Batterie biodegradabili fatte con funghi e stampa 3D. Funzionano già, ecco come
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 17 Gennaio 2025, alle 14:39 nel canale BatterieUn team di ricerca in Svizzera ha sviluppato una batteria che promette estrema sostenibilità, perché basata sul metabolismo di microorganismi
La ricerca nel settore delle batterie sta vivendo una nuova giovinezza, e non dipende solo dalla crescita del mercato delle auto elettriche. Sono sempre di più gli oggetti d'uso nella vita quotidiana che hanno bisogno di batterie più o meno piccole, e la tecnologia in generale va sempre di più verso soluzioni wireless.
Gli annunci di novità in questo senso quindi sono quasi all'ordine del giorno, e l'ultima riguarda un team di ricerca in Svizzera, presso i Laboratori Federali Svizzeri per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (Empa), che sta perfezionando un modello di batteria biodegradabile che utilizza i funghi per funzionare.
La categoria è detta "celle a combustibile microbico", proprio perché ciò che dà energia alla cella è l'attività di questi microorganismi. Nello specifico, come spiega una delle ricercatrici, Carolina Reyes, sull'anodo viene usato un lievito che durante il suo ciclo metabolico libera elettroni. Al Catodo invece troviamo il "fungo della carie bianca", che tramite un enzima cattura gli elettroni, e li guida fuori dalla cella.
Un meccanismo quindi del tutto naturale, alimentato con metodo altrettanto naturale: immettendo zuccheri dentro la cella. Per lo stesso motivo queste batterie possono essere anche essiccate e conservate, aggiungendo acqua e nutrienti per riattivarle.
Per la produzione dei prototipi il team ha inoltre utilizzato la tecnica della stampa 3D, integrando i funghi direttamente nel materiale di stampa. L'uso di cellulosa e inchiostro biocompatibile rende la cella completamente biodegradabile, eliminando anche il fattore rifiuti.
Le applicazioni pratiche su larga scala sono ovviamente ancora lontane, ma questa tecnologia è già usata oggi, su piccoli oggetti come sensori, o in apparecchi in luoghi di ricerca remoti.
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