Dalla Svezia un nuovo casco con airbag integrato per i ciclisti
di Vittorio Rienzo pubblicata il 29 Luglio 2022, alle 16:31 nel canale e-bikeI due specialisti di sicurezza Autoliv e POC stanno collaborando allo sviluppo di un casco per ciclisti (elettrici e non) con un airbag integrato. L'obiettivo è ridurre drasticamente il rischio di lesioni gravi e incidenti mortali per i conducenti.
La sicurezza "non è mai troppa". Per tale ragione le svedesi POC, specializzata nelle attrezzature di sicurezza, e Autoliv, impegnata invece nei sistemi di sicurezza automobilistici, hanno sviluppato un casco da ciclismo con airbag integrato.
Perché un'idea così particolare? La ragione è piuttosto semplice: il settore delle biciclette e in particolare quello delle e-bike sta vedendo una crescita esponenziale negli ultimi anni. Inevitabilmente, in proporzione sono aumentati anche gli incidenti gravi che, secondo Autoliv, hanno visto una crescita del 24% negli ultimi 10 anni.
In particolare, le lesioni alla testa hanno contribuito per oltre la metà dei decessi, da qui la decisione di aumentare la protezione dei tradizionali caschi da ciclismo. A tal proposito, le aziende hanno pensato di adottare una soluzione divenuta ormai uno standard (anche dal punto di vista legislativo) per il settore automobilistico, ovvero l'airbag.
All'interno del casco viene installata la tradizionale sacca d'aria che fornisce un primo livello di protezione, assorbendo parte della forza di impatto. Allo stesso modo, il casco sottostante garantisce un secondo livello di protezione riducendo il rischio di lesioni gravi dal 30% fino all'80%. Il tutto, in base agli studi interni effettuati fino ad ora, senza sacrificare il confort o aumentare il peso complessivo del casco.
L'obiettivo delle due aziende, però, è eccellere e non offrire un semplice miglioramento. Attualmente l'omologazione avviene esclusivamente tramite test di laboratorio, che naturalmente non riescono a replicare le condizioni di vita reale. Per questo puntano a spingere a livelli critici i test, soprattutto in considerazione delle velocità più elevate a cui viaggiano i ciclisti di e-bike.
Non va trascurato, infatti, che al di fuori della zona europea non vengono imposti limiti di potenza e velocità per i motori e in alcuni casi le soluzioni elettriche offrono oltre 1.000W di potenza per il propulsore e coppie superiori agli 85 Nm. In breve, fuori dal Vecchio Continente è possibile spingere le e-bike oltre i 60 km/h.
3 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoInutile generalizzare. Vedo tutti i giorni mentre corro a bordo strada PAZZI FURIOSI che guidano scrivendo sullo smartphone, telefonando, tenendolo nelle più improbabili posizioni senza porre attenzione alla strada per poi sterzare di scatto quando si accorgono della presenza di pedoni...quando va bene. Perchè quando va male mettono sotto direttamente qualcuno. Anche sulle strisce pedonali. O in zone dove si dovrebbe procedere a passo d'uomo.
...come vedo quando guido ciclisti altrettanto pazzi che magari invece di stare ordinatamente in fila indiana e al margine della strada, in curve a gomito dove è impossibile vederli e solo se vai molto più lenti dei limiti di velocità hai qualche speranza, se ne stanno beatamente a formar gruppi. Così se va bene formano in certe zone file chilometriche perchè è impossibile sorpassarli, se va male e purtroppo succede, lo leggiamo dai giornali, vengono falciati e finiscono direttamente al cimitero.
É proprio vero, il cervello è un optional al quale moltissimi, ciclisti, automobilisti ma ci metto anche la mia categoria, di quelli che corrono a piedi, hanno rinunciato. Purtroppo per tutti.
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