Centrali di accumulo energetico e incendi, Sungrow ci mostra i risultati dei test
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 29 Novembre 2024, alle 14:18 nel canale BatterieCosa potrebbe succedere a un impianto di accumulo energetico a batteria in caso di incendio? I prodotti più recenti rispondono al meglio alle situazioni di emergenza
Durante l'evento "Power Up Your Future" Sungrow ha presentato due nuovi prodotti dedicati all'accumulo energetico su larga scala, ma non si è limitata a mostrare le specifiche del prodotto.
Una delle preoccupazioni legate alle batterie, dalle più piccole negli smartphone, alle più grandi in scala utility, riguarda gli incendi, e come questi possono essere evitati o gestiti al meglio. Nella serata milanese l'attenzione era tutta rivolta alle grandi centrali di accumulo, dove gli incendi possono essere un problema enorme, poiché se propagati rischiano di vanificare investimenti per molti milioni di euro (o dollari).
Per questo Sungrow ha posto molta attenzione sui sistemi antincendio, a partire dalla progettazione. Durante l'incontro ci sono stati mostrati i risultati di un test indipendente, volto a verificare gli eventi in caso di incendio, in tipica configurazione da "centrale di accumulo". Questo significa avere più moduli container, nel caso di Sungrow il nuovo PowerTitan 2.0, vicini tra loro secondo le misure permesse dalla normativa.
Accanto al modulo di innesco dell'incendio è quindi stato posto un secondo container a soli 15 cm, mentre altri sono stati posizionati alla distanza standard di 150 e 350 cm. L'energia in gioco era notevole, con test eseguito su singoli moduli da 5 MWh, quindi 20 MWh totali, caricati al 100%.
Secondo quanto certificato dal gruppo DNV, incaricato del test, l'incendio, appiccato artificialmente, ha ha bruciato ininterrottamente per 25 ore e 43 minuti, un tempo molto più lungo delle tipiche prove. Nonostante questa notevole durata, la struttura del container del PowerTitan 2.0 è rimasta intatta, grazie alle predisposizioni di sfiato e di resistenza alle esplosioni. Il container a fine test poteva anche essere sollevato e trasportato.
Le fiamme hanno raggiunto temperature di 1.385 °C, ma nonostante ciò nel modulo adiacente la temperatura di esercizio non è andata oltre i 40 °C, mostrando solo danni estetici minori dovuti all'aperture delle botole di sfiato nella parte superiore del container di innesco. Il test ha inoltre sottolineato il contenimento dell'effetto di fuga termica, ed una miglioria rispetto alla generazione precedente del prodotto. Ovviamente i container più distanti non hanno mostrato alcun danno.
Il test è costato ben 4,23 milioni di dollari, ma ha effettivamente dimostrato come un prodotto ben progettato posso ridurre al minimo i rischi di incendio, anche in situazioni dove molte unità sono ammassate in poco spazio.
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