Amazon, nuovo record per energia rinnovabile generata nel 2022. Resta l'azienda numero 1 al mondo
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 01 Febbraio 2023, alle 10:28 nel canale Energie RinnovabiliAmazon punta alle zero emissioni entro il 2025, e per questo la quota di energia rinnovabile installata e generata continua a salire con ritmi altissimi. E in più ci sono i furgoni elettrici di Rivian
Dal 2014 Amazon si è imposta la missione di decarbonizzare le sue attività, non solo per quanto riguarda i trasporti, ma anche per i centri logistici e tecnici.
Per raggiungere questo traguardo ha varato un piano di approvvigionamento da fonti di energia rinnovabile, che sono rapidamente cresciute nel computo totale dell'azienda. Ora il colosso dell'e-commerce ha comunicato che nel 2022 ha raggiunto un nuovo record, aggiungendo ulteriori 8,3 GW di potenza, per un totale quindi di oltre 20 GW. Per avere un metro di paragone, corrisponderebbe a circa l'energia necessaria per alimentare 5,3 milioni di abitazioni.
Per aumentare in modo considerevole la quota di rinnovabili Amazon ha aggiunto 133 progetti a quelli già avviati, in 11 Paesi diversi. Il totale è così arrivato a 401 progetti, in 22 Paesi, il tutto diviso in 164 parchi eolici e 237 impianti fotovoltaici su tetto.
In questo modo Amazon resta al primo posto della classifica mondiale tra le aziende che fanno più affidamento sulle rinnovabili, una posizione che mantiene dal 2020. La previsione è di generare 56.881 GWh all'anno.
Nel frattempo si lavora, come sopracitato, ai trasporti, per mezzo della finanziata Rivian. I furgoni elettrici, realizzati sulla stessa piattaforma dei pick-up e SUV della start up, hanno iniziato le consegne, per ora in circa 1.000 esemplari. Qui il traguardo è forse ancora più ambizioso, e punta una flotta di 100.000 veicoli elettrici entro il 2030.
7 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSe poi non avessero aumentato il costo di Prime sarebbe stato anche meglio...ma si vede che bisogna contribuire tutti al "passaggio green" !
Ben venga anche se il problema vero e proprio è a tutto a est .
Certa comunicazione mi fa sperare in un’attacco preventivo e ciao a tutto e tutti.
Per quanto riguarda le maestranze, solo una minima parte di loro giunge al magazzino in treno (ci sono poche tratte giornaliere). Amazon ha predisposto degli autobus (termici, ovviamente) utilizzati massivamente dai dipendenti meno abbienti che accettano di sobbarcarsi lunghi tempi di percorrenza nel tragitto casa-lavoro: come si può immaginare si tratta in percentuale affatto trascurabile di cittadini di origine extracomunitaria con contratto a tempo determinato oppure di giovani italiani provenienti da altre regioni. Comunque, la maggior parte dei lavoratori raggiunge il sito BGY1 con auto propria. Però di veicoli elettrici in quei parcheggi ve ne sono veramente pochi. E le colonnine per la ricarica sono in percentuale minima rispetto al totale dei posti. Il sito in questione è provvisto di pannelli solari sulla quasi totalità della copertura, ed è stato realizzato con tecnologie molto efficienti, per minimizzare consumi ed emissioni. E' da osservare, però, che realizzando un centro logistico in quella posizione poco o nulla servita dal trasporto pubblico comporti come conseguenza che laddove Amazon non possa evitare l'emissione di CO2, o non trovi conveniente farlo per una questione di massimizzazione del profitto, affidi il servizio a terzi e lasciando che i dipendenti si arrangino (inquinando) con la propria auto. Con uno stipendio da operaio, l'acquisto di un veicolo elettrico è questione impegnativa, anche senza parlare di Tesla, già a partire da più abbordabili Fiat 500e o Renault Zoe. Per una multinazionale è facile raggiungere i preposti obiettivi di decarbonizzazione, se si tolgono dal conteggio alcune voci sfavorevoli.
Per quanto riguarda le maestranze, solo una minima parte di loro giunge al magazzino in treno (ci sono poche tratte giornaliere). Amazon ha predisposto degli autobus (termici, ovviamente) utilizzati massivamente dai dipendenti meno abbienti che accettano di sobbarcarsi lunghi tempi di percorrenza nel tragitto casa-lavoro: come si può immaginare si tratta in percentuale affatto trascurabile di cittadini di origine extracomunitaria con contratto a tempo determinato oppure di giovani italiani provenienti da altre regioni. Comunque, la maggior parte dei lavoratori raggiunge il sito BGY1 con auto propria. Però di veicoli elettrici in quei parcheggi ve ne sono veramente pochi. E le colonnine per la ricarica sono in percentuale minima rispetto al totale dei posti. Il sito in questione è provvisto di pannelli solari sulla quasi totalità della copertura, ed è stato realizzato con tecnologie molto efficienti, per minimizzare consumi ed emissioni. E' da osservare, però, che realizzando un centro logistico in quella posizione poco o nulla servita dal trasporto pubblico comporti come conseguenza che laddove Amazon non possa evitare l'emissione di CO2, o non trovi conveniente farlo per una questione di massimizzazione del profitto, affidi il servizio a terzi e lasciando che i dipendenti si arrangino (inquinando) con la propria auto. Con uno stipendio da operaio, l'acquisto di un veicolo elettrico è questione impegnativa, anche senza parlare di Tesla, già a partire da più abbordabili Fiat 500e o Renault Zoe. Per una multinazionale è facile raggiungere i preposti obiettivi di decarbonizzazione, se si tolgono dal conteggio alcune voci sfavorevoli.
33000 euro per un utilitaria che riesce a fare poco più di 100 km in autostrada non è proprio la definizione di un auto abbordabile da operaio
Decisamente no.
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