Gamberi, aragoste e granchi trasformati in batterie ricaricabili in un nuovo studio
di Vittorio Rienzo pubblicata il 07 Settembre 2022, alle 15:01 nel canale BatterieUn gruppo di ricercatori dell'Università del Maryland e dell'Università di Houston ha sviluppato una batteria che sfrutta gli scarti dei crostacei per realizzare l'elettrolita, rendendola quasi del tutto biodegradabile.
Potrebbe sembrare difficile da credere, ma gli scarti dei crostacei possono essere trasformati in un elettrolita per le batterie ricaricabili. È quanto realizzato da un team di ricercatori americano che è riuscito a costruire una batteria biodegradabile per i due terzi della sua composizione.
L'accumulatore è una soluzione allo stato solido basata sulla chimica allo zinco-metallo. In questo caso, al posto del litio viene utilizzato lo zinco, maggiormente presente in natura, che rende le batterie più economiche e perfino più sicure rispetto a quelle tradizionali.
A sorprendere, però, non è l'utilizzo degli ioni di zinco, quanto l'elettrolita che i ricercatori hanno messo a punto. Il team, composto da scienziati delle università di Houston e Maryland, ha usato i crostacei per estrarre l'elemento principale dell'elettrolita: la chitina. Da questa è possibile sintetizzare il chitosano, un polisaccaride comunemente utilizzato in ambito farmaceutico.
Questo è stato poi adottato per realizzare un gel che ha assolto il ruolo di elettrolita, appunto, all'interno della batteria. Il dato più interessante è che questo composto si è biodegradato in soli 5 mesi, semplificando drasticamente il riciclo del materiale metallico.
Naturalmente, uno dei dubbi maggiori riguarda l'efficacia di tali batterie, ma anche da questo punto di vista la soluzione elaborata sorprende. La batteria in questione è riuscita a mantenere il 99,7% di efficienza energetica anche in seguito a ben 1.000 cicli di ricarica.
"In futuro, spero che tutti i componenti delle batterie siano biodegradabili. Non solo il materiale stesso, ma anche il processo di fabbricazione dei biomateriali" ha commentato Liangbing Hu, direttore del Center for Materials Innovation dell'Università del Maryland. I risultati completi dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Matter.
8 Commenti
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I ristoratori svenderanno aragoste ai clienti per mangiarle e venderanno i resti a caro prezzo ai produttori di batterie!
Bene, anzi ottimo.
Bene, anzi ottimo.
purchè non siano passi
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da gambero
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da gambero
Prossimo passo le mie batterie ad HHO che sto progettando in gran segreto!
(magari, ho abbandonato il tutto molti anni fa)
I ristoratori svenderanno aragoste ai clienti per mangiarle e venderanno i resti a caro prezzo ai produttori di batterie!
In 5 mesi se immerse in un reagente si sciolgono, o si sciolgono naturalmente dalla loro creazione?
Se si autosciolgono dopo 5 mesi sono un inquinamento enorme per lo stoccaggio e la produzione di roba che finisce nel nulla!!!
Come le buste biodegradabili che le trovi a brandelli se non usate in un annetto. Quindi il loro impatto energetico e di circolo di immissione nel mondo è stato un bello spreco.
E solo l'ennesimo BLA BLA BLA.... vedremo dopo l'olocausto nucleare cosa useremo.
E solo l'ennesimo BLA BLA BLA.... vedremo dopo l'olocausto nucleare cosa useremo.
Pescheremo e collegheremo direttamente i granchi e aragoste ai dispositivi elettrici per usarli come batterie, visto che non li protremmo mangiare in quanto altamente radioattivi
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