I prezzi delle batterie per auto crollano: più elettriche e guadagni per i costruttori

I costruttori cinesi di batterie per auto elettriche dominano il mercato, con CATL che detiene da sola praticamente il 40% del mercato a livello mondiale, e mai come ora la produzione ha raggiunto picchi così alti. Questo ha generato una sovraproduzione e, di conseguenza, un abbassamento dei prezzi.

Secondo la società di consulenza P3, i costi per i produttori di auto (quindi non i prezzi di listino per i clienti finali) sono letteralmente crollati. Le case automobilistiche oggi pagano 54 euro al kWh per celle con chimica LFP, e 58 euro al kWh per le ternarie NCM. Non si tratta ovviamente di prezzi fissi, ma che possono oscillare continuamente, ma il paragone con i costi del 2022, appena fuori dalla pandemia, è impietoso: i costi industriali allora erano rispettivamente di 127 euro e 140 euro.

Se prima le batterie erano un collo di bottiglia per la produzione di auto elettriche, oggi succede il contrario, con l'industria che spinge per una maggiore produzione, per smaltire tutte le batterie disponibili. Le auto tuttavia non sono diminuite così di tanto parlando di prezzi di listino, ma è innegabile il miglioramento delle prestazioni. I costruttori, a fronte di un costo simile, sono passati, mediamente, da poco meno di 30 kWh a più di 80 kWh, quindi un contenuto energetico quasi triplicato in meno di 10 anni.

Sempre secondo le stime di P3, i costi delle celle dovrebbero scendere ancora, almeno di un altro 10-15% entro il 2030, migliorando ancora di più la situazione. Questo sta già portando, e porterà ancora di più nei prossimi anni, alla crescita dei margini lordi per i costruttori, che quindi dalle auto elettriche possono guadagnare, e il traguardo è un guadagno simile a quello che hanno con le auto endotermiche.

Resta però il divario tra costi delle batterie prodotte in Cina e quelle prodotte in Europa. Anche quando le fabbriche europee sono di colossi cinesi come CATL o BYD, i costi di produzione restano più alti. Il rischio quindi è che la dipendenza dalla Cina, e dall'evolversi del tessuto geo-politico, possa condizionare l'industria europea. La soluzione, secondo P3, è diversificare il più possibile la fornitura, sfruttando anche Paesi emergenti nel settore, come il Canada.