Batterie
Nicola Armaroli vs Federico Rampini: scontro a distanza sull'auto elettrica e l'inquinamento
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 15 Luglio 2025, alle 10:28 nel canale Auto Elettriche
Federico Rampini sul Corriere della Sera attacca l'auto elettrica, e i presunti livelli inquinanti, e il ricercatore Nicola Armaroli lo accusa di diffondere una falsità. Le fonti cosa dicono?
46 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoFavorire la rottamazione di auto con magare 7/8 anni di vita per acquistare un'elettrica la vedo come uno spreco sia ad emissioni co2, sia per gli altri inquinanti.
è quello che andavo predicando dal principio, ad oggi le auto con una batteria non dureranno 15 o più anni senza una sostituzione delle stesse...
Quelle di domani vedremo, ma di fatto per quelle di oggi verso gli 8-10 anni arriva il "failure", indipendentemente dal degrado.. Che è comunque molto vincolante se l'accumulatore diventa datato, se da nuova si hanno 350-400 km reali un calo del 20% significa averne persi quasi 100..detto niente! E qualcuno "giubila" per una Leaf che ha perso "solo" il 15%...
Un ecotalebano di 70 anni, come la maggior parte di quei cervelli spenti
Un ecotalebano di 70 anni, come la maggior parte di quei cervelli spenti
Stavolta però stava dicendo cose non troppo sbagliate, il problema è il solito "arrembante" armaroli che al posto del "ciuccio" da piccolo devono avergli dato una pila stilo ricaricabile...
L’approccio corretto alla riduzione delle emissioni richiede interventi diffusi, non solo sulle grandi fonti di inquinamento ma anche su quelle minori, perché il problema climatico è sistemico. Ogni contributo conta, e regolamentare anche le piccole fonti è una parte necessaria di una strategia complessiva.
Qua hai ragione, puntare tutto su un solo settore senza valutarne la sostenibilità e senza creare/trasferire qua almeno una parte di filiera e tecnologie rischia di creare dipendenza strategica, non sviluppo, rischia di fare più danni che benefici (sul piano sociale ed economico). La transizione andrebbe fatta in modo equilibrato, ma senza però trascurare alcuni settori perché "tanto contano poco".
Ogni contributo conta è giusto in teoria, ma inapplicabile nella pratica, perché le risorse (economiche, politiche, sociali) sono limitate.
Il costo-opportunità è fondamentale: ogni euro speso in un settore marginale è un euro in meno per intervenire là dove l’impatto climatico è maggiore.
Dire che “anche lo 0,001% conta” può avere senso sul piano etico, ma una politica efficace si basa su priorità strategiche, non su una somma infinita di microinterventi.
Magari sarebbe bastato fermarsi all’Euro 6, già molto efficiente, e concentrare gli sforzi dove l’impatto climatico è più alto come la decarbonizzazione della produzione elettrica nei paesi che usano ancora carbone e aprire al nucleare, agricoltura e allevamento, che hanno un profilo emissivo elevatissimo ma di solito evitano la pressione politica.
Non si tratta di ignorare le piccole fonti, ma di sapere quando e quanto conviene intervenire, in base a costi, benefici e impatto reale.
Serve più realismo e meno moralismo, altrimenti rischiamo di sprecare risorse senza ottenere i risultati sperati.
Ma leggendo meglio dice: "L’auto elettrica, se esaminiamo l’intero ciclo di produzione dei suoi componenti e infine dello smaltimento delle batterie, è perfino più inquinante di quella a combustione" cioè parla di [b]inquinamento, [u]non[/u] CO2[/b], anche se spesso si fa confusione.
E infatti gli rispondono sulla CO2 (effetto serre ma non tossica=inquinante). Il solito equivoco insomma.
Venendo a noi, scrivere un articolo senza cercare le argomantazione di entrambe le parti è proprio da.... il solito clickbait per scatenare polemiche insomma.
....
Insomma uno parla di inquinamento, e gli altri gli rispondono CO2.
Perfetto
Clickbait di Zocchi, oppure non l'ha proprio capito ?
E Armaroli, clickbait pure il suo, oppure non dovrebbe fare il dirigente al CNR ?
https://www.panorama.it/attualita/s...ilancio-governo
Migliaia di dipendenti, un bilancio da oltre un miliardo di euro, compiti piuttosto vaghi, al punto che per l'intera pandemia non sono mai stati chiamati in causa a collaborare dal Governo. Il Cnr è uno dei numerosi enti statali di cui spesso ci si dimentica ma che esistono, costano, vivono.
Quindi, al CNR gli stipendi sono pagati dallo stato, tramite i fondi pubblici del Ministero dell’Università e della Ricerca.
I direttori di istituto prendono dai 70k ai 97k
https://www.ilfoglietto.it/il-fogli...-direttori.html
E bravi
Voglio andarci anche io, come si entra ?
Il costo-opportunità è fondamentale: ogni euro speso in un settore marginale è un euro in meno per intervenire là dove l’impatto climatico è maggiore.
Dire che “anche lo 0,001% conta” può avere senso sul piano etico, ma una politica efficace si basa su priorità strategiche, non su una somma infinita di microinterventi.
Magari sarebbe bastato fermarsi all’Euro 6, già molto efficiente, e concentrare gli sforzi dove l’impatto climatico è più alto come la decarbonizzazione della produzione elettrica nei paesi che usano ancora carbone e aprire al nucleare, agricoltura e allevamento, che hanno un profilo emissivo elevatissimo ma di solito evitano la pressione politica.
Non si tratta di ignorare le piccole fonti, ma di sapere quando e quanto conviene intervenire, in base a costi, benefici e impatto reale.
Serve più realismo e meno moralismo, altrimenti rischiamo di sprecare risorse senza ottenere i risultati sperati.
Capisco il discorso sulle priorità, ma il ragionamento era generale (non in particolare rispetto all'argomento mobilità
Non mi sembra sia il caso del passaggio forzato alle EV.
Perchè è di questo che si parlava qui...
Boh, non ho letto l'articolo di Rampini, ma a volte la CO2 viene considerata da alcuni come un inquinante (cioè che altera l’equilibrio tra l’ambiente e le specie viventi), che forse non è così sbagliato. Al massimo si può dire che non è tossica a basse concentrazioni. Cmq bisognerebbe capire cosa intendesse veramente...
In effetti no, anche se ritengo che il settore della mobilità elettrica non può essere trascurato. Anche se oggi non è la soluzione per tutti, ignorarlo significherebbe restare indietro su un fronte strategico. Servono investimenti seri in ricerca e sviluppo europei per non dipendere tecnologicamente e industrialmente da altri paesi, e per rendere davvero sostenibile questa transizione nel tempo, ma ci vorranno parecchi anni (decenni).
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Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".