aFuel è il primo combustibile a emissioni negative. Ecco perché e come si produce
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 08 Settembre 2021, alle 21:25 nel canale Energie RinnovabiliHa destato scalpore la Tesla Model Y trasformata in ibrida seriale da Obrist, ed esposta alla fiera di Monaco. Parte fondamentale del progetto è il nuovo combustibile ad emissioni di CO2 negative. Vediamo nel dettaglio come si produce e perché non emette carbonio
Nei giorni scorsi tra gli stand della fiera di Monaco, abbiamo avvistato una Tesla Model Y modificata per funzionare tramite un generatore di corrente elettrica, alimentato da un particolare combustibile.
La notizia ha causato numerose reazioni, sia tra i commenti, sia sui social network, soprattutto per il dato diffuso da Obrist, l'azienda che ha ideato il progetto, riguardante le emissioni di CO2. Secondo loro la quantità non solo è bassa, ma è addirittura negativa: -24 grammi di CO2 al chilometro. Come è possibile un risultato del genere? Abbiamo dunque raccolto qualche informazione in più per spiegare meglio il procedimento.
Metanolo dalla Foresta Moderna
L'idea di Obrist si basa su quella che chiama "Foresta Moderna", ovvero la raccolta delle materie prime necessarie, non da alberi o organismi (carbone o petrolio) ma da ciò che più di tutto è disponibile nell'ambiente: acqua e aria. Questo però non è sufficiente, visto il procedimento molto dispendioso da un punto di vista energetico. Il progetto di aFuel, così è stato chiamato il rivoluzionario combustibile, si basa prima di tutto su una centrale fotovoltaica di dimensioni notevoli, 5 km per 2 km, possibilmente in una zona del pianeta con un forte irraggiamento solare.
È necessaria inoltre la vicinanza al mare, per ricavare facilmente l'acqua che viene desalinizzata, e sottoposta al processo di elettrolisi, proprio tramite l'energia elettrica prodotta dal campo fotovoltaico. Da questo procedimento si ottengono idrogeno e ossigeno. Contemporaneamente viene innescato un meccanismo di segregazione dell'anidride carbonica dall'aria. La CO2 viene purificata e anch'essa stoccata. A questo punto dall'idrogeno e dall'anidride carbonica viene sintetizzato il metanolo, che Obrist chiama eMetanolo.
Acqua e aria trasformate in combustibile e carbone
Secondo le stime del progetto, da 2 kg di acqua di mare, 3.371 kg di aria atmosferica, e energia pari a 11,97 kWh, si producono 1 kg di aFuel e 1,5 kg di ossigeno. Superata questa fase il combustibile verrebbe distribuito con i metodi classici, tramite pipeline o trasporto marittimo. Fin qui il procedimento, pur essendo a scarso impatto ambientale, sarebbe al massimo alla pari per quanto riguarda le emissioni di carbonio. Quindi da dove deriva il dato al negativo?
Nello stesso procedimento con cui Obrist pianifica di catturare la CO2 necessaria per la sintesi, c'è la possibilità di segregarne in eccesso, trasformandola in una sorta di carbone artificiale chiamato cSink. Questo composto sarebbe inerte e facile da stoccare, sottraendo anidride carbonica all'atmosfera in modo permanente. Per ogni kg di aFuel bruciato nel motore, ci sarebbe dunque parallelamente una certa quantità di cSink immagazzinata. Da qui dunque la dichiarazione delle emissioni di -24 grammi per km.
Chiaramente sulla carta sembrerebbe tutto semplice, ma anche ammettendo che si possa realmente concretizzare una centrale di produzione di tale portata, quali potrebbero essere le controindicazioni? Il primo dubbio riguarda una produzione fotovoltaica così elevata. Ha davvero senso usare tutta quell'energia elettrica per procedimenti energivori e con scarsa efficienza, anziché impiegarla direttamente per alimentare trasporti elettrificati, oltre che abitazioni e industrie?
Ammesso che si decida di farlo, aFuel, pur con una densità energetica superiore all'idrogeno, avrebbe gli stessi problemi dei combustibili odierni, più che altro legati al trasporto, a sua volta inquinante, e con la minaccia di disastri ambientali, soprattutto via mare. Infine, anche con una emissione di CO2 realmente negativa, resterebbero le emissioni secondarie, legate soprattutto alla creazione di ossidi di azoto durante la combustione, che non sono un problema a livello climatico, ma lo sono per la salute umana.
Tuttavia potrebbe essere un progetto interessante per un periodo di transizione e di uscita dall'economia del petrolio, nonostante le difficoltà produttive restino elevate.
16 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoProduci ossigeno nella produzione ma è poi lo stesso ossigeno che se ne va quando bruci il metanolo.. alla fine il conto resta zero, come usare direttamente la corrente per le auto.
-il bilancio positivo di -24 co2 in produzione non mi pare conteggi il trasporto fino ai distribuitori, quindi alla fine sarà inferiore se non nullo.
-l'uso diretto dell'elettricità non sempre è possibile/conveniente, checchè ne pensi il nostro redattore, e richiede interventi giganteschi sulla catena distributiva (ho aggiornato l'altro thread). I combustibili ecologici sono il perfetto complemento, non solo transitorio, infatti tutti i paesi europei stanno investendo miliardi sull'idrogeno (riportavo il link in un altro thread). Se questo è meglio dell'idrogeno potrebbe sostituirlo in tutto i in parte.
Questa è ovviamente una fandonia: è possibile produrre metanolo con idrogeno e CO₂, e nell'ipotesi che l'idrogeno sia ottenuto per elettrolisi utilizzando solo fonti energetiche rinnovabili e che la CO₂ sia prelevata dall'atmosfera, allora il bilancio del carbonio atmosferico fra produzione e successiva combustione potrebbe essere zero, ma non può mai essere negativo perché il carbonio sequestrato per produrre il metanolo è esattamente lo stesso rilasciato nella sua combustione, e non potrebbe essere diversamente.
Tipo, produzione del metanolo: CO₂ + 3H₂ → CH₃OH + H₂O
Combustione del metanolo: 2CH₃OH + 3O₂ → 2CO₂ + 4H₂O
Il carbonio è sempre lì nella stessa misura, mica lo abbiamo distrutto!
Ciò detto, è da circa un quarto di secolo che il metanolo è stato proposto (dal chimico premio Nobel ungherese George Olah) come vettore per lo stoccaggio e il trasporto dell'energia, e per tante altre cose, al punto che si parla di "economia a metanolo".
E' tutto molto bello e certamente il metanolo è molto più plausibile dell'idrogeno come vettore e riserva di energia, per molti motivi, ma per produrlo in modo ecologico bisogna comunque passare per la produzione dell'idrogeno da elettrolisi, processo che è energeticamente poco efficiente. In aggiunta a questo, anche il sequestro della CO₂ in concentrazione atmosferica al momento è antieconomico e ci si dovrebbe limitare a prelevare la CO₂ concentrata dagli scarichi di altri processi (gli stessi processi che si vorrebbe eliminare, da cui un paradosso).
In sostanza, ciò che attualmente si deve fare è incrementare il più rapidamente possibile la produzione di energia elettrica rinnovabile, ovvero fotovoltaico, eolico, idroelettrico, solare termodinamico, ecc., e solo quando ci sarà energia elettrica pulita in grande eccesso si potrà anche utilizzare su larga scala un vettore come il metanolo (certamente non l'idrogeno), perché l'inefficienza della sua produzione non sarà più un limite.
Fino ad allora, la soluzione più sensata per quanto riguarda gli autoveicoli sarà usare le batterie elettriche, che hanno comunque ancora grandi margini di miglioramento da ogni punto di vista.
Visto che è venuto fuori anche il dato (presunto) del consumo energetico del processo, facciamo due conti per vedere quanto sarebbe sostenibile.
Allora, 1 kg di metanolo contiene potenzialmente 6,3 kWh di energia (è il potere calorifico superiore), perciò se spendiamo 11,97 kWh di energia elettrica per produrlo abbiamo un rendimento del 52,6% in questa prima fase. A questo punto dobbiamo trasportare questo vettore energetico nel luogo dove vogliamo usarlo, il che ha un costo; non so fare il calcolo esatto anche perché dipende dalla distanza media fra l'impianto di produzione e gli utilizzatori e dai mezzi di trasporto utilizzati, ma sarà circa il doppio rispetto alla benzina dato che ha metà dell'energia specifica; buttiamo lì un 5%? Ok, arrivato sul posto possiamo procedere a bruciare il nostro metanolo in un motore termico, che se tutto va bene avrà un rendimento del 35%; dopodiché attacchiamo all'albero motore un generatore per produrre l'energia elettrica da inviare alle batterie, diciamo che con un generatore superfico otteniamo un rendimento del 90%.
Tiriamo le somme: il nostro 100% di energia elettrica fotovoltaica, prima di arrivare alla batteria diventa 100 * 0.526 * 0.95 * 0.35 * 0.9 = 15.74%
Abbiamo sprecato l'84% dell'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico in perdite di trasformazione.
Se invece prendiamo quel 100% di energia fotovoltaica e la immettiamo nella rete elettrica cosa succede? Se la trasportiamo in media tensione le perdite dovrebbero essere del 4% (è quanto viene addebitato in Italia per le forniture in media tensione), se la vogliamo in bassa tensione perdiamo il 10%. In questo caso almeno il 90% dell'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico è disponibile per caricare la batteria dell'auto, come dire che usare direttamente l'energia elettrica è 90 / 16 = 5,6 volte più efficiente rispetto a passare per il vettore energetico metanolo prodotto in quel modo. La differenza in termini economici è ancora maggiore perché bisogna aggiungere il costo di realizzazione e di gestione di tutto l'impianto per la produzione del metanolo, che se usiamo direttamente l'energia del fotovoltaico non serve.
Allora, come ho già scrito prima, in un ipotetico futuro in cui avremo tanta energia elettrica pulita in eccesso sarà sensato pensare anche a sistemi del genere, che hanno se non altro il vantaggio di poter accumulare energia in forma chimica e il vantaggio di realizzare veicoli più leggeri ed economici di quelli con tante batterie (almeno con la tecnologia attuale delle batterie). Farlo adesso sarebbe invece pura follia. Produrre un pannello fotovoltaico ha un costo, che in massima parte deriva dall'energia necessaria; in pratica un pannello fotovoltaico prodotto oggi per i primi 2-3 anni produce per restituire l'energia che ha richiesto la sua costruzione (EPBT, energy pay-back time); se diluiamo l'efficienza con cui sfuttiamo l'energia prodotta di 5-6 volte, è come dire che il tempo di ritorno dell'investimento energetico diventa 10-18 anni e per tutto quel periodo anziché migliorare la situazione netta del carbonio l'avremo peggiorata. Detto in altro modo: mettersi ora a costruire impianti del genere darebbe solo luogo a un notevole "cannibalismo energetico" (significa usare tanta parte dell'energia disponibile solo per produrre altri generatori di energia, così che quella utile per il consumo non cresce abbastanza e si crea un circolo vizioso).
D'altra parte, è possibile e probabile che per quando diventerà sostenibile la produzione di vettori energetici come il metanolo, la tecnologia degli accumulatori elettrici sarà così evoluta da renderli non più utili. Lo scopriremo solo vivendo.
No perché basta leggerlo nella sua interezza per incappare in questo trafiletto:
Per trovare la giustificazione all'emissione negativa di co2
CO2 prodotta dai processi di costruzione/smaltimento della centrale vs CO2 sottratta all'aria durante la sua vita utile?
Energia convertita in metanolo vs energia consumata per la costruzione smaltimento di tutta la centrale?
Come scritto da frncr:
Stessa questione dell'idrogeno, a meno che non lo si voglia estrarre da gas naturale, dal petrolio, ecc...
Anche perché immagino tecnologie simili per terraformare venere, che a differenza di Marte ha tutto quello che serve per essere una seconda terra… solo che mischiato male 🤣
Visto che è venuto fuori anche il dato (presunto) del consumo energetico del processo, facciamo due conti per vedere quanto sarebbe sostenibile.
Allora, 1 kg di metanolo contiene potenzialmente 6,3 kWh di energia (è il potere calorifico superiore), perciò se spendiamo 11,97 kWh di energia elettrica per produrlo abbiamo un rendimento del 52,6% in questa prima fase. A questo punto dobbiamo trasportare questo vettore energetico nel luogo dove vogliamo usarlo, il che ha un costo; non so fare il calcolo esatto anche perché dipende dalla distanza media fra l'impianto di produzione e gli utilizzatori e dai mezzi di trasporto utilizzati, ma sarà circa il doppio rispetto alla benzina dato che ha metà dell'energia specifica; buttiamo lì un 5%? Ok, arrivato sul posto possiamo procedere a bruciare il nostro metanolo in un motore termico, che se tutto va bene avrà un rendimento del 35%; dopodiché attacchiamo all'albero motore un generatore per produrre l'energia elettrica da inviare alle batterie, diciamo che con un generatore superfico otteniamo un rendimento del 90%.
Tiriamo le somme: il nostro 100% di energia elettrica fotovoltaica, prima di arrivare alla batteria diventa 100 * 0.526 * 0.95 * 0.35 * 0.9 = 15.74%
Abbiamo sprecato l'84% dell'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico in perdite di trasformazione.
Se invece prendiamo quel 100% di energia fotovoltaica e la immettiamo nella rete elettrica cosa succede? Se la trasportiamo in media tensione le perdite dovrebbero essere del 4% (è quanto viene addebitato in Italia per le forniture in media tensione), se la vogliamo in bassa tensione perdiamo il 10%. In questo caso almeno il 90% dell'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico è disponibile per caricare la batteria dell'auto, come dire che usare direttamente l'energia elettrica è 90 / 16 = 5,6 volte più efficiente rispetto a passare per il vettore energetico metanolo prodotto in quel modo. La differenza in termini economici è ancora maggiore perché bisogna aggiungere il costo di realizzazione e di gestione di tutto l'impianto per la produzione del metanolo, che se usiamo direttamente l'energia del fotovoltaico non serve.
Allora, come ho già scrito prima, in un ipotetico futuro in cui avremo tanta energia elettrica pulita in eccesso sarà sensato pensare anche a sistemi del genere, che hanno se non altro il vantaggio di poter accumulare energia in forma chimica e il vantaggio di realizzare veicoli più leggeri ed economici di quelli con tante batterie (almeno con la tecnologia attuale delle batterie). Farlo adesso sarebbe invece pura follia. Produrre un pannello fotovoltaico ha un costo, che in massima parte deriva dall'energia necessaria; in pratica un pannello fotovoltaico prodotto oggi per i primi 2-3 anni produce per restituire l'energia che ha richiesto la sua costruzione (EPBT, energy pay-back time); se diluiamo l'efficienza con cui sfuttiamo l'energia prodotta di 5-6 volte, è come dire che il tempo di ritorno dell'investimento energetico diventa 10-18 anni e per tutto quel periodo anziché migliorare la situazione netta del carbonio l'avremo peggiorata. Detto in altro modo: mettersi ora a costruire impianti del genere darebbe solo luogo a un notevole "cannibalismo energetico" (significa usare tanta parte dell'energia disponibile solo per produrre altri generatori di energia, così che quella utile per il consumo non cresce abbastanza e si crea un circolo vizioso).
D'altra parte, è possibile e probabile che per quando diventerà sostenibile la produzione di vettori energetici come il metanolo, la tecnologia degli accumulatori elettrici sarà così evoluta da renderli non più utili. Lo scopriremo solo vivendo.
Comunque, io non aggiunto o tolto nulla, e io non penso assolutamente nulla, ho solo riportato quello che l’azienda spiega. Ognuno poi si fa la sua idea
https://www.repubblica.it/green-and...ole_-281991333/
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