L'eolico offshore statunitense potrebbe fornire fino all'8% dell’energia richiesta entro il 2050

Secondo alcuni ricercatori del National Renewable Energy Laboratory (NREL), in forza al Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti, il settore dell'eolico offshore (quindi degli impianti in mare) è stato finora sottovalutato e potrebbe, in realtà, essere molto più produttivo di quanto previsto.

Per questo motivo hanno deciso di analizzare approfonditamente i punti di forza di questa fonte rinnovabile, redigendo lo studio "Expanded modelling scenarios to understanding the role of offshore wind in decarbonizing the United States", pubblicato sulla rivista Nature Energy.

Gli accademici hanno messo in luce come l'energia eolica offshore potrebbe generare fino all'8% dell'elettricità statunitense entro il 2050; tuttavia, hanno sottolineato, tale distribuzione potrebbe variare notevolmente.

Tramite l'utilizzo di un modello di espansione della capacità (sebbene, come scritto dagli stessi ricercatori in una nota, va tenuto a mente che "i limiti della modellizzazione sono ampiamente riconosciuti") gli accademici hanno scoperto che è più probabile che alti livelli di diffusione dell'energia eolica offshore si verifichino in situazioni in cui vi è una combinazione di rigorose politiche di decarbonizzazione, bassi costi tecnologici, trasmissione interregionale limitata e soprattutto meno opzioni di ubicazione per le energie rinnovabili onshore. In altre parole, l'eolico offshore potrebbe fiorire soprattutto nelle zone in cui le alternative (prima fra tutte il solare, poi l'eolico onshore) non trovano la loro massima applicazione.

In molti degli scenari studiati, infatti, la diffusione dell'energia eolica offshore è limitata al livello definito dagli attuali impegni statali (pertanto difficilmente potrà crescere), mentre l'energia solare ed eolica onshore continueranno ad espandersi fino a soddisfare la maggior parte della nuova domanda di elettricità fino al 2050.

Nello scenario principale dello studio, caratterizzato da un'elevata crescita del carico e dall'elettrificazione, l'energia eolica offshore rappresenterà 133 GW entro il 2050: in confronto, i parchi eolici onshore installati oggi negli Stati Uniti ammontano a circa 141 GW e producono il 10% dell'elettricità del Paese.

Il valore indicato, ovvero 133 GW, rappresenta il punto "intermedio" fra i due estremi, fissati a 31 e 256 GW; è un intervallo decisamente ampio, che mostra quanto una corretta strategia – soprattutto di individuazione dei punti migliori in cui installare un impianto eolico offshore – possa fare significativamente la differenza.

Trieu Mai, co-autore dello studio, ha affermato: "Per le fonti di nuova generazione come l'eolico offshore, è particolarmente importante identificare i tipi di condizioni in cui potrebbero essere praticabili in diverse parti del paese".

I ricercatori hanno sottolineato come l'elevata incertezza sui futuri percorsi di decarbonizzazione rende assolutamente necessario un maggiore coordinamento tra le autorità locali, statali e federali nel settore energetico e nella pianificazione delle infrastrutture eoliche offshore.

A proposito di strategia nella scelta dei siti di installazione per impianti eolici (in questo caso onshore, quindi a terra), qualche mese fa avevamo dedicato questo articolo agli "atlanti eolici" messi a punto da Anna-Katharina von Krauland, scienziata in forza alla Stanford University.

"Il nostro studio evidenzia diverse limitazioni che, se non affrontate, possono produrre futuri completamente diversi per l'eolico offshore statunitense", ha affermato Beiter. "Detto questo, permangono molti limiti intrinseci della modellizzazione del sistema energetico e richiedono un'attenta interpretazione e presentazione".