Trump non fermerà il boom dell'energia green negli USA: saranno utenti e aziende a decidere
di Nino Grasso pubblicata il 10 Novembre 2024, alle 10:01 nel canale Energie RinnovabiliLe energie rinnovabili negli Stati Uniti mostreranno una resilienza strutturale che potrebbe resistere ai cambiamenti politici, secondo gli esperti. Gli incentivi fiscali e i progressi tecnologici sostengono il settore, mentre gli stati repubblicani beneficiano già degli investimenti green.
Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti sta scuotendo diversi mercati, ma permangono diversi dubbi intorno a quello che sarà del mercato dell'energia pulita e delle iniziative prese in carico dall'uscente amministrazione Biden. Secondo diversi esperti del mercato, però, il settore delle rinnovabili manterrà la sua traiettoria di crescita. Gli investitori hanno reagito nervosamente alla prospettiva di un cambio di paradigma, come dimostrato dal crollo del 10% dell'indice MAC Global Solar Energy e dal calo del 6,2% delle azioni di NextEra Energy.
Ad analizzare il fenomeno è un report di Reuters, in cui vengono citati diversi esperti che cercano di prevedere quello che sarà il futuro del mercato green dopo l'insediamento di Trump alla Casa Bianca. Le fondamenta del settore delle energie rinnovabili appaiono comunque solide, sostenute da una combinazione di progressi tecnologici, riduzioni dei costi e, soprattutto, dall'Inflation Reduction Act (IRA). Questa legge chiave, approvata durante l'amministrazione Biden, garantisce un decennio di sussidi sostanziali per progetti solari, eolici e altre iniziative di energia pulita.
Che ne sarà dell'energia green, con Trump alla Casa Bianca?
Gli esperti del settore dell'energia, tra cui Ed Hirs dell'Università di Houston, sottolineano come la transizione energetica abbia ormai acquisito uno slancio difficilmente arrestabile. I dati del Dipartimento dell'Energia evidenziano come il solare e l'eolico rappresentino i segmenti più dinamici del mix energetico americano, guidati non solo dai crediti d'imposta federali ma anche dai mandati statali sulle energie rinnovabili e dalla diminuzione dei costi di accesso alle più moderne tecnologie energetiche, frutto dello sviluppo delle stesse.
Le prospettive di un'abrogazione dell'IRA appaiono remote, nonostante le dichiarazioni pre-elettorali di Trump contro quella che definisce una legge "troppo costosa". Una considerazione fondamentale emerge dall'analisi di Carl Fleming, partner dello studio legale McDermott Will & Emery, che ha fornito consulenza alla Casa Bianca di Biden sulla politica delle energie rinnovabili:
"I benefici in termini di posti di lavoro ed economici sono stati così pesanti negli stati repubblicani, che è difficile pensare che la prossima amministrazione possa dire: 'Non ci piace'".
Le possibilità di intervento di una nuova amministrazione potrebbero concentrarsi su azioni più mirate e specifiche. Fleming suggerisce che potrebbero verificarsi rallentamenti nell'erogazione di sovvenzioni e prestiti attraverso le agenzie federali, o restrizioni nel leasing federale, particolarmente nel settore eolico offshore. L'amministrazione Biden ha cercato di recente di accelerare l'implementazione dei finanziamenti IRA, cercando di consolidare gli investimenti prima di eventuali cambiamenti politici. Un'area particolarmente vulnerabile potrebbe essere quella, per l'appunto, dell'eolico offshore, dove Trump ha manifestato l'intenzione di bloccare lo sviluppo del settore, citando preoccupazioni sui costi e sull'impatto ambientale sulla fauna marina.
Le analisi di Bernstein Research prevedono una probabile moratoria sulle nuove concessioni per l'eolico offshore sotto una presidenza Trump. Tuttavia, questa misura avrebbe un impatto limitato sul quadro complessivo, considerando che la maggior parte dei progetti solari ed eolici onshore si sviluppa su terreni privati. Nel settore dei combustibili fossili, invece, gli esperti prevedono una sostanziale continuità nella produzione, con gli USA che già attualmente mantengono la leadership mondiale nella produzione di petrolio e gas anche attraverso le scelte compiute dai democratici, come Obama e Biden.
Dan Eberhart, CEO di Canary e sostenitore di Trump, vede positivamente un potenziale incremento delle attività estrattive per contenere i prezzi dell'energia, sostenendo anche come sia possibile il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi climatici internazionali, criticando la partecipazione limitata di paesi come Cina e India agli obiettivi dell'Accordo di Parigi del 2015. Le dinamiche del mercato energetico americano riflettono, insomma, una complessa interazione tra fattori economici, tecnologici e politici. La riduzione dei costi delle tecnologie rinnovabili, combinata con gli investimenti già realizzati e gli impegni assunti a livello statale, suggerisce che il settore dell'energia pulita manterrà una traiettoria di crescita, seppur possibilmente a un ritmo più moderato in caso di drastici cambiamenti nell'amministrazione federale.
In sostanza, l'arrivo di Trump alla Casa Bianca non dovrebbe rivoluzionare gli equilibri attuali nel settore energetico anche perché, come ribadito da Jesse Jones, responsabile dell'upstream nordamericano di Energy Aspects, le decisioni sulle attività rispondono alle dinamiche dei prezzi globali, e non alle politiche presidenziali: "I presidenti possono fare molto rumore sui piani per il petrolio e il gas degli Stati Uniti, ma alla fine sono gli individui e le aziende che rispondono ai prezzi di una materia prima globale e che prendono le decisioni su quando trivellare". In altre parole, a decidere quale sarà il futuro del settore energetico, green o fossile, saranno gli utenti e le scelte aziendali, e non tanto l'intervento della politica.
35 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoDa qui la grossa differenza tra USA e "l'unione delle repubbliche socialcomuniste europee"..
Da qui la grossa differenza tra USA e "l'unione delle repubbliche socialcomuniste europee"..
Ben detto... Guarda cosa sta combinando per il settore auto!
Last news: anche Audi, marchio premium del gruppo VW, lincezierà e chiuderà degli impianti.
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La disinformazione italiana sta avendo un grande successo, siete tutti convinti che i problemi dei marchi europei siano dovuti alla Commissione e all'elettrico. Ma non è affatto così.
Se poi l'Europa teme per l'invasione delle elettriche cinesi che si dia una mossa a far abbassare i prezzi delle "e-car made in europe" come fa il governo cinese.
Allora spiega.
Ma che disinformazione... La transizione all'elettrico è UNA delle cause principali dei problemi delle case europee, non l'unica!!
Per l'anno prossimo ci sono in ballo ancora le salatissime multe per l'Euro 7 e tutte le case automobilistiche hanno detto e chiesto di soprassedere: è disinformazione anche questa?
Allora spiegaci perché tutti i marchi europei stanno iniziando a fare marcia indietro sull'elettrico; perchè ci sono studi ed analisi che dimostrano che l'UE ha imposto una decisione strategicamente sbagliata sia nelle modalità che nei tempi. Sempre disinformazione?
Quindi mio caro, porta i tuoi dati, invece di far passare gli altri come pallonari e tacciandoli di disinformatori!!
Meno fanatismo grazie!!!
Per l'anno prossimo ci sono in ballo ancora le salatissime multe per l'Euro 7 e tutte le case automobilistiche hanno detto e chiesto di soprassedere: è disinformazione anche questa?
Allora spiegaci perché tutti i marchi europei stanno iniziando a fare marcia indietro sull'elettrico; perchè ci sono studi ed analisi che dimostrano che l'UE ha imposto una decisione strategicamente sbagliata sia nelle modalità che nei tempi. Sempre disinformazione?
Quindi mio caro, porta i tuoi dati, invece di far passare gli altri come pallonari e tacciandoli di disinformatori!!
Meno fanatismo grazie!!!
Amen
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