nel 2015 a Masdar, ed edificato Abu Dhabi per creare una città sostenibile; lo scorso settembre, Razan Al Mubarak, amministratore delegato dell'autorità di regolamentazione ambientale di Abu Dhabi, è stato eletto presidente dell'importante Unione internazionale per la conservazione della natura, che ha sede a Gland, in Svizzera.

Ad ottobre sono diventati la prima nazione araba a impegnarsi a raggiungere l'azzeramento delle emissioni interne entro il 2050, dando l'esempio agli Stati vicini. L'Arabia Saudita, il più grande esportatore mondiale di petrolio, e il vicino Bahrain hanno fissato obiettivi di zero emissioni nette per il 2060. Il Qatar, ricco di gas, ha annunciato l'intenzione di ridurre le proprie emissioni del 25% entro il 2030 e ha creato il suo primo ministero del cambiamento climatico. Israele e Turchia hanno entrambi annunciato l'obiettivo di raggiungere lo zero netto entro il 2055.

Sia gli Emirati Arabi Uniti che l'Arabia Saudita stanno sostenendo i loro obiettivi con ingenti investimenti, inclusa la costruzione o l'espansione di città a emissioni zero. Il governo degli Emirati Arabi Uniti afferma che investirà 600 miliardi di dirham (circa 163 miliardi di dollari) in energie pulite e rinnovabili entro il 2050, mentre quello saudita stima che l'investimento nella sua iniziativa verde ammonterà a 700 miliardi di riyal, circa 186 miliardi di dollari.

Secondo Bloomberg New Energy Finance, società di consulenza energetica con sede a New York City, i fondi complessivi destinati nelle energie rinnovabili in Medio Oriente sono aumentati di sette volte in un decennio, da 960 milioni di dollari nel 2011 a 6,9 miliardi di dollari nel 2021. Le cifre stanziate si concentrano soprattutto sullo sfruttamento dell'energia solare.

"C'è un cambiamento abbastanza profondo che stiamo vedendo nella regione in termini di investimenti", afferma Mercedes Maroto-Valer, ingegnere chimico e ricercatore in sistemi energetici presso la Heriot-Watt University, che ha sede a Edimburgo e anche un campus a Dubai.

Gli alti livelli di radiazione solare danno agli stati del Golfo un vantaggio naturale e il costo dell'elettricità da fonti rinnovabili in Medio Oriente è sceso a 1 centesimo di dollaro americano per chilowattora (rispetto a una media mondiale nel 2021 di circa 5 centesimi per l'energia solare progetti e 3 centesimi per l'eolico onshore). Si tratta di un "prezzo tremendamente competitivo", afferma Francesco La Camera, direttore generale di IRENA.

L'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti contano su quel basso costo per promuovere un'altra industria, quella dell'idrogeno verde. L'Arabia Saudita ha l'audace obiettivo di diventare il principale produttore ed esportatore mondiale di idrogeno entro la fine del prossimo decennio, attraverso un impianto in costruzione in una città futuristica a zero emissioni di carbonio chiamata Neom, attualmente in costruzione nel nord-ovest del paese.

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7 Commenti
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Mars9531 Ottobre 2022, 15:04 #1
Mica scemi, sanno che l'era del petrolio sta per finire e si attrezzano per sostituire l'esportazione del petrolio con l'esportazione di forme di energia più green che richiede il mercato.
Notturnia31 Ottobre 2022, 15:37 #2
mica poveri loro che possono permettersi questo ed effettivamente l'esportazione di petrolio sta per finire.. mancano solo ancora un 50-100 anni dopo di chenon potranno più farlo..

ad ogni modo la diversificazione l'hanno iniziata oltre 20 anni fa e fa piacere che qualcuno e ne sia accorto adesso.

hanno tanti di quei soldi che fa schifo, sono fra quelli con il consumo di energia fra i più grandi al mondo (pro-capite visto che piace) e possono permettersi di tutto.
sarebbe bello che si parlasse anche dei combustibili sintetici su cui stanno lavorando da almeno 10 anni (o almeno me ne hanno parlato oltre 10 anni fa quelli degli Emirati)

sul fatto dell'idrogeno andrebbe anche detto che oggi loro ci vendono un casino di GNL e stiamo chiudendo altri contratti sul GNL con loro oltre che per l'idrogeno in futuro

con i soldi di petrolio e finanza fanno quello che vogliono li ..

p.s. per chi chiedeva il costo dell'energia green tempo fa.. 0,01 €/kWh ovvero 10 €/MWh anche se qua in italia la gente si offenderebbe a vendere a 10 €/MWh il green

e la benzina ? in Iran ho visto prezzi di pochi centesimi al litro.. dubito che in Arabia e Emirati costi tanto di più


p.s. Bloomberg non è "una società di consulenza energetica con sede a New York City" è una delle più importanti al mondo (se non la prima) e uno dei provider di informazioni in questo settore usato da tutti noi..

alien32101 Novembre 2022, 11:34 #3
Sinceramente non so quanto senso abbia costruire tutti quei pannelli solari nel deserto.

A livello di manutenzione deve essere un macello, la sabbia oltre che oscurare e coprire i pannelli anche li danneggia prima del tempo.
Cosi a occhio penso sia principalmente Marketing a loro converrà sempre usare petrolio e affini.

Per quanto riguarda l'idrogeno, dipende, se si vuole usare idrogeno per de-carbonizzare il settore metallurgico,
specialmente la produzione di acciaio, OK va benissimo è un dei settori che produce più CO2 e consuma una vagonata di carbone.

Per il riscaldamento, la produzione di energia o la mobilità? Assolutamente no, è una cretinata! Troppi sprechi energetici, troppi problemi
di trasporto, stoccaggio insomma un disastro.
Mars9501 Novembre 2022, 22:00 #4
Originariamente inviato da: alien321
Sinceramente non so quanto senso abbia costruire tutti quei pannelli solari nel deserto.

A livello di manutenzione deve essere un macello, la sabbia oltre che oscurare e coprire i pannelli anche li danneggia prima del tempo.
Cosi a occhio penso sia principalmente Marketing a loro converrà sempre usare petrolio e affini.

Per quanto riguarda l'idrogeno, dipende, se si vuole usare idrogeno per de-carbonizzare il settore metallurgico,
specialmente la produzione di acciaio, OK va benissimo è un dei settori che produce più CO2 e consuma una vagonata di carbone.

Per il riscaldamento, la produzione di energia o la mobilità? Assolutamente no, è una cretinata! Troppi sprechi energetici, troppi problemi
di trasporto, stoccaggio insomma un disastro.


In realtà credo che il maggior problema per i pannelli fotovoltaici nel deserto sia il calore.
Perché più caldo fa e meno rendono.
ariomma02 Novembre 2022, 11:11 #5

anche io ho promesso di non ubriacarmi più fino a Dicembre

e tutti pensano che sia un bravo ragazzo.

Poi però bisogna vedere se lo faccio per davvero!
barzokk02 Novembre 2022, 11:53 #6
Originariamente inviato da: Notturnia
p.s. per chi chiedeva il costo dell'energia green tempo fa.. 0,01 €/kWh ovvero 10 €/MWh

perchè ?
alien32103 Novembre 2022, 13:10 #7
Originariamente inviato da: Mars95
In realtà credo che il maggior problema per i pannelli fotovoltaici nel deserto sia il calore.
Perché più caldo fa e meno rendono.


Hai ragione mi ero dimenticato

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