Canada: la CCS – Cattura&Stoccaggio del carbonio – costa troppo e richiede troppo tempo
di Giulia Favetti pubblicata il 13 Febbraio 2023, alle 17:31 nel canale MercatoIl recente rapporto dell'Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile canadese ha affermato che la tecnologia CCS è "costosa, ad alta intensità energetica (e) non dimostrata su larga scala" e rischia di assorbire risorse che dovrebbero essere investite altrove
Il Canada non è l'unico Paese a valutare con interesse la tecnologia di Cattura e Stoccaggio del Carbonio (ovvero Carbon Capture&Storage, generalmente abbreviato in CCS) ma potrebbe essere il primo a rinunciarvi.
La nazione nordamericana, infatti, intende ridurre le proprie emissioni entro il 2030; un margine temporale estremamente breve, che rende insostenibile l'investimento nella CCS, una tecnologia promettente, ma ancora immatura.
Secondo quanto è emerso dal rapporto "Why Carbon Capture Is Not a Net-Zero Solution for Canada's Oil and Gas Sector", pubblicato la scorsa settimana dall'Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile, lo sviluppo di metodi di cattura e stoccaggio del carbonio è troppo costoso e necessiterà ancora di molto – troppo – tempo prima di essere effettivamente una risorsa utile alla riduzione delle emissioni.
L'ente ha quindi esortato il Governo canadese a riconsiderare i propri investimenti al momento destinati all'industria petrolifera e del gas per l'implementazione della CCS, indirizzandoli verso altri progetti.
"L'applicazione della CCS non è in linea con la scala temporale o l'ambizione necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi C", afferma il rapporto.
A puntare, più di chiunque altro, su questa strada nella lotta al cambiamento climatico è la stessa industria che contribuisce maggiormente alle emissioni di CO2, ovvero quella petrolifera, che in Canada trova la sua massima espressione nello sfruttamento delle sabbie bituminose.
Ciononostante, anche lo stesso settore riconosce che la gestazione della CCS sia molto lunga: i dirigenti di Oilsands, una della maggiori compagnie canadesi che sfruttano le sabbie bituminose per ricavare un bitume convertibile in petrolio grezzo sintetico o raffinato, hanno affermato di non poter investire nella decarbonizzazione più velocemente di quanto fanno attualmente.
Attualmente sono sette i progetti di CCS operativi in Canada, principalmente nel settore del petrolio e del gas.
Fra le aziende protagoniste, la Pathways Alliance, un consorzio delle sei maggiori società di sabbie bituminose del paese, ha proposto un'importante linea di trasporto per la CCS.
Il carbonio verrebbe catturato dagli impianti di sabbie bituminose del consorzio e trasportato in un sito di stoccaggio vicino a Cold Lake, ad Alta.
Secondo le stime preliminari, il progetto costerà 16,5 miliardi di dollari ed è il fulcro dell'impegno del gruppo Pathways – pari a totale di 24,1 miliardi di dollari - per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di sabbie bituminose di 22 milioni di tonnellate entro il 2030.
"Alcuni rappresentanti del settore [ndr petrolifero] considerano la CCS l'unica opzione per ridurre drasticamente le loro emissioni. È come se l'industria stesse mettendo tutte le sue uova nel paniere del CCS", ha commentato James Millar, presidente e CEO dell'International CCS Knowledge Center di Regina.
Millar ha affermato che l'implementazione su larga scala della tecnologia di cattura del carbonio consentirà una transizione verso l'azzeramento netto "mantenendo attive le industrie che hanno a lungo sostenuto comunità e forza lavoro in tutto il paese".
Miller ha proseguito spiegando che, per continuare a percorrere questa strada:
"L'industria è alla ricerca di segnali forti che gli investimenti in CCS e altre tecnologie di riduzione delle emissioni siano in linea con il futuro a basse emissioni di carbonio del Canada. Investimenti più ampi nella CCS richiedono una politica chiara che fornisca certezza a lungo termine sul prezzo del carbonio, insieme ad altri meccanismi che assicureranno che il Canada rimanga un luogo attraente (soprattutto se paragonato agli Stati Uniti) per intraprendere progetti multimiliardari".
Carter ha sottolineato che i sette progetti CCS attualmente operativi in Canada catturano solo lo 0,5% delle emissioni nazionali e che per portarli a livelli significativi entro il 2030 sono necessari massicci investimenti.
"La CCS è stata promessa in eccesso e mantenuta in difetto", ha concluso, aggiungendo che un uso più fruttuoso dei fondi pubblici sarebbe quello di incoraggiare tagli delle emissioni a breve termine attraverso regolamenti, come le norme federali sul metano attualmente in fase di sviluppo.
2 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoguarda che mica è solo in canada che imprese fanno greenwashing investendo nel CCS.
pure in italia...
ma almeno loro sono più seri e hanno smascherata la fregatura
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