Volkswagen cerca la soluzione estrema: joint venture con un costruttore cinese
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 24 Gennaio 2025, alle 12:06 nel canale Auto ElettricheVolkswagen per far fronte alla crisi e sfruttare i propri stabilimenti studia una soluzione in stile Stellantis-Leapmotor
Proprio oggi vi abbiamo parlato dell'impatto che le nuove regole della UE potrebbero avere su Volkswagen, una situazione preoccupante, che spinge il Gruppo a cercare diverse soluzioni.
Oltre alla ristrutturazione aziendale e alla ricollocazione della produzione già in corso, la casa tedesca potrebbe attuare un metodo simile a quello già usato da Stellantis con un partner cinese. Stiamo parlando proprio della joint venture con Leapmotor, che consente alla ex FCA-PSA di vendere in esclusiva queste auto elettriche fuori dalla Cina.
Qualche giorno fa Reuters aveva riportato che dei costruttori cinesi avevano messo gli occhi su alcuni stabilimenti Volkswagen dismessi o in grande crisi, così da acquisirli e produrre direttamente in Europa le loro auto elettriche, scavalcando i dazi imposti dalla Commissione.
Secondo un report di Manager Magazin lo scenario sarebbe ora cambiato, con Volkswagen sempre a bordo di questa operazione, proprio con il meccanismo della joint venture, come fatto da Stellantis. Una nuova alleanza dunque, per costruire auto elettriche cinesi in Germania, sfruttando piattaforme e esperienza asiatica, puntando a sfruttare meglio la capacità produttiva degli stabilimenti VW.
Sempre secondo lo stesso report, ci sarebbe lo stabilimento di Emden sotto la lente di ingrandimento, dove Volkswagen produce la ID.4 e la ID.7, ma i cinesi, la cui identità è ancora sconosciuta, non sarebbero soddisfatti dei costi locali. Se lo scenario dovesse concretizzarsi, sarebbe decisamente uno smacco per l'azienda tedesca. Nel 1983 quando Volkswagen fece il suo ingresso in Cina, dovette per forza creare una joint venture con SAIC, portando competenza, e sfruttando la capacità produttiva cinese. Nel tempo i cinesi hanno imparato, e la situazione si è praticamente ribaltata.
24 Commenti
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Peccato che i cinesi di oggi il loro know how non lo cederanno mai e se concederanno qualcosa sarà a caro prezzo.
Per noi europei è stata imposta l'auto elettrica come obiettivo strategico senza aver nulla alle spalle, per loro, che sono diventati una potenza globale, invece è strategico controllare gli altri mercati... I romani dicevano: " Ubi major minor cessat "! Noi appartiamo alla seconda categoria...
Per noi europei è stata imposta l'auto elettrica come obiettivo strategico senza aver nulla alle spalle, per loro, che sono diventati una potenza globale, invece è strategico controllare gli altri mercati... I romani dicevano: " Ubi major minor cessat "! Noi appartiamo alla seconda categoria...
Sì, ma questa cosa viene ripetuta a pappagallo come se sono diventati esperti nell'auto elettrica per magia. Hanno iniziato a lavorarci esattamente quando abbiamo iniziato noi, solo che le case europee hanno dormito alla grande. Quindi non è che qui si è spinto per una tecnologia che i cinesi avevano già, come se avessimo imposto di mangiare con le bacchette, ci hanno semplicemente lavorato duramente.
Possiamo solo fare mea culpa.
Possiamo solo fare mea culpa.
Infatti il senso del senso del mio intervento è proprio questo... Se, anche ob torto collo, ci dovrà essere l'auto elettrica europea bisogna lavoraci per bene, con orizzonti temporali realistici e flessibili, con un piano generale di finanziamenti per lo sviluppo e di creazione di un " ecosistema " ( termine forse poco calzante ) e di preparazione del mercato.
Invece si è fatto tutto il contrario in un contesto globale dominato dalla Cina.
Anzi, per la serie " agli zoppi grucciate " come si dice dalle mie parti, da quest'anno multe miliardarie a chi sfora i nuovi limiti sulle emissioni.
Forse a Bruxelles hanno dimenticato che è la domanda a fare il mercato e che le imposizioni totali dall'alto, in stile ex URSS, non portano da nessuna parte?
Esatto, quindi sarebbe bene tornare indietro e riprendere a fare ciò che sapevano (anzi, sapevamo) fare bene: macchine, non catafalchi o trabiccoli a pile.
Nel senso che hanno messo a gestire lo sviluppo di auto EV un management che se aveva esperienza tecnica era limitata alle auto con motore termico, quindi non capiva una beata mazza di quanto importante fosse la batteria e la sua gestione e di quanto importante fosse il software nel gestire in modo armonico propulsione ed energy management, prendendo di conseguenza decisioni basate su esperienza acquisita in un ambito totalmente differente.
Non a caso le aziende che sono "partite da zero" tipo Tesla ed i produttori cinesi come BYD che avevano come core business le batterie e POI sono passati alle auto, non avendo gli "zombie" sono riusciti a fare di più.
Non parliamo poi di quelli che hanno pensato di usare AUTOSAR per gli EV senza considerare che di base è modellato implicitamente su auto con motore a combustione.
No, non si può. Non si può più bruciare roba per muoversi. Non si può più bruciare roba per fare anche altro, con le dovute tempistiche per ogni settore. Perché in poche decine di anni di industrializzazione abbiamo distrutto il mondo.
Il punto sarebbe stato studiare le nuove tecnologie per tempo, dato che almeno dal 2010 si sapeva che si sarebbe finiti dove siamo ora. I cinesi lo hanno fatto, gli europei hanno scherzato, ed alcuni continuano a scherzare come se ancora non avessero capito. Il problema è che al timone ci sono vecchi (sia anagraficamente che mentalmente) a cui non importa nulla, perché tanto tra massimo vent'anni toglieranno il disturbo.
Seguiamo l'esempio degli ecologisti col portagoglio gonfio... le 218 navi per il turismo marittimo di lusso hanno emesso nel 2022 4,4 volte più inquinanti di tutte le automobili del continente europeo (253 milioni).
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