A Palermo bike e car sharing sono un fallimento, in vendita bici e vetture, anche auto elettriche
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 25 Agosto 2025, alle 16:56 nel canale Mobilità Elettrica
Il servizio di sharing ha chiuso i battenti, e AMAT che gestiva il servizio prova a fare cassa vendendo o noleggiando i veicoli
Palermo è una delle tante città che ha abbracciato programmi di mobilità in sharing, o forse sarebbe meglio dire che era una delle tante città. Infatti i programmi di bike sharing e car sharing non sono andati come previsto, e la partecipata dal comune AMAT ha scelto di interrompere il servizio.
A Palermo si era deciso di non rivolgersi ad aziende specializzate, ma piuttosto di gestire tutto con la partecipata, ma i conti sono sempre rimasti in rosso. Un milione di euro di perdita nel 2021 e 2022, poi un buco di 660.000 euro nel 2023, e di nuovo un milione nel 2024, da qui la decisione di interrompere il servizio al 1° maggio 2025.
Ora la stessa AMAT vorrebbe recuperare un po' di liquidità sbarazzandosi dei veicoli, che non sono nemmeno pochi. La flotta può contare su 5 Polo del 2009, 5 Opel, 4 Volkswagen Golf e 29 Up! del 2014, 9 Fiat Panda del 2015, ed anche auto elettriche, nella forma di 21 Renault Zoe seconda serie.

Ma non è tutto, perché a tutte queste vetture si aggiungono anche quelle acquisite tramite noleggio, ovvero 44 Yaris ibride, 3 Fiat Panda ibride e 5 Opel (modello non specificato). Proprio per queste ultime la partecipata potrebbe noleggiarle a sua volta, alzando il canone rispetto a quello pagato, così da creare un delta positivo. Dal totale dei canoni di 135.000 euro, se ne potrebbero incassare 180.000, guadagnando quindi circa 45.000 euro.
Discorso diverso invece per le auto di proprietà, abbastanza vecchie e con poco mercato, anche nel caso delle elettriche. AMAT inoltre stima circa 96.000 euro di spesa per ricondizionare le vetture, per poi ricavare dalla vendita 300.000 euro.
Anche le bici del bike sharing giacciono inutilizzate, ed anche per queste la vendita non sarà facile. Non si tratta infatti di e-bike, ma solo di normali bici muscolari, e la conversione ad e-bike sarebbe probabilmente troppo costosa rispetto al possibile ricavo. L'amministrazione comunale adesso vorrebbe riproporre servizi simili, questa volta con una gara d'appalto a favore di aziende esterne, forse quello che avrebbe dovuto fare fin dal principio.










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12 Commenti
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Ma che gli importa agli efficienti amministratori palermitani e siciliani, i soldi non erano loro, erano di altri, raccolti in altre regioni italiane.
richiestaccia
sarebbe interessante una serie di articoli sui servizi simili nei vari capoluoghi italiani, ed eventualmente nelle località di particolare interesse turistico.probabilmente un lavoraccio, però capire cosa ha funzionato e cosa no potrebbe "fare scuola"
probabilmente un lavoraccio, però capire cosa ha funzionato e cosa no potrebbe "fare scuola"
Mancano i soldi credo sia il motivo base poi potrebbero esserci altre varianti si
Ora vorrei sapere se fallita questa cosa con inutile sperpero di denaro pubblico i dipendenti di quella partecipata sono stati licenziati o i loro inutili stipendi rimangono sul groppone della società civile che lavora per davvero.
Mi chiedo anche quanto incidano gli atti vandalici, o la mancanza di rispetto nell'uso dei mezzi messi in sharing.
Qui nel comune di Venezia ho visto troppe bici, ebike e monopattini trattati malissimo e abbandonati nei posti più improbabili.
Qui nel comune di Venezia ho visto troppe bici, ebike e monopattini trattati malissimo e abbandonati nei posti più improbabili.
a catania qualche anno fa le enjoy sono durate solo qualche mese poi han dovuto ritirare tutto causa danni ecc
Qui nel comune di Venezia ho visto troppe bici, ebike e monopattini trattati malissimo e abbandonati nei posti più improbabili.
Sicuramente ma un po' ovunque. Quando vivevo a Bologna qualche bici è finita nel fiume
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