Tesla
Elon Musk: per lavorare in Tesla non servono neanche le scuole superiori. Ecco invece cos'è necessario
di Nino Grasso pubblicata il 28 Dicembre 2019, alle 12:41 nel canale Auto Elettriche
Musk ha detto in un tweet rivolto ad un utente che per entrare a lavorare in Tesla non è necessaria una laurea, e in realtà non bisogna aver fatto neanche le scuole superiori
40 Commenti
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E c'è un effetto perverso, una teoria molto fortunata in economia dimostra come, in circostanze di apertura ai mercati internazionali le imprese del luogo tendono a specializzarsi nella produzione di bene che richiedono risorse di cui sono ricche.
Avere pochi laureati fa si che la domanda id laureati sia ancora più bassa: le imprese che ne usavano parecchi o si sono trasferite oppure non erano efficaci come quelle che pescavano in un bacino di laureati molto più ampio.
Mantenere basso questo numero è una follia tutta italiana, che ci condurrà in una spirale mortale, in cui dovremo competere con paesi molto arretrati.
Musk ha detto in un tweet rivolto ad un utente che per entrare a lavorare in Tesla non è necessaria una laurea, e in realtà non bisogna aver fatto neanche le scuole superiori
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Nemmeno per lavorare in catena di montaggio alla FIAT occorre la laurea. Alla Tesla mica assumono solo progettisti o designer...
Mantenere basso questo numero è una follia tutta italiana, che ci condurrà in una spirale mortale, in cui dovremo competere con paesi molto arretrati.
è da 20 anni che siamo nella spirale, visto che la politica blatera sempre di rilancio spingendo sull'edilizia e sulle infrastrutture (tav, autostrade) che sono una tipologia di spesa di basso livello e che non produce progresso.
i paesi all'avanguardia puntano su tecnologie d'avanguardia, e spendono per sviluppare tecnologie d'avanguardia. L'italia ha smesso di farlo negli anni 60, per esempio boicottando Olivetti che aveva costruito il primo computer a transistor [B][COLOR="Red"]del mondo[/COLOR][/B]...
siamo già sulla strada del declino e votiamo gente che parlando di "sviluppo" in realtà dice chiaramente di volerci spingere ancora di più sulla strada del declino...
E c'è un effetto perverso, una teoria molto fortunata in economia dimostra come, in circostanze di apertura ai mercati internazionali le imprese del luogo tendono a specializzarsi nella produzione di bene che richiedono risorse di cui sono ricche.
Avere pochi laureati fa si che la domanda id laureati sia ancora più bassa: le imprese che ne usavano parecchi o si sono trasferite oppure non erano efficaci come quelle che pescavano in un bacino di laureati molto più ampio.
Mantenere basso questo numero è una follia tutta italiana, che ci condurrà in una spirale mortale, in cui dovremo competere con paesi molto arretrati.
il mio era un discorso globale, visto che si parla di grosse aziende che in Italia sono praticamente assenti
Quanti hacker o programmatori esistono che fanno impallidire i laureati di prestigiose scuole...??
Quotone.
Non voglio sostenere che la laurea sia un pezzo di carta fine a se stesso (sarebbe un gravissimo errore), ma sicuramente non può essere l'unico indice meritocratico da adottare nella selezione di una persona in un determinato contesto.
Si è parlato degli Stati Uniti dove con ingenti risorse economiche si ha accesso a università di prestigio, ma la cosa non è poi così assurda anche qui in Italia.
Ora sarebbe utile domandarsi se il solo studio possa essere rappresentativo delle capacità intellettive di una persona o possa essere un elemento da inserire in un insieme di caratteristiche necessarie per essere considerati validi.
Io credo che anche l'esperienza (che spesso ti istruisce di più di tanti libri) e il continuo aggiornamento delle proprie competenze siano fattori non di secondo piano.
Non voglio sostenere che la laurea sia un pezzo di carta fine a se stesso (sarebbe un gravissimo errore), ma sicuramente non può essere l'unico indice meritocratico da adottare nella selezione di una persona in un determinato contesto.
Si è parlato degli Stati Uniti dove con ingenti risorse economiche si ha accesso a università di prestigio, ma la cosa non è poi così assurda anche qui in Italia.
Ora sarebbe utile domandarsi se il solo studio possa essere rappresentativo delle capacità intellettive di una persona o possa essere un elemento da inserire in un insieme di caratteristiche necessarie per essere considerati validi.
Io credo che anche l'esperienza (che spesso ti istruisce di più di tanti libri) e il continuo aggiornamento delle proprie competenze siano fattori non di secondo piano.
quello che dici non è sbagliato, ma ripeto, la cosa va anche valutata in un contesto dove devi filtrare in qualche modo perchè non puoi fare colloqui a tutti.
Il filtro ha laurea in "ambito utile all'azienda" con voto > X è banale, ma comunque può essere utile a ridurre il numero di candidati. Ovvio che non deve essere l'unico metodo decisionale
Non voglio sostenere che la laurea sia un pezzo di carta fine a se stesso (sarebbe un gravissimo errore), ma sicuramente non può essere l'unico indice meritocratico da adottare nella selezione di una persona in un determinato contesto.
Si è parlato degli Stati Uniti dove con ingenti risorse economiche si ha accesso a università di prestigio, ma la cosa non è poi così assurda anche qui in Italia.
Ora sarebbe utile domandarsi se il solo studio possa essere rappresentativo delle capacità intellettive di una persona o possa essere un elemento da inserire in un insieme di caratteristiche necessarie per essere considerati validi.
Io credo che anche l'esperienza (che spesso ti istruisce di più di tanti libri) e il continuo aggiornamento delle proprie competenze siano fattori non di secondo piano.
Da quello che so ad harvard se sei un coglione non ti laurei neanche se sei il figlio del presidente, alla bocconi di milano se paghi ti danno laurea e master e diventi manager, inutile dire che se esci dalla bocconi col culo fai un mese di prova e poi vai a fare il cassiere all'autogrill (se hai voglia di lavorare).
Insomma per questo dicevo che se vali veramente il colloquio non lo fai: se sei un coglione puoi avere tutta la carta che vuoi ma non farai niente. Se vali potresti fare anche decenni di fame ma prima o poi sfondi.
Insomma per questo dicevo che se vali veramente il colloquio non lo fai: se sei un coglione puoi avere tutta la carta che vuoi ma non farai niente. Se vali potresti fare anche decenni di fame ma prima o poi sfondi.
Probabilmente su Harvard (così come Yale) un minimo di cervello devi averlo anche se sei figlio del presidente, però spero concorderai con me che avere un aiuto economico sicuramente crea una corsia preferenziale a parità di intelligenza e capacità.
Stesso discorso per la Bocconi (o la Luiss) che ti apre possibilità che difficilmente raggiungeresti solo per tuoi meriti (salvo essere un genio comprovato, ma non credo ce ne siano a tonnellate).
Per capirci se ti presenti ad un colloquio con la laurea di una certa università, sicuramente hai un valore diverso rispetto alla stessa ottenuta altrove.
Intendi russi, ucraini ed indiani che lavorano in outsourcing per quattro nocciole?
E'una scelta legittima, sicuramente non il campo ideale in cui la preparazione accademica sia determinante... essendo nato altrove, preferirei concentrarmi su campi con meno concorrenza.
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