Stellantis investirà 13 miliardi di dollari in USA: 5000 nuovi posti di lavoro, mentre lascia sempre più indietro l'Italia
di Vittorio Rienzo pubblicata il 16 Ottobre 2025, alle 17:40 nel canale Auto Elettriche
Stellantis investirà 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti per aumentare del 50% la produzione e lanciare cinque nuovi modelli, creando 5.000 posti di lavoro. Ma mentre il gruppo cresce oltreoceano, gli stabilimenti italiani affrontano crolli produttivi, cassa integrazione e incertezze sul futuro industriale del Paese
Stellantis ha annunciato un piano di investimenti da 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti entro i prossimi quattro anni, il più grande nella sua storia americana. L’obiettivo è potenziare la produzione del 50% e introdurre cinque nuovi modelli con 19 aggiornamenti di prodotto entro il 2029, creando oltre 5.000 nuovi posti di lavoro negli stabilimenti di Illinois, Ohio, Michigan e Indiana.
Tra le principali novità figura la riapertura del sito di Belvidere, destinato ad accogliere due nuovi veicoli Jeep, la produzione di un nuovo pick-up di medie dimensioni a Toledo, e un SUV di grandi dimensioni che sarà assemblato a Warren in versione elettrica ad autonomia estesa o con motore termico tradizionale. A Detroit nascerà la prossima generazione di Dodge Durango, mentre Kokomo ospiterà la produzione del motore GMET4 EVO, nuovo quattro cilindri destinato alle future piattaforme del gruppo.

“Questo investimento negli Stati Uniti – il più grande e individuale mai realizzato nella storia di Stellantis – stimolerà la nostra crescita, rafforzerà i nostri impianti produttivi e porterà più posti di lavoro americani negli Stati che consideriamo la nostra casa”, ha dichiarato Antonio Filosa, CEO di Stellantis e COO per il Nord America. “Accelerare la crescita negli Stati Uniti è stata una priorità assoluta fin dal mio primo giorno. Il successo in America non è solo un bene per Stellantis negli Stati Uniti, ma ci rende più forti ovunque”.
Quest'ultima, appare come una dichiarazione in completo contrasto con quello che in realtà accade sul fronte europeo e, in particolare, su quello italiano. Nel Bel Paese, infatti, la produzione è in calo da anni così come la richiesta dei modelli prodotti in loco.
Secondo dati Fim-Cisl, la produzione italiana nei primi nove mesi del 2025 è crollata del 32% rispetto all’anno precedente, fermandosi a circa 265.000 veicoli nel terzo trimestre. A fine anno, le proiezioni indicano 310.000 unità totali, un livello che non si registrava dagli anni Settanta.

A Cassino, sito di produzione di Alfa Rome Giulia e Stelvio, il numero di vetture assemblate si è ridotto del 34% rispetto al 2024. A Termoli, sono state chiuse le linee di produzione del motore Fire che ha portato alla firma di un accordo di solidarietà per 1.823 dipendenti. A Pomigliano, stabilimento in cui vengono prodotte Panda e Tonale, è stata prorogata la cassa integrazione in deroga per circa 3.750 lavoratori. Esteso fino a giugno, inoltre, il piano di prepensionamento volontario per un totale di 2.500 uscite.
Peraltro, già il 2024 aveva rappresentato un anno critico in cui, con 475.000 veicoli prodotti, Stellantis aveva già toccato un minimo storico nel Paese. Secondo il Gruppo, la ragione sarebbe una sostanziale riduzione della domanda che ha obbligato la società a contenere la produzione e, di conseguenza, i costi.
Tuttavia, non si possono trascurare alcune scelte discutibili. Mentre per il mercato USA si parla di aggiornamento per 19 modelli, 5 modelli completamente nuovi, miglioramento delle linee di produzione e in generale un ammodernamento dell'offerta, per il mercato nostrano Giulia rappresenta indubbiamente un esempio emblematico di una strategia fallimentare.

La vettura, iconica per il marchio del serpente, dal suo rilascio avvenuto nel 2016 ha visto il prezzo aumentare di quasi 20.000 euro, con dotazioni però praticamente equivalenti al modello di lancio. È inevitabile che, a queste condizioni, l'appeal della vettura venga sostanzialmente demolito, soprattutto di fronte a un'offerta cinese sempre più aggressiva e competitiva.
Ad ogni modo, la direzione intrapresa da Stellantis sembra ormai chiara: il mercato nordamericano sta acquisendo un ruolo sempre più centrale nella strategia commerciale del gruppo, mentre quello nostrano si sta riducendo sempre più a un elemento marginale.
Si tratta di una crisi non di poco conto, se si considera che l'Italia ha rappresentato un polo storico per la produzione dei marchi nostrani e un'eccellenza del settore per decenni. Il cosiddetto "equilibrio geografico" promesso da Filosa, insomma, sembra aver perso di significato anche come mera promessa.
Tuttavia, come riportato sopra, secondo il CEO della società la manovra da 13 miliardi di dollari rafforzerà la posizione del gruppo in tutti i mercati in cui opera. Allo stato attuale, appare un'affermazione piuttosto contraddittoria, ma come si suol dire: "la speranza è l'ultima a morire".










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7 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info1) Negli USA non c'è la spada di Damocle del 2035, quindi possono produrre soluzioni termiche ( ibride ) con risparmio di costi e con un mercato accogliente.
2) I dazi di Trump stanno rendendo i le vetture Stellantis importate negli usa dal Messico sempre più costose.
Per quanto riguarda l'Italia, e l'Europa, penso che oramai siamo fottuti!
Costi energetici elevati ( in Italia ), domanda europea fiacca, strategia dei brand e di produzione per il mercato europeo pessima, elettrico che non decolla, incertezze geoeconomiche e una UE ottusa sono sono tutti malus che stanno distruggendo un intero comparto industriale.
Stellantis investirà 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti per aumentare del 50% la produzione e lanciare cinque nuovi modelli, creando 5.000 posti di lavoro. Ma mentre il gruppo cresce oltreoceano, gli stabilimenti italiani affrontano crolli produttivi, cassa integrazione e incertezze sul futuro industriale del Paese
Da 30 mesi la produzione industriale è in calo e nessun intervento "tangibile" è stato fatto.
Poi, se mettiamo che gli stipendi sono fermi da decine di anni... i Dazi americani che ci opprimono
(stato amico eh !
beh ! .. siamo messi proprio bene... tutto bene come le frottole raccontate dal governo.
Ad essere precisi Stellantis non è nata da una acquisizione di PSA nei confronti di FCA, ma di una fusione tra i due gruppi automobilistici. Inoltre il progetto di fusione di FCA con un gruppo di pari portata venne avviato da Marchionne già durante la fusione con Chrysler. Dopo il netto rifiuto di Renault, FCA presentò il suo progetto a PSA che stava già navigando in acque più agitate rispetto a Fiat.
Dopo la fusione i francesi di PSA hanno preso in mano la gestione operativa del gruppo, mentre gli italiani quella finanziaria. Da qui la scelta di Tavares come primo CEO Stellantis e la sua politica, dissennata, di standardizzazione sulla produzione PSA. Ecco spiegato il perchè sono state letteralmente segate le piattaforme ed i motori FCA. Ad Elkann, espressione " italiana " FCA, sono interessati da subito solamente i quattrini provenienti dai dividendi.
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