Renault presenta il nuovo motore elettrico da 200 kW, a 800 volt e senza terre rare
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 30 Ottobre 2023, alle 11:40 nel canale Auto ElettricheIl nuovo drive sarà sviluppato congiuntamente da Renault e Valeo, utilizzando le rispettive esperienze decennali. Pronto per il 2027
Renault è stata pioniera della mobilità elettrica, ed ora presenta la terza generazione di motore elettrico, che questa volta verrà sviluppato insieme al fornitore Valeo.
La nuova unità si chiama E7A, e seguirà l'ePT-160 attualmente montato su Megane e nuova Scenic E-Tech Electric. Anche il nuovo motore sarà di tipo sincrono ad eccitazione elettrica, per la volontà di evitare l'uso dei magneti permanenti, e le relative terre rare. Renault spera così di assicurarsi una catena di approvvigionamento di materie prime senza avere particolari dipendenze da altri Paesi.
La casa francese sarà responsabile dello sviluppo del rotore, mentre Valeo si occuperà dello statore. Renault quindi metterà ancora una volta a frutto la sua esperienza, con un rotore avvolto, mentre lo statore di Valeo sarà il punto chiave per migliorare la potenza e l'efficienza. Si punta a potenza fino a 200 kW, senza però aumentare i consumi dalla generazione precedente.
Altra parte fondamentale del progetto è il passaggio all'architettura a 800 volt, che sembra sarà ormai il destino per tutti i costruttori. Il cambiamento, dal punto di vista del cliente finale, si riflette soprattutto sui ridotti tempi di ricarica, grazie alla maggiore potenza supportata.
Nella produzione sarà coinvolto lo stabilimento di Cléon, dove già oggi Renault produce l'unità da 160 kW, e dove presto uscirà dalla catena di montaggio, nel 2024, anche quella da 100 kW, che ritroveremo nella nuova Renault 5 elettrica. Tre anni dopo, quindi nel 2027, sarà il turno del nuovo E7A.
4 Commenti
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Difficile essere in disaccordo. Penso che i motori che ci sono vadano più che bene, magari qualche studio ci sta, magari per aumentare ancora di più l'efficienza ma credo che abbia più senso usare i fondi di ricerca in questo campo per poterli mettere in quello delle batterie
Non direi, dato che non usano terre rare. Non è questione di efficienza, ma del non dipendere troppo da altri paesi (Cina in primis)
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