Spese militari da record: il conto nascosto è il clima, e rischia di essere devastante
di Rosario Grasso pubblicata il 18 Settembre 2025, alle 14:17 nel canale Energie Rinnovabili
Un nuovo rapporto rivela come il massiccio ritorno agli investimenti militari mondiali stia alimentando non solo guerre e tensioni geopolitiche, ma anche la crisi climatica. Le emissioni legate ad eserciti, forniture e armamenti potrebbero presto eguagliare quelle di interi Paesi, mentre la trasparenza sui dati resta minima
La corsa agli armamenti non si ferma. Nel 2024 la spesa militare globale ha toccato i 2.700 miliardi di dollari, con un aumento reale del 9% rispetto all'anno precedente. È il livello più alto dalla fine della Guerra Fredda e, secondo le Nazioni Unite, equivale all'intero PIL di tutti i Paesi africani messi insieme. Una cifra che supera di tredici volte gli aiuti destinati al Sud globale. Sono statistiche che emergono dall'ultimo rapporto di Scientists for Global Responsibility (SGR).
L'espansione delle spese è trainata in gran parte dalla NATO, che con i suoi 32 membri copre oltre la metà della spesa mondiale. L'alleanza ha fissato nuovi obiettivi: portare la quota dal 2% al 3,5% del PIL, con un ulteriore 1,5% per misure di sicurezza aggiuntive. Questo incremento rischia di innescare ulteriori rincorse in altre regioni e di conseguenza alimentare tensioni e conflitti.
La questione non riguarda solo la geopolitica. Ogni miliardo investito in armamenti genera conseguenze dirette sulle emissioni. Navi da guerra, caccia e carri armati consumano enormi quantità di combustibili fossili. L'industria della difesa richiede materie prime ad alta intensità di carbonio come acciaio, alluminio e terre rare. Inoltre, i conflitti distruggono foreste e depositi di idrocarburi, liberando nell'atmosfera quantità incalcolabili di gas serra.
Il nuovo studio di Scientists for Global Responsibility stima che un aumento standardizzato di 100 miliardi di dollari nelle spese militari comporti circa 32 milioni di tonnellate aggiuntive di CO₂ equivalente. Nel caso peggiore, il valore potrebbe salire fino a 59 milioni di tonnellate. Per dare un ordine di grandezza, la crescita del budget NATO tra 2019 e 2024 ha generato emissioni pari a quelle di un intero Stato come il Bahrein. Sempre secondo il rapporto, i nuovi piani di espansione rischiano di aggiungere 132 milioni di tonnellate e di superare le emissioni annuali del Cile.
Il problema è aggravato dalla scarsa trasparenza. Le emissioni militari non vengono contabilizzate in maniera uniforme e spesso non includono l'impatto delle guerre stesse, dai bombardamenti alla ricostruzione. Secondo le analisi, le forze armate e le loro filiere incidono già oggi per circa il 5,5% delle emissioni globali, ma la cifra reale potrebbe essere molto più alta.
Il rapporto sottolinea un punto cruciale: tagliare le spese militari non solo ridurrebbe i rischi di proliferazione dei conflitti, ma permetterebbe anche un calo più rapido delle emissioni. Un percorso difficile, considerata la spinta attuale verso il riarmo, ma ritenuto essenziale per rispettare l'obiettivo fissato dagli accordi di Parigi, ovvero di limitare il riscaldamento globale a meno di 2 °C entro la fine del secolo (2100) rispetto ai livelli pre-industriali, cercando però di mantenere l'aumento entro l'1,5 °C.
La conclusione degli esperti è chiara: senza un'inversione di rotta, la combinazione tra guerra e cambiamento climatico rischia di diventare insostenibile. Solo diplomazia, cooperazione e disarmo possono alleggerire un peso che, oltre ai bilanci statali, grava ormai sul futuro del pianeta.










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19 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoBeh tutti i droni manpad che usano ucraini e russi sono a pile
Il disarmo era felicemente in corso finchè i soliti russi (e pure i cinesi) hanno deciso di buttare tutto all'aria.
Poi al limite, qualche centinaia di posizioni più in basso, sì, volendo anche le emissioni di co2, ma è proprio l'ultimo dei problemi.
Carbonisterici pagliacci
Il disarmo era felicemente in corso finchè i soliti russi (e pure i cinesi) hanno deciso di buttare tutto all'aria.
per non parlare degli stanziamenti in atto per la decarbonizzazione bellamente deviati verso le bombe varie
il tutto a causa di un mostruoso pazzo russo che deve fare la guerra per far ricordare che esiste e ce l ha (secondo lui) lungo
Tempi duri generano uomini forti, uomini forti generano tempi felici. Tempi felici generano uomini deboli, uomini deboli creano tempi duri.
il tutto a causa di un mostruoso pazzo russo che deve fare la guerra per far ricordare che esiste e ce l ha (secondo lui) lungo
La soluzione esiste: carriarmati elettrici in plastica bio. Le potenti menti europee sono al lavoro
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