Un veicolo elettrico su quattro venduto nel 2024 in Europa sarà prodotto in Cina
di Manolo De Agostini pubblicata il 28 Marzo 2024, alle 06:44 nel canale Auto ElettricheQuest'anno i veicoli prodotti in Cina costituiranno un quarto delle vendite di auto elettriche in Europa. Il think tank T&E suggerisce un aumento dei dazi sull'importazione di veicoli in Europa dalla Cina, ma bisogna incentivare la produzione locale di veicoli e batterie.
Un'analisi del think tank Transport & Environment (T&E) mette all'angolo all'Europa sulla transizione alle auto elettriche. Secondo l'indagine, quasi un quinto (19,5%) dei veicoli elettrici venduti in Europa l'anno scorso è stato prodotto in Cina (in Italia il 23%). La quota, nonostante i tentativi di riscatto dei produttori occidentali, è destinata a raggiungere un quarto (25%) nel 2024.
Dati che devono far riflettere i vertici europei, da tempo impegnati nella valutazione di una maggiorazione dei dazi (oggi al 10%) sull'importazione di auto realizzate in Cina, col fine di bilanciare i sussidi che l'industria cinese riceve da Pechino.
Secondo T&E, l'aumento della produzione di auto elettriche di massa e maggiori investimenti per creare una supply chain di batterie in Europa sono l'unico modo, per le case automobilistiche dell'UE, di competere con i marchi cinesi. Ma un aumento delle tariffe avrebbe come ulteriore effetto quello di stimolare i competitor internazionali a localizzare in Europa la loro produzione.
Mentre le importazioni in Europa dalla Cina sono state in gran parte costituite da auto Tesla, Dacia e BMW, T&E prevede che i marchi cinesi potrebbero raggiungere l'11% del mercato europeo dei veicoli elettrici nel 2024 e il 20% nel 2027. Questa proiezione conservativa presuppone una crescita lineare della quota di mercato degli OEM cinesi sulla base delle vendite degli ultimi due anni, anche se BYD da sola punta al 5% del mercato europeo delle auto elettriche entro il 2025.
L'aumento dal 10% al 25% delle tariffe UE su tutte le importazioni di veicoli dalla Cina, secondo l'analisi di T&E, renderebbe le berline e i SUV di medie dimensioni di Pechino più costosi dei loro equivalenti europei, favorendo la produzione locale. I SUV compatti e le auto più grandi importate dalla Cina, con tale tariffa, dovrebbero rimanere leggermente più economici.
L'UE, tuttavia, dovrebbe accompagnare i maggiori dazi con una spinta normativa che aumenti la produzione di veicoli elettrici in Europa; e di questa spinta dovrebbero essere parte gli obiettivi di elettrificazione delle flotte di auto aziendali entro il 2030, oltre all'obiettivo concordato del 100% di auto zero emissioni nel 2035.
Ma anche gli investimenti nelle batterie agli ioni di litio sono a rischio, poiché le celle prodotte in Cina costano almeno il 20% in meno rispetto all'Europa e i produttori di batterie cinesi sono in vantaggio sia in termini di tecnologia che di catene di fornitura.
Anche gli Stati Uniti stanno attirando gli investimenti nella produzione di batterie grazie a generosi sussidi. T&E ritiene che siano necessarie misure industriali - come sussidi per la produzione pulita e circolare e obiettivi "Made in EU" - per stimolare la produzione locale di celle.
Poiché nessuna di queste misure è attualmente in vigore, si dovrebbe prendere in considerazione un aumento anche per le tariffe relative all'import di celle delle batterie. Rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, l'UE ha attualmente le tariffe più basse.
"I dazi spingeranno le case automobilistiche a localizzare la produzione di veicoli elettrici in Europa, e questo è potenzialmente un bene per l'occupazione e le competenze che vogliamo far crescere tra i lavoratori. Ma non proteggeranno a lungo l'industria dell'automotive europea. Le aziende cinesi costruiranno fabbriche nel Vecchio Continente e quando ciò accadrà la nostra industria dovrà essere pronta a raccogliere la sfida", ha dichiarato Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia.
"Le batterie sono i nuovi pannelli solari. La Cina è in vantaggio e le sue aziende statali hanno un'enorme sovraccapacità produttiva. Se vogliamo davvero avere una catena di fornitura di batterie diversificata e resiliente in Europa, dobbiamo svilupparla ora o potremmo non avere una seconda possibilità", conclude Boraschi.
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